Cardinale Grocholewski: difendere la famiglia è difendere l'educazione

Parla il prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica

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ROMA, lunedì, 10 novembre 2008 (ZENIT.org).- Difendere la famiglia vuol dire difendere l’educazione, ha affermato il Cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, in un’intervista apparsa sulla rivista “Il Consulente RE”, pubblicata il 30 ottobre.

L’educazione, ha spiegato il Cardinale, “è di estrema importanza per il futuro dell’umanità”. Anche se attualmente c’è la tendenza a prescindere da essa e a trasmettere alle nuove generazioni soprattutto il sapere e le capacità tecniche richieste dal mondo del lavoro, questa realtà nasconde “una pericolosa insidia”.

Tali capacità, infatti, “possono essere usate per il bene o per il male”, come dimostra il fatto che nella storia le conquiste della scienza e della tecnica siano state spesso “abbondantemente sfruttate per le guerre (rese così sempre più terribili), per il terrorismo, per le oppressioni più perfide, per la violazione dei diritti fondamentali”.

Per questo motivo, bisogna educare le persone “perché sappiano e vogliano usare ciò che hanno imparato in favore del bene e non del male”.

La vera educazione, ha osservato, “non è contraria alla libertà, non è imposizione”, ma anzi “mira proprio a formare persone libere, che non siano e non diventino schiavi dei propri vizi”.

Al giorno d’oggi, educare è indubbiamente “molto più difficile che nel passato”. Alla famiglia, che continua ad essere il punto di riferimento “insostituibile”, si affiancano la scuola – il cui ruolo è “soltanto sussidiario” – e i mass media, il cui contenuto tuttavia spesso spaventa i giovani o propone modelli del tutto sbagliati.

In questo contesto, l’educazione cattolica svolge un ruolo importante, puntando a “favorire lo sviluppo fisico, intellettuale e morale della persona umana, verso la piena coscienza e il pieno dominio di sé, l’assunzione di responsabilità, la partecipazione ai valori e il bene comune”, e avendo come riferimento gli “obiettivi riconducibili alla crescita e alla maturazione del cristiano”.

Gli obiettivi specifici dell’educazione cattolica, osserva il Cardinale, sono fondamentalmente tre: “l’annuncio efficace del Vangelo, l’iniziazione alla vita liturgica e di preghiera, la maturazione morale, spirituale e religiosa dell’educando”.

Si tratta, quindi, di “una educazione che pone al centro la persona con i suoi bisogni nella loro globalità, ossia si fa carico della crescita integrale dell’educando, in tutte le sue dimensioni”, con particolare attenzione a quella religiosa e a quella spirituale, che “perfezionano anche tutte le altre”.

“Ciò significa agire secondo una concezione antropologica che concepisce l’educando come una vita da promuovere, vita di dimensione trascendente, come persona da suscitare e sostenere nel suo processo di maturazione umana affinché gli sia possibile raggiungere la pienezza delle sue potenzialità ed aspirazioni e che ha in Cristo, uomo perfetto, il modello da seguire”.

La crescita del cristiano, dunque, “segue armonicamente il ritmo dello sviluppo scolastico”.

L’educazione cattolica, ha proseguito il Cardinale Grocholewski, deve iniziare nella famiglia, che oggi purtroppo è “oggetto di un processo di marginalizzazione” che implica “non raramente la rinuncia dei genitori ad essere educatori dei figli”.

In questo contesto, è necessario che le famiglie “si riapproprino della funzione educativa che loro spetta”. “Nel calore della dimora familiare, infatti, ha luogo la prima scuola di vita e di virtù sociali, la prima ed insostituibile scuola di cittadinanza e di fede, la sensibilizzazione ai valori”.

La difesa della famiglia, quindi, è “nello stesso tempo difesa della corretta ed efficace educazione”.

Il prefetto del dicastero vaticano ha poi sottolineato che la scuola cattolica è aperta a tutti e non è riservata ai soli cattolici. Svolgendo un servizio di pubblica utilità, infatti, “si apre a tutti coloro i quali mostrino di condividere una sua proposta educativa”.

“Questa realtà risulta particolarmente evidente nei Paesi a maggioranza non cristiana ed in via di sviluppo, dove da sempre le scuole cattoliche sono, senza discriminazione alcuna, fautrici, oltre che di evangelizzazione e di educazione integrale, anche di progresso civile, di promozione della persona, di inculturazione, di dialogo fra i giovani di diverse religioni e ambienti sociali”, ha constatato.

Nella scuola cattolica, ha aggiunto, la religione ricopre ovviamente un ruolo importante. “La scuola non può dimostrarsi ipocrita, ossia dichiararsi cattolica e non trasmettere valori cristiani. Non può ingannare i genitori cristiani che si rivolgono ad essa per essere aiutati nell’assolvere il loro obbligo di educazione religiosa dei propri figli”.

Quanto al trattamento da parte dello Stato, il Cardinale Grocholewski ha lamentato le discriminazioni nei confronti di coloro che scelgono una scuola cattolica, sottolineando che non si tratta di rivendicare misure “di favore”, “ma di vedere finalmente attuati dei principi di libertà e di uguaglianza”.

“È semplicemente assurdo parlare di piena libertà di scelta, se scegliendo una scuola non si paga; scegliendone invece un’altra si deve pagare – ha concluso –. È assurdo parlare di diritto di scelta, se non si rende possibile il suo esercizio effettivo”.

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ZENIT Staff

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