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1. La scomparsa di Albert Hofmann scopritore dell’LSD
Il 30 aprile 2008 è scomparso all’età di 102 anni Albert Hofmann, chimico svizzero noto soprattutto per aver scoperto l’LSD, una sostanza chimica dotata di proprietà definite come allucinogene o psichedeliche. Questa doppia denominazione ne rispecchia le differenti valutazioni degli effetti: il termine ‘allucinogeno’ sottolinea il fatto che l’LSD provoca allucinazioni di vari organi di senso, cioè sensazioni che non corrispondono a nessun oggetto reale, il termine ‘psichedelico’, invece, significa allargamento della coscienza e considera le estasi prodotte dall’LSD come un ampliamento del campo della coscienza a dimensioni normalmente inaccessibili. I mezzi d’informazione che hanno comunicato la notizia si sono per lo più limitati a ricordare la scoperta dell’LSD, l’importanza che questa droga ha avuto nel movimento hippie prima e agli esordi di quello New Age poi e il suo successivo declino di popolarità. Certamente l’uso dell’LSD si è ridotto considerevolmente negli ultimi decenni, ma il paradigma della sostanziale somiglianza tra esperienze psichedeliche indotte dalla droga e fenomeni mistici, al cui sviluppo Hofmann ha fornito un contributo essenziale, continua a essere attuale, come dimostra per esempio la tesi di Benny Shanon, Professore di Psicologia all’Università ebraica di Gerusalemme, che in un articolo pubblicato su Time and Mind nel marzo 2008 sostiene che le esperienze di Mosé descritte nella Bibbia sarebbero dovute a sostanze allucinogene (1).
2. La scoperta dell’LSD e dei suoi effetti
<p>Nel 1938 Albert Hofmann, ricercatore dell’industria farmaceutica Sandoz di Basilea in Svizzera, sintetizza diverse sostanze derivate dall’alcaloide della segala cornuta, alla ricerca di nuovi farmaci attivi sul sistema circolatorio. Nei primi esperimenti clinici la venticinquesima sostanza di questa serie — la dietilamide dell’acido lisergico, sostanza diventata famosa con la sigla LSD25 o semplicemente LSD — non sembra avere proprietà terapeutiche interessanti. Cinque anni più tardi Hofmann decide di riprendere le ricerche: il 16 aprile 1943, durante il processo di sintesi dell’LSD, viene colto da malore e per circa due ore presenta uno stato confusionale accompagnato da allucinazioni. Hofmann ritiene che tali effetti siano dovuti a un contatto accidentale con l’LSD anche se, alla luce delle conoscenze del tempo, gli sembra quasi impossibile che una quantità così piccola di una sostanza chimica abbia potuto avere effetti psichici tanto rilevanti.
Per verificare questa ipotesi il 19 aprile 1943 il ricercatore ingerisce 0,5 mg di LSD: dopo un certo tempo prova una serie di sensazioni di alterazione della percezione, di depersonalizzazione, di alterazione dello schema corporeo, in parte accompagnate da ansia, ma in parte anche da una sensazione piacevole. Dimostrato l’effetto allucinogeno dell’LSD la ditta produttrice lo mette a disposizione degl’istituti di ricerca sotto il nome Delysid, con due indicazioni: «a) In psicoterapia analitica, per indurre stati di rilassamento psichico, particolarmente in presenza di ansia e di nevrosi ossessive. […]
«b) Negli studi sperimentali sulla natura delle psicosi: Sperimentando il Delysid su se stesso, lo psichiatra è in grado di gettare uno sguardo sul mondo delle idee e delle sensazioni dei suoi pazienti» (2).
Tutte e due le indicazioni riscuotono l’interesse degli specialisti. Vengono elaborate, per esempio, due tecniche di psicoterapia: nella terapia psicolitica vengono utilizzate dosi modeste di LSD che consentono di attivare contenuti inconsci con una contemporanea disinibizione, mentre nella terapia psichedelica dosi più elevate provocano gravi alterazioni della coscienza.
