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- S.E.R. Mons. Benjamin NDIAYE, Vescovo di Kaolack (SENEGAL)

La pedagogia di Gesù sulla via di Emmaus è un richiamo a raggiungere gli uomini nel loro cammino. Ascoltandoli, è possibile conoscere la loro storia, le loro paure e le loro speranze. Questo luogo di vita umana non è quindi un terreno fertile per l’annuncio del Vangelo? Si tratta di un annuncio che apre nuove prospettive di vita con Cristo, venuto per condurre l’uomo alla pienezza di Dio.



- S.E.R. Mons. Benoît Comlan Messan ALOWONOU, Vescovo di Kpalimé (TOGO)

Nel Documento di Lavoro, si afferma che diversi gruppi biblici, partiti con entusiasmo alla scoperta del Libro Sacro, si dissolvono progressivamente. La domanda è riportata nei Lineamenta: “perché diversi cristiani si sentono indifferenti e freddi al riguardo della Bibbia?”
Questa domanda ha attirato l’attenzione dei Vescovi del Togo.
Conoscere le ragioni del disinteresse di molti cristiani per la lettura e per gli studi biblici è il presupposto per la riuscita di gran parte delle iniziative bibliche in vista dell’attuazione delle raccomandazioni della Dei Verbum.
In Togo, si è constatato che in quasi tutte le parrocchie, numerosi cristiani - uomini e donne - che manifestano una profonda sete della Parola di Dio, se ne disinteressano molto velocemente.
Al fine di aiutare gli Ordinari a organizzare una pastorale biblica, è stato effettuato uno studio del contesto da parte di sociologi, sacerdoti, religiosi e laici. Da questo studio emergono le ragioni del disinteresse di divesi cristiani al riguardo della Bibbia.
La prima ragione, che è la più importante di tutte, è quella della non pertinenza degli studi biblici. Essi potranno interessare i fedeli cristiani solo nella misura in cui siano davvero “interessanti”, ossia pertinenti, utili ai cristiani per risolvere i problemi elementari o almeno per essere la loro fonte efficace di ispirazione. In cosa può essere utile la Bibbia nella vita si tutti i giorni? Sul piano spirituale, sul piano economico, sul piano politico e sociale... Insomma, in cosa può essere utile in tutte le situazioni esistenziali?
I cristiani non sono abbastanza informati sull’importanza della Bibbia e sui programmi di insegnamento. Laici ben formati possono aiutarli a organizzare e a guidare i gruppi.
Le difficoltà economiche: il tempo per gli studi biblici è considerato tempo perso. Peraltro lo scarso potere d’acquisto non permette di comprare le Bibbie cattoliche, spesso troppo costose.



- S.E.R. Mons. Vincent RI PYUNG-HO, Vescovo di Jeonju (COREA)

Il tema da me scelto è la predicazione. Per cominciare vorrei citare Padre Lucien Legrand, mep, che nel bollettino “Dei Verbum” (n. 70/71, pp. 9-15) ha scritto su “ Il fondamentalismo e la Bibbia”. Cito: Come viene comunemente detto, i protestanti leggono la Bibbia; i cattolici, se lo fanno, parlano della Bibbia. Loro ne conoscono lunghi passi a memoria; noi non riusciamo a citare un verso correttamente... (Naturalmente vi sono molti aspetti problematici nella loro predicazione). Ma almeno la Parola fa parte dei loro strumenti mentali per affrontare i problemi della vita... Comunque, non dovremmo forse inserire nella nostra catechesi l’imparare a memoria la Bibbia in una certa misura? Padre L. Legrand prosegue: I protestanti citano la Bibbia; i cattolici ne estraggono temi astratti che dovrebbero essere biblici. Un esempio tipico di questa tendenza a ridurre il messaggio biblico a un’astrazione può essere osservato fin troppo spesso in un certo tipo di omelia. Nel prepararla, sempre che questo venga fatto, il predicatore legge la pericope domenicale, la riduce a un certo “tema” e prosegue sviluppando il tema senza ulteriore riferimento al testo biblico... Gesù, il grande narratore di parabole, viene fatto parlare con i toni noiosi di una dissertazione povera moralizzante o priva di vita... (Così facendo), riduciamo la forza della Parola a un’algebra astratta.
Vorrei condividere la mia esperienza personale: dall’inizio del mio episcopato nel 1990, ho cercato di ricordare a memoria tutti i passi biblici della Messa quotidiana. E in gran parte della mia predicazione è sufficiente che lasci che le parole di Dio parlino da sole. Allora la mia gente capisce bene ed è contenta di sentire direttamente la Parola di Dio; e la stessa Parola di Dio salva le persone. Per quanto mi risulta, è questo il modo in cui Gesù ha predicato la Parola di Dio. E quando impariamo a memoria, comprendiamo meglio perché Maria è il modello del modo di ascoltare la Parola di Dio. Il passo evangelico “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 19) ci fa comprendere che, prima di meditare la Parola di Dio, ella l’ha imparata a memoria, e che meditare significa che l’ha ripetuta a lungo nel suo cuore prima che il significato apparisse chiaro. In tal senso, ha fatto del suo cuore una biblioteca della Parola. Pertanto, non sarebbe forse importante includere nel programma di formazione dei sacerdoti futuri e presenti una certa misura di memorizzazione della Bibbia? E, in secondo luogo, di stabilire per loro un direttorio concreto per una buona predicazione biblica? Se faremo questo, per i pastori significherà indossare l’armatura di Dio, specialmente l’unica arma offensiva delle sei che san Paolo menziona nella Lettera agli Efesini (6, 10-18), ossia la spada dello Spirito, che è la Parola di Dio. Allora la Chiesa certamente vivrà una nuova primavera.



