Una riflessione sull’ecologia della gravidanza

ROMA, lunedì, 20 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Un libro sulla gravidanza eticamente fuori dal coro è “Una gravidanza ecologica. L’ambiente ideale per chi vuole diventare mamma e per il bimbo non ancora nato” (SEF editrice, 2008).

Il volume, scritto da un neonatologo, Carlo Bellieni e una chimica, Nadia Marchettini, spiega come la sterilità spesso sia frutto dell’ambiente in cui viviamo e delle cose che mangiamo, criticando il falso rimedio della fecondazione artificiale.

Questo testo di carattere divulgativo afferma – con argomenti scientifici ferrati – la certezza che la vita è una cosa seria e non una passeggiata da fare senza regole e senza precauzioni.

Infatti se non si affronta sin dai banchi di scuola la conoscenza della sacralità del corpo umano, i suoi ritmi e la fragilità della vita umana sin dal concepimento – sostengono gli autori –, non si sarà fatto nulla nell’interesse delle donne che domani concepiranno.

Certi mestieri, si spiega nel libro, (camionisti, parrucchiere, fornai, tecnici di centrali elettriche, lavanderie, tipografie…) mettono a contatto con sostanze e abitudini che potenzialmente diminuiscono la fertilità; alcol, droghe e tabacco sono altri nemici del concepimento da cui stare alla larga, così come il mercurio nel pesce o certi composti delle plastiche.

Tanti anche i nemici della fertilità su cui nessuno mette in guardia come l’arsenico nei legni conservati e il piombo nelle vernici. Ma il libro non si arresta qui e con dovizia di particolari spiega i nemici che possono aggredire il bambino sin dal concepimento, come lo smog che la mamma respira e che può portare al feto sostanze tossiche e dannose.

Inoltre, anche le mamme esposte anni prima a sostanze tossiche possono essere diventate delle bombe ad orologeria per se stesse e per il feto, dato che in gravidanza certe sostanze vengono riversate nel sangue (e di qui al feto) dal grasso o dall’osso della mamma.

Il libro rimette al centro della gravidanza il rapporto mamma-figlio senza il quale difficilmente si capisce che dal concepimento la mamma porta in sé un essere da proteggere e che può andare come lei incontro a danni da sostanze tossiche – e che dunque ha dei diritti che dobbiamo rispettare -; oltre a parlare dei rischi delle tecniche manipolatorie sull’embrione.

Nella prefazione, Enzo Tiezzi parla delle manipolazioni genetiche applicate alla vita umana: “Per questo secolo sono già scesi in pista, con la stessa mentalità della cieca fede nel progresso, gli apprendisti stregoni delle biotecnologie, dei cibi transgenici e della manipolazione dell’embrione umano”.

“Il minimo comune denominatore tra quelli dell’ingegneria nucleare e quelli dell’ingegneria genetica – scrive Tiezzi – è rappresentato dal non tener conto del principio di precauzione, dal credere che la superspecializzazione sia sinonimo di conoscenza scientifica e dall’obbedire a diktat di dominio e di calcolo economico, ignorando i grandi valori etici ed estetici legati alla biodiversità, ai tempi biologici di una complessa, e in gran parte sconosciuta, storia co-evolutiva dell’uomo e del pianeta, alla sacralità della natura”.

Laura Conti, molti anni fa, scrisse: “l’ingegneria genetica tradisce gli insegnamenti fondamentali che Darwin ricavò dall’osservazione dei viventi: infatti fa diminuire la variabilità genetica, alla quale Darwin attribuiva fondamentale importanza come serbatoio di possibilità evolutive, e quindi di possibilità di difesa contro le avversità ambientali”.

Gli autori affermano che da questa premessa è possibile capire che la gravidanza non è un fenomeno meccanico che noi possediamo, ma un’avventura che deve vivere gratuitamente e non tentare di risolvere i problemi intervenendo nel cuore del mistero della vita, all’improbabile ricerca di un “figlio perfetto”.

Per conoscere i criteri per una vera ecologia della gravidanza, occorre capire che siamo di fronte a “un inquilino: un soggetto con cui si può dialogare, che ha un certo sesso, un certo temperamento, e per il/la quale questa ‘casa’ deve essere tenuta pulita e riparata”.

“Il primo passo ‘ecologico’ – è scritto nel libro – è dunque riconoscere questo: il secondo sarà ‘sfruttare’ questa nuova compagnia non come una specie di oggetto che si è creato, ma come un compagno di giochi e una consolazione nei momenti di gioia e di tristezza”.

“Terzo passo sarà stare attenti a salvaguardarne la salute prima del suo arrivo e dopo che si e insediato/a”.

Tuttavia, “gravidanza ecologica è anche la riscoperta del corpo femminile, come fonte di benessere e di pro-creazione”.

“La gravidanza oggi è lasciata a un triste ‘fai-da-te’ – si osserva –, dal quale deve uscire per tornare alla sua dimensione sociale e privilegiata: conoscere i ritmi della fecondità, i percorsi della vita, il mistero esoterico del corpo femminile”.

“Tutto questo deve essere insegnato (forse per contagio più che sui banchi di scuola) per una reale riappropriazione del Sé femminile”, affermano gli autori.

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ZENIT Staff

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