In cammino con Paolo verso Corinto

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ROMA, martedì, 11 novembre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’articolo di monsignor Liberio Andreatta, Vicepresidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi, apparso sul quinto numero di “Paulus” (novembre 2008) dedicato a “Paolo il mistico”.

 

 

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Paolo arriva a Corinto la prima volta nel corso del suo secondo viaggio missionario. E’ una città ormai romana, profondamente pagana negli orientamenti di vita, difficile e complessa per la quale egli darà tutto se stesso, con la sua presenza diretta e con le sue lettere.Proprio Corinto è infatti una delle città nella quale Paolo ha risieduto per più tempo: una prima volta per un anno e mezzo e quindi, per tre mesi in occasione del terzo viaggio. Il tempo e i 900 chilometri che separano Neapolis, punto di approdo in Grecia nella Macedonia romana, da Corinto sono un cammino di preparazione segnato da tante prove e sofferenze fisiche e spirituali. Egli raccoglie lungo la strada qualche frutto e qualche consolazione, ma anche tante avversità. Nel viaggio perderà, anche per un certo periodo, il conforto dei suoi compagni Timoteo e Sila che lo raggiungeranno di nuovo a Corinto più tardi.

Dopo l’insuccesso del suo discorso ai sapienti ateniesi sull’Areopago ad Atene, egli giunge a Corinto veramente svuotato di se stesso, conscio dei limiti della sua sapienza umana. Il suo stato interiore all’arrivo traspare bene da un passo di 1a Corinzi (2. 1-5): «Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio».

In quel momento, Il Signore lo conforta: «Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città» (Atti 18, 9-10). E così sarà: qui sorgeranno comunità numerose e solide. In questa città il Signore gli ispirerà la lettera ai Romani, nella quale Paolo tradurrà in parole umane ed in maniera unica il mistero di Cristo e dell’amore di Dio per l’uomo.

Il cammino di Paolo da Neapolis verso Corinto è un itinerario di grande interesse spirituale, storico ed artistico ,che ancora oggi è possibile ripercorrere come pellegrini. Filippi, Tessalonica e Atene sono le tappe principali di questo percorso. Ma disponendo di più tempo, è possibile toccare anche altre località che hanno visto il passaggio di Paolo seguendo passo passo, il racconto degli Atti degli Apostoli, (Berea, Anfipoli, Apollonia, ecc.)

La ricerca archeologica e le attività di recupero e restauro di luoghi e monumenti sia di epoca romana che cristiana, oggi permettono ai visitatori di rivivere in maniera più ricca il contesto culturale dei luoghi dove Paolo è passato e di visitare i luoghi dove si è mantenuta viva la tradizione e la devozione all’Apostolo delle Genti. Ma delle varie tappe di questo percorso di avvicinamento a Corinto parleremo in maniera più specifica nei prossimi numeri. Ora seguiamo Paolo nell’ultima parte del viaggio in Grecia.

Luca nulla dice di come Paolo abbia coperto gli ultimi 80 Km che separano Atene da Corinto: se via terra, passando per Eleusi, famoso centro dei riti misterici dedicati a Demetra e Persefone, o via mare, dal Pireo o dal Falero, verso Cencre, il porto di Corinto sull’Egeo. Quando Paolo arriva a Corinto, la città è una delle più importanti e ricche della Grecia, capitale dell’Acaia, provincia romana vastissima che comprende tutto il Peloponneso ed altre zone della Grecia continentale. Fondata, secondo la tradizione, 14 secoli prima di Cristo, dopo aver vissuto con alterne fortune tutte le fasi delle guerre delle città stato greche, era stata distrutta dai Romani nel 146 a.C.

Della città, che per tanti secoli aveva ospitato i gloriosi Giochi Istmici in onore di Poseidone, secondi solo a quelli di Olimpia, per cento anni non rimane che un cumulo di rovine. Giulio Cesare nel 44 a.C., conscio dell’importanza strategica di Corinto, decide di dare alla città nuova vita, fondandovi una colonia romana e ricostruendone la struttura urbana ed i porti che la servivano. Al visitatore che oggi, salito a circa 600 metri sull’acropoli della città, l’Acrocorinto, getta lo sguardo sullo scenario che si apre intorno, appare chiaro immediatamente il valore strategico di questo luogo.

Corinto si estende su una striscia di terra non più larga di sette chilometri, un ponte naturale che in direzione Nord – Sud, collega il Peloponneso alla Grecia continentale. Ad Ovest, si apre il golfo di Corinto in diretta comunicazione con il Mar Ionio. Ad Est si estende il grande Mare Egeo. Praticamente una città a cavallo di due mari e delle due grandi regioni della Grecia.

