CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 20 ottobre 2008 (ZENIT.org).- La mediazione promossa da Giovanni Paolo II trent'anni fa in piena crisi tra Argentina e Cile rappresenta ancora oggi un esempio per le Nazioni, riconosce Benedetto XVI.

Il Pontefice lo afferma in un messaggio letto dal Nunzio Apostolico, l'Arcivescovo Adriano Bernardini, ai partecipanti alle giornate sui frutti della pace di quell'intervento di Papa Karol Wojtyła, organizzate dall'Università Cattolica Argentina (UCA).

E' conosciuto come Conflitto del Beagle il disaccordo tra Repubblica Argentina e Repubblica Cilena sulla sovranità delle isole ubicate a sud del Canale di Beagle e dei loro spazi marittimi adiacenti.

Avrebbe potuto sfociare in una guerra se non ci fosse stato l'intervento di Giovanni Paolo II, che, assistito dal Cardinale Antonio Samoré come responsabile dei suoi buoni uffici, mediò per raggiungere un accordo tra i due Paesi sudamericani.

“A trent'anni da quei fatti, la mediazione del Beagle continua ad essere un esempio che si può portare per richiamare l'attenzione della comunità internazionale, che dimostra, accanto alla pazienza e alla responsabilità delle parti implicate, come in tutte le controversie il dialogo non pregiudichi i diritti, ma ampli il campo delle possibilità ragionevoli per risolvere le divergenze”, afferma il messaggio.

Il Papa ritenne necessario “continuare a ricorrere alla diplomazia e ai suoi metodi di negoziato per garantire la pace, la sicurezza e il benessere”, e tenendo presenti le lezioni della storia, antica e recente, chiamò le nuove generazioni “a guardare al futuro con occhi di speranza e a impegnarsi nella realizzazione della civiltà dell'amore, della quale Giovanni Paolo II fu profeta, anche se non sempre ascoltato”.

Dopo aver auspicato che l'iniziativa accademica dell'UCA “contribuisca a rafforzare i vincoli di pace e amicizia tra i popoli fratelli della regione”, il Santo Padre ha invocato su tutti i partecipanti “abbondanti grazie divine” e ha impartito la benedizione apostolica alle “amate popolazioni argentina e cilena, come segno della sua sollecitudine paterna”.

Benedetto XVI sostiene che le celebrazioni programmate “vogliono ricordare la mediazione pontificia che ha contribuito a risolvere una controversia che correva il rischio di trasformarsi in un conflitto, e riflettere sui frutti di pace che da essa sono scaturiti fino ai nostri giorni”.

Allo stesso modo, insiste sul fatto che “il ricordo degli avvenimenti di trent'anni fa è indissolubilmente unito all'amata figura di Papa Giovanni Paolo II e alla notevole opera del suo Delegato speciale, il Cardinale Antonio Samoré, entrambi molto impegnati nella ricerca della pace e della concordia tra i popoli argentino e cileno, uniti da secoli da solidi vincoli di fede e solidarietà”.

“E' un dovere menzionare anche il Cardinale Agostino Casaroli”, allora Segretario di Stato, “e i suoi collaboratori che, dopo la morte del compianto Cardinale Samoré, conclusero l'opera di mediazione fino a raggiungere la firma di un Trattato di Pace e Amicizia, che ebbe luogo in Vaticano il 29 novembre 1984”.

“Si è trattato di un esempio ammirevole di costruzione della pace attraverso la via maestra e sempre attuale del dialogo, che ha come scopo non la supremazia della forza e dell'interesse, ma l'affermazione di una giustizia equanime e solidale, fondamento sicuro e stabile della convivenza tra i popoli”, ha sottolineato.