Già nella prima metà del XX secolo gli effetti psichici della mescalina erano stati paragonati a quelli di psicosi di tipo schizofrenico e quindi considerati come una psicosi sperimentale, ma è stata la scoperta dell’LSD a dare un nuovo impulso a questo tipo di ricerca, con la possibilità di osservare e di provare personalmente la comparsa di uno stato psicotico in condizioni sperimentali ben definite.
3. Un effetto «mistico»
Hofmann non si occupa solamente degli aspetti farmacologici dell’LSD, ma, affascinato dagli effetti psichici, approfondisce questo tema e prende contatto con numerosi specialisti e letterati che a vario titolo si occupano di droghe, come il micologo R. Gordon Wasson (1898-1986), il botanico Roger Heim e lo scrittore Ernst Jünger (1895-1998).
Wasson, banchiere e micologo dilettante, aveva avuto la possibilità di partecipare in Messico a riti tradizionali che utilizzavano l’effetto psichedelico di un fungo, Psilocybe mexicana, e nel 1957 descrive la sua esperienza in un articolo sulla rivista Life. Il botanico francese Roger Heim porta il fungo in Europa, e lo mette a disposizione di Hofmann che riesce a identificarne e successivamente a sintetizzarne le sostanze più attive: la psilocibina e la psilocina.
Il fungo Psilocybe viene definito “fungo sacro”, l’aura di sacralità viene estesa anche ad altre sostanze psichedeliche. Nel 1978 Hofmann e Wasson sostengono in Alla scoperta dei misteri eleusini che le esperienze mistiche dell’iniziazione rituale che avveniva ogni anno nella città di Eleusi, nell’antica Grecia, fossero provocate dall’ingestione di un allucinogeno. Nel 1979, in un’opera dedicata alla scoperta dell’LSD Hofmann lo definisce “sostanza sacra”: “La proprietà caratteristica degli allucinogeni, quella di rimuovere le barriere tra il soggetto conoscente e il mondo esterno in un’esperienza estatico-emozionale, può rendere possibile, dopo opportune preparazioni interne ed esterne come quelle scrupolosamente curate a Eleusi, un’esperienza mistica per così dire secondo il programma.
La meditazione è un preliminare per arrivare allo stesso scopo che era perseguito e raggiunto nei misteri eleusini. È probabile che in futuro l’LSD venga impiegato per procurare la visione mistica quale coronamento di questa.
Colgo il vero significato dell’LSD nella sua capacità di offrire un aiuto sostanziale alla meditazione orientata verso l’esperienza mistica. Questo uso è in pieno accordo con l’essenza e l’azione caratteristica di una sostanza sacra come l’LSD” (3).
4. L’LSD come il «soma» del «Mondo Nuovo»
Nel 1958, in Ritorno al mondo nuovo, il narratore e saggista inglese Aldous Huxley (1894-1963) fa un bilancio delle previsioni formulate nel 1931 in Il mondo nuovo, un romanzo inteso a descrivere in termini ‘paradossali’ e allarmanti lo sviluppo del mondo industriale in un Mondo Nuovo. In particolare Huxley aveva parlato di una sostanza, il soma, che serviva in parte come rimedio per gl’inconvenienti che si potevano verificare nonostante — o a causa — della completa organizzazione razionale della vita nel Mondo Nuovo, ma in parte anche come fonte di esperienze estatiche e come alternativa alla religione: “Con il dietilamide dell’acido lisergico (LSD-25) — scrive Huxley — i farmacologi hanno di recente ricreato un altro aspetto del soma: cioè una droga che aumenta la percezione e provoca visioni, senza nessuno scotto fisiologico. Questa droga straordinaria, efficace in dosi minime — cinquanta, o anche solo venticinque milionesimi di grammo — ha il potere (come il peyote) di trasportare l’uomo in un altro mondo. Nella maggior parte dei casi, l’altro mondo a cui LSD-25 dà accesso è un mondo celestiale; ma a volte può esser purgatoriale o addirittura infernale. In ogni modo, per chi la compie, l’esperienza dell’acido lisergico, positiva o negativa che sia, risulta profondamente illuminante. E in ogni modo è già sbalorditivo il fatto che si possa mutare così radicalmente il cervello dell’uomo, con uno scotto così lieve” (4).
