di Inma Álvarez
BRUXELLES, venerdì, 14 novembre 2008 (ZENIT.org).- L'atteggiamento dei cristiani di fronte ai cambiamenti climatici è uno dei temi affrontati dalla Commissione dei rappresentanti delle Conferenze Episcopali d'Europa (COMECE) durante l'Assemblea Plenaria autunnale in svolgimento fino a questo venerdì a Bruxelles (Belgio).
I presuli hanno previsto di studiare il rapporto “Visione cristiana sui cambiamenti climatici”, elaborato da un gruppo di esperti nominato dalla stessa COMECE nel gennaio scorso e presieduto dall'ex commissario dell'Unione Europea Franz Fischler.
Il rapporto sottolinea che i cambiamenti climatici presuppongono una “grande sfida per l'umanità”, alla quale bisogna rispondere partendo da “basi etiche”, soprattutto due: la giustizia intergenerazionale e la solidarietà nei confronti dei Paesi in via di sviluppo.
Durante la presentazione del testo, il 24 ottobre scorso, i responsabili hanno affermato che “è necessario riconoscere che la lotta ai cambiamenti climatici è in primo luogo un problema di ethos pubblico. Sarà difficile da risolvere senza sfidare certi modi di organizzare la società, senza interrogarci sul nostro modo di convivenza e il nostro sistema di valori”.
Secondo il rapporto, questa riflessione etica “potrebbe essere basata sulla teologia cristiana”, e principalmente sui valori e i principi dell'insegnamento sociale della Chiesa – la giustizia globale, la preferenza dei più deboli, la sussidiarietà e la responsabilità verso il bene comune”.
In primo luogo, sottolineano, i cambiamenti climatici “sono un problema di giustizia intra e intergenerazionale”, nei confronti dei Paesi poveri e delle generazioni future, che dovranno affrontare il problema.
Il cambiamento del clima “è solo un sintomo di un modo di vivere insostenibile, di modi di produzione e modelli di consumo che non si sosterranno in futuro”.
In questo senso, l'Europa ha una “speciale responsabilità” nel combattere i cambiamenti climatici, vista la sua capacità tecnologica e finanziaria e la sua esperienza in azioni di cooperazione, così come c'è una responsabilità speciale da parte dei cristiani.
Il rapporto chiede di proporre “modi di vivere basati sulla moderazione volontaria”. “La Chiesa cattolica e i cristiani sono quelli preparati meglio a proporre un cambiamento nel modo di vivere, con proposte concrete e il loro esempio di moderazione”.
“Nei decenni recenti, la teologia cristiana ha preparato il mondo a una visione rinnovata della Creazione di Dio e a una percezione più precisa del luogo e del ruolo del genere umano”, come “amministratori della Creazione”. Per questo, il rapporto dell'umanità con l'ambiente “può essere considerato ragionevolmente anche un problema morale”.
La proposta etica cristiana sulla creazione, sottolinea il rapporto, deve basarsi sul “rispetto della dignità umana”, sulla “visione globale della giustizia sociale”, la “sussidiarietà”, la “solidarietà” e la “sostenibilità”, così come sul “principio di precauzione” di fronte a condotte riguardo alle quali non c'è la sicurezza che non possano provocare conseguenze indesiderate.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]