Questi è l'Amato

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

Le visioni di Daniele gli mostrano dei troni, su uno dei quali siede un vegliardo, a cui si associa anche la misteriosa figura di “uno simile a un figlio d’uomo”. Costui viene sulle nubi, avrà potere e gloria su un regno senza fine. La riflessione cristiana ha riconosciuto, in questa profezia, la premessa della venuta storica di Gesù di Nazaret, il quale è appunto colui che, ponendosi nella linea dei grandi patriarchi e profeti d’Israele (Mosè ed Elia, tra gli altri), è da riconoscere come il Figlio, il Prediletto di quell’antico Vegliardo che, agli occhi cristiani, simboleggia il Padre eterno.

Meditazione

Soltanto tre apostoli (Pietro, Giacomo e suo fratello Giovanni) sono presenti alla risurrezione della figlia di Giairo e all’agonia di Gesù nell’orto degli Ulivi. Sull’alto monte, essi sono ammessi ad una visione eccezionale, circa la quale il Maestro ordina, però, il silenzio: non se ne dovrà parlare prima che il Figlio dell’uomo (ritorna la figura di Daniele, con chiare caratteristiche apocalittiche) non sia risorto dai morti. Perché tanta cautela e addirittura la consegna del segreto? Tutto diventa più evidente di fronte all’espressione Figlio dell’Uomo. L’oscuro personaggio di antichi testi apocalittici, prende consistenza sul monte, il luogo emblematico della rivelazione dell’Altissimo, come accadde già a Mosè sul Sinai. Ora, però, è lo stesso Vegliardo dei profeti antichi, ora è la voce del Padre divino a pronunciare una formula d’investitura: Gesù viene così riconosciuto come Figlio mio, l’amato, in Lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo. Per qualche momento, dunque, il velo dell’umanità di Gesù si solleva, lasciando che i tre intravedano la sua natura divina. Il Figlio di Dio, dal Padre Amato e Prediletto, è davvero degno di essere ascoltato anche da noi, così come si ascolta Dio stesso. Viene riconosciuta la missione salvifica di Gesù di Nazaret. Egli è l’Amato del Padre; perciò, di fronte a Lui, bisogna prostrarsi con la faccia a terra, presi dallo stesso santo timore di chi viene ammesso alla presenza dell’Assoluto. Quest’anticipazione della Trasfigurazione su un alto monte (esso, da Cirillo di Gerusalemme in poi, sarà identificato col Tabor) diviene chiara ai nostri occhi sulla collina del Gòlgota: il Crocifisso vince la morte, facendosi, per noi e per tutti, l’Agnello della Pasqua eterna.

Preghiera

Signore, non sempre riconosco il tuo volto che, pure, mi si mostra nei poveri, negli affamati, negli assetati, nei carcerati, negli ultimi della terra. Fa’ che ti riconosca vivo non soltanto nell’Eucaristia, ma in ognuno di questi deboli, piccoli e ultimi! 

Agire

Da quando spunta la stella del mattino fino al tramonto, ripeterò spesso: “Signore, rendimi testimone coraggioso della tua grandezza e fa’ che io riconosca il tuo Volto!”.

Meditazione del giorno a cura dimonsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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