- S.E.R. Mons. Geraldo LYRIO ROCHA, Arcivescovo di Mariana, Presidente della Conferenza Episcopale (BRASILE)

Instrumentum laboris richiama l'attenzione su un certo paradosso quando afferma che “alla fame della Parola di Dio non sempre corrisponde una predicazione adeguata da parte dei Pastori della Chiesa, per carenze nella preparazione seminaristica o nell'esercizio pastorale" (n. 27).
Tocchiamo qui un importante problema per la vita e per la missione della Chiesa.
Crediamo che la piena verità sulla sorte dell'uomo è contenuta nella Parola di Dio. Il problema elementare consiste nel fatto che questa Parola ha bisogno dei testimoni ardenti, pronti a condividere con gli altri la verità che ha cambiato la loro vita.
Il periodo della formazione seminaristica è un tempo particolare della preparazione di tali testimoni. Sembra però che a volte i candidati al sacerdozio trattino il testo della Sacra Scrittura piuttosto come oggetto di studio, senza tenere conto della sua dimensione spirituale.
La Scrittura non diventa per loro la Parola della loro vita. Non fa sprigionare dalla Scrittura la forza della Parola capace di cambiare l'uomo, di convertirlo.
Dovremmo ripensare il ruolo della Parola di Dio nella formazione seminaristica e, di conseguenza, nella formazione permanente dei sacerdoti. Nei seminari sono state elaborate diverse forme dell'incontro personale e comunitario con la Sacra Scrittura. Vedo che c'è il bisogno di condivisione delle esperienze in questo campo nel dialogo tra i nostri seminari.
L'Instrumentum laboris segnala questo bisogno in quanto sottolinea che la formazione seminaristica debba favorire non solo l'apprendimento delle adeguate conoscenze bibliche ma anche ''una iniziazione vera e propria alla spiritualità biblica” e “una grande passione per la Parola a servizio del popolo di Dio” (n. 49).Il Popolo di Dio ha bisogno dei sacerdoti appassionati della Parola e del servizio.
Questa è una delle condizioni indispensabili della nuova evangelizzazione che tanto stava al cuore del Servo di Dio Giovanni Paolo II.



- S.Em.R. Card. Stanisław DZIWISZ, Arcivescovo di Kraków (POLONIA)