Attraverso Corinto, le navi provenienti dall’Italia e dalla Magna Grecia potevano portare o caricare merci da e per la Grecia e l’Oriente, evitando il periplo del Peloponneso con un risparmio di circa 400 km. Due porti, Cencre sull’Egeo e Lecheo sul golfo di Corinto assicuravano la possibilità di trasbordo delle merci. Anzi i greci, già dal VI secolo a.C., avevano creato un sistema ingegnoso di trasbordare direttamente le navi. Essi crearono sull’istmo, in direzione Est-Ovest, un passaggio di blocchi di pietra calcarea, noto come il Diolkos, largo 6 metri, che permetteva di trasportare su apposite piattaforme di legno le navi da un mare all’altro. Ma fu Nerone nell’anno 67 d.C. a pensare ad un vero canale che collegasse i due mari. Egli inviò sul posto 6000 schiavi ad iniziare lo scavo; ma la sua morte bloccò prematuramente e per sempre l’impresa. Bisognerà attendere la fine dell’XIX secolo perchè venga realizzato il canale artificiale che oggi vediamo.

I Romani e gli immigrati che ripopolano la città sanno sfruttare a loro favore questa posizione sul piano dei commerci. Corinto diventa velocemente ricca. Punto d’incontro di uomini e culture di tutto il Mediterraneo, la città non è certo una nuova Atene, non si sente legata ormai più di tanto alla cultura greca, anche se mantiene in vita alcune tradizioni del mondo greco, come la prostituzione sacra nel tempio di Afrodite sull’Acropoli, per ammantare di un’aura di religiosità il suo modo di vita spregiudicato, tutto orientato alla ricchezza ed ai piaceri del mondo.

Ma come vive Paolo a Corinto? In una città decisamente difficile, Paolo trova sulla sua strada una coppia di giudei, Priscilla e Aquila, costretti ad abbandonare l’Italia a causa dell’editto di Claudio. Anche loro, come Paolo, sono artigiani tessitori di tende ed egli si stabilisce e lavora nella loro casa. Tra loro nasce un bellissimo e fruttuoso rapporto che li vedrà insieme nella missione d’evangelizzazione a Corinto, ad Efeso e quindi a Roma.

Paolo inizia a predicare ogni sabato nella sinagoga. Quando Sila e Timòteo lo raggiungono, egli prende nuova forza e si dedica tutto alla predicazione, raccogliendo frutti tra gli ebrei e tra i pagani. Ma come già avvenuto in molte altre tappe, dopo un anno e mezzo dal suo arrivo, i giudei trascinano Paolo davanti al tribunale del proconsole romano dell’Acaia, Gallione con l’accusa di diffondere un culto eretico rispetto al giudaismo. (At. 18,18)

Gallione non si ritiene competente a giudicare nel merito in quanto ritiene la questione puramente interna alla sinagoga e Paolo ne esce illeso. Dopo questa disavventura, Paolo pensa che sia tempo di proseguire il viaggio verso Efeso e da Cencre, prende la nave che lo porta in Asia. Paolo ritornerà a Corinto durante il suo terzo viaggio. E proprio al termine di questa seconda permanenza, in procinto di partire per Efeso e proseguire per portare la colletta raccolta per Gerusalemme tra le comunità, un’altra minaccia si addensa sul
suo capo e questa volta più seria: qualcuno vuole attentare alla sua vita durante il viaggio in mare e cosi Paolo decide di ritornare verso l’Asia via terra.

Il processo di Paolo davanti a Gallione, cosi come narrato da Luca è un elemento importante per la cronologia paolina. Infatti Gallione, fratello del filosofo Seneca, è stato proconsole in Acaia tra il 51 ed il 52 d.C., e questo fatto diventa un punto di riferimento essenziale per lo studio della vita di Paolo. Una testimonianza archeologica legata al processo davanti a Gallione, la possiamo ritrovare nella grande agorà , cuore della vita politica e commerciale dell’antica Corinto.

Davanti al lungo portico a due piani. posto sul lato Sud , verso il centro della piazza si snoda una lunga serie di botteghe, interrotta a metà da un’alta piattaforma: questo è il bema, il luogo, simile ai rostra del Foro Romano, dove Gallione tratta gli affari pubblici e parla al popolo di Corinto. Qui Paolo vive un‘anteprima di quello che avverrà qualche anno più tardi davanti ai procuratori Felice e Festo a Cesarea Marittima. Saranno ancora le accuse dei suoi ex correligionari a portarlo davanti ad un tribunale romano. Ma questa volta il suo viaggio continuerà verso Roma.

mons. Liberio Andreatta

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ZENIT Staff

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