Favorire il dialogo interreligioso, missione della Chiesa thailandese

I presuli del Paese in visita ad Limina al Papa e alla Curia

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 15 maggio 2008 (ZENIT.org).- Favorire il dialogo tra le religioni è la missione principale della Chiesa in Thailandia, ha affermato monsignor George Yod Phimphisan, Vescovo di Udon Thani e presidente della Conferenza Episcopale Thailandese.

In un’intervista rilasciata a “L’Osservatore Romano” in occasione della visita ad Limina Apostolorum dei presuli del Paese al Papa e alla Curia romana, il Vescovo ha ricordato l’importante ruolo della Chiesa nello Stato asiatico, nel quale, su 66 milioni di abitanti, i cattolici rappresentano appena l’1% della popolazione.

“Il dialogo tra le religioni costituisce una parte molto importante della vita quotidiana della Chiesa in Thailandia – ha affermato –. Si tratta di un aspetto della missione che si è andato affermando soprattutto dopo il Concilio Vaticano II”.

Nel Paese, ha aggiunto, “si vive una condizione particolare, dal momento che il re è il capo e il garante di tutte le religioni nel Paese. Dunque la libertà di religione è un diritto garantito dal governo per tutte le Chiese e per tutte le Confessioni”.

In questo contesto, “è chiaro che il dialogo tra le religioni assume una veste importante nel tessuto sociale e trova ampia diffusione sia a livello nazionale, sia a livello di singole comunità locali”.

Una svolta nei rapporti con gli altri fedeli presenti in Thailandia, e in particolare con il buddismo, si è avuta dopo la visita pastorale di Giovanni Paolo II, il 10 e l’11 maggio del 1984, ha ricordato il presule.

“Da allora le nostre relazioni con i fratelli e le sorelle buddisti sono diventate eccellenti, in particolare per quanto riguarda i contatti ai vertici”.

Il ruolo della Chiesa è di particolare rilevanza soprattutto nell’ambito dell’educazione. Le scuole cattoliche sono infatti più di trecento, e in molte di loro la maggioranza degli studenti è buddista.

“Dal punto di vista pastorale – osserva –, la presenza di questi giovani non cristiani ci consente di diffondere l’etica e la morale cattoliche a una larga parte delle nuove generazioni thailandesi che frequentano le nostre scuole”.

I membri della Chiesa locale, ha proseguito il Vescovo, cercano “innanzitutto di diffondere i principi dell’etica e della morale cattolica attraverso le nostre opere educatrici”, rivolgendosi soprattutto ai minori, “anche non cattolici”.

Il compito, ammette, non è facile: in passato la Chiesa cattolica era considerata una religione straniera, e anche se i cattolici, “nell’intento di arrivare ad una certa forma di inculturazione del Vangelo”, hanno cercato di avvicinarsi il più possibile a molte pratiche culturali thailandesi, i buddisti hanno a volte considerato questo comportamento “alla stregua di un’appropriazione indebita”.

Nel caso di questioni come lo sfruttamento della prostituzione e dei minori, ha spiegato il Vescovo, si cerca di affrontarle “alla radice”, promuovendo una serie di programmi di sviluppo sociale nelle Diocesi e Arcidiocesi thailandesi.

“Cerchiamo di diffondere questi programmi anche nei villaggi per aiutare la gente a crescere e a svilupparsi senza il bisogno di mandare i figli a cercare fortuna – o comunque la possibilità di sopravvivenza – nelle grandi città, dove nella stragrande maggioranza dei casi finiscono invece nella rete della prostituzione e dello sfruttamento”, ha commentato.

Il presule si è quindi detto soddisfatto dei risultati del primo Congresso Missionario asiatico, ospitato dal Paese nel 2006, sottolineando come soprattutto nel periodo in cui bisognava preparare l’evento ci sia stata una grande partecipazione “a tutti i livelli, sia nelle Diocesi, sia in tutto il contesto ecclesiale nazionale”.

“I nostri fedeli sono rimasti impressionati dall’impatto che la Chiesa ha avuto sul continente asiatico in quel particolare momento – ha osservato –. Lo scambio di opinioni e di testimonianze avvenuto nel corso del Congresso ha certamente suscitato un’impressione che resterà a lungo nel cuore dei cattolici thailandesi”.

Sulla scia del fervore suscitato dal Congresso, osserva, “abbiamo potuto dedicare, come Chiesa in Thailandia, gli anni compresi tra il 2007 e il 2010 alla Parola di Dio”.

In questo periodo, infatti, sono previsti “in tutte le diocesi incontri di approfondimento e celebrazioni dedicate proprio alla Parola”. A livello diocesano si stanno inoltre elaborando numerosi programmi e verifiche in vista della celebrazione del Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2008.

Quanto alle vocazioni, il presule afferma che la situazione è buona, soprattutto grazie all’impegno dei “Serra groups”, molto attivi in Thailandia nel promuovere proprio le vocazioni al sacerdozio.

Dal canto loro, ha aggiunto, sempre più laici sono impegnati nelle varie comunità ecclesiali in gruppi di evangelizzazione. Molti di loro sono ex seminaristi.

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ZENIT Staff

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