La valutazione positiva dell’allargamento della
coscienza indotto dalla droga comporta una svalutazione dell’attività cosciente, che, in taluni casi, viene interpretata come falsa coscienza e come condizione di alienazione; in altri casi, invece, l’Io cosciente e le funzioni psichiche superiori vengono considerati come una specie d’interfaccia fra individuo e realtà esterna, utili per l’adattamento all’ambiente e alla sopravvivenza, ma di ostacolo a una percezione più profonda della realtà e di se stessi. Lo psichiatra e psicoanalista britannico Ronald D. Laing (1927-1989) nel 1959, nell’opera L’io diviso. Studio di psichiatria esistenziale, scrive: “[…] il nostro stato ‘normale’ e ‘ben adattato’ non è, molto spesso, che una rinuncia all’estasi, un tradimento delle nostre piú vere potenzialità”; (5) e nel 1967, in La politica dell’esperienza, afferma che “la vera sanità comporta in un modo o nell’altro la dissoluzione dell’io normale, di quel falso io abilmente adattatosi alla nostra alienata realtà sociale: l’insorgere come mediatori degli archetipi ‘interiori’ della potenza divina, e atrraverso questa morte una rinascita, e l’eventuale ristabilirsi di un nuovo tipo di funzioni dell’io, di un io che non tradisca più il divino, ma lo serva” (6). La dissoluzione dell’Io, o l’obnubilamento della mente, sotto l’effetto dell’LSD acquista così un valore positivo, diventa il presupposto necessario per liberarsi dall’alienazione e per ricuperare un rapporto immediato con la realtà circostante.
Timothy Leary (1920-1996), psicologo americano dell’Università di Harvard, entusiasta degli effetti dell’LSD osservati in alcuni programmi di ricerca, ne auspica un uso generalizzato, propagandandolo soprattutto tra i giovani. “Gli esperimenti si erano trasformati in vere e proprie feste a base di LSD. Il numero degli studenti che si sottoponevano volontariamente a queste ricerche andava aumentando. Il ‘trip’ con l’LSD – l’LSD usato come biglietto per un viaggio avventuroso verso i nuovi mondi dell’esperienza mentale e corporea – divenne la seducente moda dell’epoca tra i giovani universitari, diffondendosi velocemente da Harvard alle altre università” (7). Questi sviluppi portano all’espulsione di Leary dall’Università e a una politica più restrittiva delle autorità nei confronti delle droghe. Nel 1966 fonda la Lega per la scoperta spirituale, che si presenta come una confessione religiosa nella quale l’LSD ha il ruolo di sacramento. Può darsi che Leary abbia voluto inserire l’uso dell’LSD in un contesto religioso solamente come espediente per poter invocare la libertà di religione nel caso di conflitti con la legge, d’altra parte lo psicologo americano non era l’unico a interpretare in senso religioso le esperienze psichedeliche. Leary “esortava a fuggire la vita borghese, a volgere le spalle alla società, ad abbandonare la scuola, gli studi, il lavoro, e a dedicare totalmente la propria persona al vero universo interiore e allo studio del proprio sistema nervoso; l’LSD rappresentava la chiave per aprire se stessi” (8). Hofmann ha disapprovato certe posizioni estreme di Leary, ma era interessato al suo lavoro, e ricorda con rammarico di non aver potuto partecipare “a un progetto di studi ad alto livello sulle droghe psichedeliche” al quale era stato personalmente invitato (9).