Instrumentum laboris richiama l'attenzione su un certo paradosso quando afferma che “alla fame della Parola di Dio non sempre corrisponde una predicazione adeguata da parte dei Pastori della Chiesa, per carenze nella preparazione seminaristica o nell'esercizio pastorale" (n. 27).
Tocchiamo qui un impo rtante problema per la vita e per la missione della Chiesa.
Crediamo che la piena verità sulla sorte dell'uomo è contenuta nella Parola di Dio. Il problema elementare consiste nel fatto che questa Parola ha bisogno dei testimoni ardenti, pronti a condividere con gli altri la verità che ha cambiato la loro vita.
Il periodo della formazione seminaristica è un tempo particolare della preparazione di tali testimoni. Sembra però che a volte i candidati al sacerdozio trattino il testo della Sacra Scrittura piuttosto come oggetto di studio, senza tenere conto della sua dimensione spirituale.
La Scrittura non diventa per loro la Parola della loro vita. Non fa sprigionare dalla Scrittura la forza della Parola capace di cambiare l'uomo, di convertirlo.
Dovremmo ripensare il ruolo della Parola di Dio nella formazione seminaristica e, di conseguenza, nella formazione permanente dei sacerdoti. Nei seminari sono state elaborate diverse forme dell'incontro personale e comunitario con la Sacra Scrittura. Vedo che c'è il bisogno di condivisione delle esperienze in questo campo nel dialogo tra i nostri seminari.
L'Instrumentum laboris segnala questo bisogno in quanto sottolinea che la formazione seminaristica debba favorire non solo l'apprendimento delle adeguate conoscenze bibliche ma anche ''una iniziazione vera e propria alla spiritualità biblica” e “una grande passione per la Parola a servizio del popolo di Dio” (n. 49).
Il Popolo di Dio ha bisogno dei sacerdoti appassionati della Parola e del servizio.
Questa è una delle condizioni indispensabili della nuova evangelizzazione che tanto stava al cuore del Servo di Dio Giovanni Paolo II.



- S.E.R. Mons. Emmanuel LAFONT, Vescovo di Cayenne (FRANCIA)

La Federazione Biblica Cattolica è uno strumento privilegiato dei vescovi per fare in modo che la Parola sia fonte e ispirazione di ogni preghiera, di ogni evangelizzazione, di ogni omelia, di ogni catechesi, di ogni documento episcopale, di ogni opera di carità.
Do testimonianza della fecondità della Parola tra i piccoli e gli umili. Ho una laurea in Sacra Scrittura ottenuta presso l’Istituto Biblico di Roma, ma i poveri mi hanno aperto ancor di più alla forza della Parola. Mi hanno evangelizzato, a partire dai giovani della Gioventù Operaia Cristiana in Francia e i neri di Soweto fino agli amerindi, agli hmongs, ai creoli e agli immigrati della Guyana. Per essi ripeto con Cristo: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te” (Mt 11, 25-26). I poveri hanno una profonda apertura alla Parola di Dio e la Chiesa ha il dovere di leggerla sempre vicino a loro. Propongo che questo Sinodo mostri una grande fiducia rispetto al modo in cui i piccoli e i laici in generale accolgono la Parola. Il mio più profondo timore non è che si sbaglino nel leggere la Bibbia, ma che non la leggano affatto e che noi possiamo impedire loro di innamorarsi della Parola, a causa delle troppe precauzioni.
Auspico un rinnovamento profondo della formazione dei sacerdoti affinché divengano non solo esperti della Bibbia, ma intimi e innamorati della Parola, ansiosi di mostrarla a quanti sono affidati alla loro cura pastorale. Che la loro formazione permetta di dire dei sacerdoti e dei vescovi ciò che Teresa d’Avila affermava dell’Apostolo Paolo: “Quando apre la bocca, è sempre Gesù che parla!”




- S.Em.R. Card. Polycarp PENGO, Arcivescovo di Dar-es-Salaam, Presidente del Symposium des Conférences Episcopales d'Afrique et de Madagascar (S.C.E.A.M.) (TANZANIA)

I am making this brief intervention in the name of the Symposium of the Episcopa1 Conferences of Africa and Madagascar (SECAM) and in my own name.
The intervention is on No. 40 of the Instrumentum Laboris, in particular on the statement, "...the apparent division between exegetical research and theological formulation needs to be overcome and lead to reciproca1 collaboration."
There is an appalling phenomenon covering a great part of the African Continent: namely the exodus of the Catholic faithfu1 who abandon the Church to join Pentecostal Sects. One reason for that is the reality of a "division between exegetical research and theological formulation," that is, the lack of reciproca1 collaboration between the two sciences. The outcome of this situation is the violation of the truth of the Sacred Text as well as Spiritua1 confusion (Cf. Instr. Lab. No. 29). This reality invites biblical and theological scientists to collaborate more closely.
Dixi Gratias.



