ROMA, venerdì, 14 novembre 2008 (ZENIT.org).- La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) è tornata a invocare la rapida approvazione di una legge sul fine vita, dopo la sentenza della Corte di Cassazione che si è pronunciata definitivamente sulla vicenda di Eluana Englaro, la donna da quasi 17 anni in stato vegetativo permanente, consentendo di fatto al padre di far staccare il sondino nasogastrico alla figlia.
"La vita di Eluana Englaro, al cui dramma si è appassionata la coscienza del nostro Paese - si legge nel messaggio diffuso giovedì dalla presidenza della CEI - è ormai incamminata verso la morte”.
“Mentre partecipiamo con delicato rispetto e profonda compassione alla sua dolorosa vicenda – aggiungono i presuli italiani –, non possiamo fare a meno di richiamare alla loro responsabilità morale quanti si stanno adoperando per porre termine alla sua esistenza”.
“La convinzione che l’alimentazione e l’idratazione non costituiscano una forma di accanimento terapeutico è stata più volte, anche di recente, resa manifesta dalla Chiesa e non può che essere riaffermata anche in questo tragico momento”, proseguono.
“In tale contesto – sottolineano, richiamando quanto già detto nel Consiglio Nazionale della CEI del settembre scorso – si fa più urgente riflettere sulla convenienza di una legge sulla fine della vita, dai contenuti inequivocabili nella salvaguardia della vita stessa, da elaborare con il più ampio consenso possibile da parte di tutti gli uomini di buona volontà”.