5. LSD all’origine della psicologia transpersonale
Stanislav Grof, uno psichiatra di origine cecoslovacca, si è dedicato per anni allo studio degli effetti dell’LSD. Lui stesso ha descritto le proprie esperienze sotto l’effetto dell’LSD: la luce di una lampada gli sarebbe per esempio parsa come un’esplosione atomica, come una luce soprannaturale o addirittura come il Big Bang: “L’esperienza che stavo vivendo era indubbiamente molto simile a quelle che conoscevo dalla lettura dei grandi testi mistici di tutto il mondo” (10). Trasferitosi negli Stati Uniti d’America, Grof prosegue le sue ricerche, dirige migliaia di sedute con l’LSD, e cerca di sistematizzare tali esperienze utilizzando in parte il concetto d’inconscio collettivo dello psichiatra svizzero Carl Gustav Jung (1875-1961). L’uso dell’LSD consentirebbe di rendere accessibili livelli dell’inconscio collettivo inaccessibili nelle normali sedute analitiche. Grof utilizza il termine ‘psicologia transpersonale’ per designare le esperienze di allargamento della coscienza che consentono di superare le barriere della propria identità personale, dello spazio e del tempo: “In uno stato transpersonale possiamo identificarci con tutto ciò che solitamente percepiamo come separato da noi, persone, animali, piante, pietre preziose.
Il tempo e lo spazio non ci limitano più; si può partecipare a eventi remoti nel tempo e nello spazio, che ci appariranno altrettanto vividi che se avvenissero ora e qui. È possibile assistere a sequenze vissute dai nostri antenati del regno animale, o da popolazioni di varie culture e di periodi storici del passato, geneticamente diversi da noi. In certi casi queste sequenze possono perfino dare la sensazione di costituire dei ricordi personali” (11). Per lo psichiatra di origine cecoslovacca la psicologia transpersonale potrebbe spiegare anche altri fenomeni, come gli UFO, i contatti con alieni e la magia rituale.
Grof è per anni una figura di spicco dell’Istituto Esalen in California, uno dei centri più importanti nella formulazione del pensiero del New Age. Il rapporto fra sostanze psichedeliche e trasformazione psichica nel segno del New Age è sottolineato pure, nel 1980, da Marilyn Ferguson nell’opera La cospirazione dell’Acquario: “Per decine di migliaia di ingegneri, chimici, psicologi e studenti di medicina ‘dell’emisfero sinistro’, che non avevano mai compreso i loro simili ‘dell’emisfero destro’, così spontanei e ricchi d’immaginazione, le droghe hanno costituito un passaporto per Xanadu, specie negli anni sessanta” (12), cioè un passaporto per il paradiso.
6. Allargamento di coscienza o attacco al centro spirituale della personalità
Con l’LSD, la psilocibina, la mescalina e anche con i cannabinoidi si è sviluppata una cultura che ha idealizzato l’uso della droga, sostenendo l’effetto positivo dei fenomeni estatici e allucinatori. L’estasi ottenuta con la droga viene equiparata all’estasi mistica e l’uso della droga viene considerato non solo come un’alternativa alla via mistica, ma addirittura come una via preferenziale, in quanto l’assunzione di una sola dose consentirebbe a tutti di raggiungere esperienze altrimenti riservate a pochi e solo dopo una lunga preparazione.
Queste teorie presentano però alcuni aspetti problematici. Prima di tutto, la tesi secondo cui l’uso di allucinogeni per ottenere esperienze mistiche sarebbe praticamente osservabile in tutte le religioni non è dimostrata.
Gli esempi che vengono forniti di esperienze ‘mistiche’ sono piuttosto deludenti: percepire la luce di una lampada “come un’esplosione atomica, come una luce soprannaturale o addirittura come il Big Bang“ è come sostiene Grof un’esperienza “indubbiamente molto simile a quelle […] dei grandi testi mistici di tutto il mondo” o si tratta per lo meno di una esagerazione? In realtà, si tratta più che altro di distorsioni della percezione delle realtà, di fenomeni di depersonalizzazione in cui compaiono differenti disturbi dell’Io. Lo stato di ebbrezza comporta poi una sopravvalutazione della qualità delle proprie percezioni.
In una lettera a Jünger del 1961, Hofmann stesso esprime qualche dubbio sul valore delle esperienze psichedeliche, e si chiede se la natura degli allucinogeni “è tale da provocare solo l’apertura di una finestra aggiuntiva ai nostri sensi e percezioni, oppure tale da produrre alterazioni nel soggetto stesso, nel nucleo del suo essere? La seconda ipotesi renderebbe palese che qualche cosa è stato modificato, un qualcosa che, secondo me, dovrebbe rimanere sempre inalterato. Quello che mi chiedo a questo punto è se la parte più profonda del nostro essere sia verament
e inattaccabile e non possa subire danneggiamenti, qualunque cosa accada nel suo involucro materiale, fisico-chimico e biologico-psichico oppure se la materia, sotto forma di queste droghe, manifesti una potenza tale da attaccare il centro spirituale della personalità, il Sé” (13). Peccato che questi dubbi non abbiano impedito a Hofmann di definire l’LSD una droga sacra.
Interessante è il giudizio di C. G. Jung, fondatore della Psicologia Analitica e molto aperto a ogni forma di realizzazione spirituale, che rispondendo a una persona che aveva definito l’LSD come una “almost religious drug”, scrive: “Io non sono contento di queste droghe, in quanto gli uomini accedono a esperienze che non sono in grado di integrare. Il risultato è una specie di teosofia, ma non un arricchimento morale o spirituale. Queste presunte visioni religiose hanno a che fare con la fisiologia, ma non con la religione” (14). Il suo giudizio sugli psichiatri che utilizzano l’LSD nella terapia non è meno duro: “E’ terribile che sia capitato nelle mani degli psichiatri un nuovo veleno con cui possono giocare senza il minimo senso di responsabilità” (15). Le droghe allucinogene non contribuirebbero alla realizzazione spirituale di chi le usa, al contrario, l’Io cosciente sarebbe sommerso da contenuti inconsci senza essere in grado di elaborarli e di integrarli, ciò che provocherebbe piuttosto squilibri psichici e disturbi della personalità. Contrariamente a quanti sostengono gli effetti positivi dell’uso di allucinogeni nelle popolazioni Indios, Jung dichiara esplicitamente “Nel Nuovo Messico ho visto fumatori di Peyote e il confronto con altri Indios Pueblo non era a loro favore, sembrano dei drogati” (16).
7. Non alternativa, ma corollario della secolarizzazione
I processi di secolarizzazione e di demitologizzazione hanno portato a una visione appiattita della realtà. Se è comprensibile il senso d’insoddisfazione nei confronti di un modello umano, che si esaurisce in una visione materialistica e in un rapporto utilitaristico con la realtà, l’uso di allucinogeni non ne costituisce l’alternativa, bensì il corollario.
La trascendenza, e l’esperienza del mistico che entra in contatto con una dimensione superiore, ma continua a mantenere la propria individualità, viene sostituita da esperienze ‘transpersonali’, nelle quali vengono dissolti i confini della persona, si tratta quindi piuttosto di una condizione di depersonalizzazione, nella quale l’Io si dissolve, si diffonde e confonde con la realtà esterna. L’esperienza religiosa viene ridotta a un particolare stato fisiologico del cervello, e l’assunzione di una sostanza chimica potrebbe sostituire anni dedicati alla pratica ascetica e alla vita mistica. In una lettera del 1955 Jung definisce assurda la pretesa che allucinogeni possano portare a un’esperienza della trascendenza, e sostiene pure che tale teoria rappresenta un “caso ideale per la filosofia bolscevica e per il suo ‘mondo nuovo’. Se questo è tutto ciò che l’occidente ha da offrire come esperienza ‘trascendente’, conferma le tendenze marxiste e dimostra solo che l’esperienza ‘spirituale’ può essere provocata ugualmente bene anche con sostanze chimiche” (17).
Anche se la scoperta delle proprietà allucinogene dell’LSD è senz’altro il fatto più importante nella vita di Albert Hofmann, sarebbe riduttivo ricordare il chimico svizzero solo come scopritore dell’LSD, cioè di una droga, che ha segnato una stagione della cultura occidentale nella seconda metà del XX secolo, ma che ora è passata di moda. Dopo la scoperta dell’LSD Hofmann ha ampliato le sue ricerche anche ad altre sostanze allucinogene, ma ha soprattutto contribuito a sviluppare e a diffondere l’idea che fenomeni psichedelici sono assimilabili a estasi mistiche, in altri termini che queste sostanze aiuterebbero a entrare in contatto con il divino.
Nel già citato articolo dedicato a Mosè, Shanon sostiene, tra l’altro, che un numero sempre maggiore di persone ritiene che “sostanze psicoattive più note generalmente come psichedeliche (che allargano la coscienza) o allucinogene siano entheogene, cioè sostanze che mettono in contatto con il divino” (18). Ma tale proprietà entheogena è possibile solo se esiste un centro nel sistema nervoso centrale, su cui agiscono queste sostanze, e la cui attivazione produrrebbe esperienze di tipo religioso. Abbiamo qui la convergenza di due correnti in apparenza totalmente differenti, da una parte la cultura alternativa delle droghe, dall’altra certe posizioni radicali delle neuroscienze che tendono a naturalizzare ogni fenomeno psichico, anche quello religioso, ammettendone un substrato neurobiologico. Anche le esperienze religiose quindi sarebbero localizzabili in strutture del sistema nervoso centrale e le neuroscienze sarebbero le uniche qualificate ad affrontare in modo scientifico il problema delle esperienze religiose, dando vita a una nuova disciplina, la cosiddetta neuroteologia.
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1. Benny Shanon, Biblical Entheogens: a Speculative Hypothesis, Time and Mind. The Journal of Archaeology Consciouness and Culture, Vol I, Issue I, March 2008, pp. 51-74.
2. Albert Hofmann, LSD. Il mio bambino difficile, trad. it., Apogeo, Milano 1995, pp. 45-46.
3. Ibid., pp. 202-203.
4. Aldous Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, trad. it., Mondadori, Milano 1991, pp. 292-293.
5. Ronald D. Laing, L’io diviso. Studio di psichiatria esistenziale, trad. it., Einaudi, Torino 1969, p. 16.
6. Idem, La politica dell’esperienza. L’uccello del paradiso, trad. it., Feltrinelli, Milano 1990, p. 145.
7. A. Hofmann, LSD, op. cit., pp. 72-73.
8. Ibid., p. 74.
9. Ibid., p. 73.
10. Christina e Stanislav Grof, La tempestosa ricerca di se stessi. Crisi psicologiche e cambiamento, trad. it., red edizioni, Como 1995, p. 33.
11. Ibid., p. 155.
12. Marilyn Ferguson, Die Verschwörung des Wassermanns, trad. ted., Sphinx, Basilea 1983, p. 100
13. A. Hofman, LSD, op. cit., p. 156.
14. C. G. Jung, Lettera alla signora Betty Grover Eisner del 12.VIII.1957. In Idem, Briefe, Vol. III, 1956-1961, Walter. Olten e Friburgo in Brisgovia 1972, p. 117.
15. Idem, Lettera al p. Victor White OP del 10.IV.1954. In Idem, Briefe, Vol. II, 1946-1955. Walter, Olten e Friburgo in Brisgovia, 1972, pp. 395-397.
16 .Idem, Lettera al Cap. A.M.Hubbard del 15.II.1955. In Ibid., pp. 455-457.
17. Ibid., p. 457.
18. B. Shanon, Biblical Entheogens, op. cit., p. 52.