- S.E.R. Mons. Ronald Peter FABBRO, C.S.B., Vescovo di London (CANADA)

Le diocesi del Canada sono consapevoli che per rinnovare la vita delle parrocchie occorre promuovere un devoto ascolto della Parola di Dio nelle Scritture. Il nostro popolo ha fame di Dio. Un grande ostacolo allo sviluppo di un rapporto vivo con Cristo, tuttavia, è il formalismo che caratterizza gran parte della vita parrocchiale. Abbiamo bisogno di insegnare al nostro popolo metodi efficaci per diventare una cosa sola con Cristo, quali la pratica tradizionale della Lectio
divina, che consente loro di meditare sulle Scritture - individualmente e all’interno di una comunità di fede - in spirito orante.
Spetta ai vescovi trovare il modo di sostenere le parrocchie, di superare il formalismo che paralizza molti nostri fedeli e condurre tutti loro, grazie al potere dello Spirito, a un rapporto vivo e personale con il Signore Risorto.



- Rev. P. Josep María ABELLA BATLLE, C.M.F., Superiore Generale dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria

Commento la relazione “Parola di Dio-Comunità” facendomi eco della ricca esperienza di tante comunità cristiane che stanno sperimentando come la Parola letta, pregata e condivisa in comunità le porti a consolidare la loro fede, ad approfondire il loro rapporto fraterno e a impegnarsi con audacia e generosità maggiori nella missione. La Parola feconda la comunità. La comunità aiuta a far sì che la Parola fecondi la vita di ciascuno dei suoi membri.
Noi religiosi abbiamo camminato insieme a queste comunità e da esse abbiamo ricevuto stimoli molto importanti per accogliere la Parola nelle nostre vite e nelle nostre comunità.
Il Sinodo deve sostenere e promuovere il cammino di queste comunità riguardo alla Parola. La comunità cristiana è “scuola della Parola”, poiché aiuta ad accoglierla nella vita. Propizia una comprensione più fedele del messaggio della Scrittura attraverso la guida degli animatori e per mezzo dello studio comune. Alla luce della Parola s’impara a scoprire l’altro all’interno del progetto di Dio, nonché a guardare la realtà con gli occhi e il cuore del Padre. Forgiata sulla Parola, la comunità consolida la propria esperienza di fraternità e, in tal modo, diventa per il mondo l’annuncio dei nuovi rapporti che nascono fra le persone e i popoli quando la Parola illumina la via e il Regno occupa il centro del nostro cuore. Alla comunità giunge come sfida sincera la voce dei poveri, che richiede che la Parola sia letta nel contesto doloroso del mondo attuale. Nella lettura comune i membri della comunità si scoprono quali “servitori della Parola”, nell’esercizio di mutua mediazione che realizzano affinché la Parola possa veramente incarnarsi nella vita di ogni uomo e nella storia del popolo.
In base a questa esperienza possiamo comprendere meglio la nostra missione. Percepiamo noi stessi come “servitori della Parola”, con una vocazione di servizio al dialogo di Dio con l’umanità. Non siamo proprietari di nulla. Facciamo parte di coloro che sono chiamati a questo dialogo di vita attraverso il quale siamo condotti all’esperienza dell’amore del Padre. La Scrittura ci offre le chiavi per entrare in questo dialogo e la grammatica per leggere e comprendere il messaggio. Siamo dunque “servitori del dialogo di Dio con l’umanità”. Tale coscienza segna le nostre vite e ci pone, come comunità e come Chiesa, in una dinamica di servizio che rende la nostra testimonianza e le nostre parole più umili, eppure, paradossalmente, più credibili e potenti.

Eletta la Commissione che redigerà il Messaggio del Sinodo

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 10 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Questo giovedì, alla presenza di Benedetto XVI, sono stati resi pubblici i nomi scelti per formare la Commissione che redigerà il Messaggio finale del Sinodo dei Vescovi sulla Parola.

La Commissione è composta da dodici membri, otto dei quali sono stati eletti dall’assemblea e quattro, inclusi il presidente e il vicepresidente, dal Papa.

Il Messaggio verrà presentato all’assemblea sinodale per essere votato e sarà diffuso nel corso di una conferenza stampa al termine del Sinodo dei Vescovi.

La Commissione è composta da: