Produrre frutti

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 21,33-43.45

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Lettura

Gesù si trova nel cortile del tempio, intento a insegnare alle folle. È il giorno successivo al suo ingresso messianico nella città santa: gli abitanti di Gerusalemme, che lo consideravano un profeta, gli avevano cantato «Osanna al figlio di Davide», ma i capi dei sacerdoti e gli anziani, che lo consideravano una minaccia alla tranquillità pubblica, «cercavano di catturarlo». Proprio a questi ultimi è rivolta l’allegoria della vigna che riassume la storia del popolo di Israele, storia compiutasi in Cristo, «pietra che i costruttori hanno scartato, ma che è divenuta pietra angolare».

Meditazione

Con la parabola della vigna Gesù rilegge non solo la storia del popolo di Israele e della sua elezione da parte di Dio, ma anche la storia dell’umanità di tutti i tempi. Da una parte questa storia conosce la fedeltà di Dio e l’attenzione che egli ha da sempre per ogni uomo; dall’altra conosce il possibile rifiuto dell’uomo. Il padrone che pianta la vigna e la difende con una siepe e con una torre è Dio; la vigna rappresenta il popolo eletto, Israele; i servi bastonati, uccisi e lapidati sono i profeti; il figlio erede, cacciato fuori della vigna, è Gesù, crocifisso fuori delle mura di Gerusalemme; i vignaioli omicidi sono quella parte di popolo che ha rifiutato Cristo: in senso stretto sono gli stessi capi dei sacerdoti e gli anziani a cui è rivolta la parabola; più estesamente rappresentano chi si chiude alla grazia; gli altri vignaioli, ai quali sarà affidata la vigna e «che consegneranno i frutti a suo tempo», sono gli uomini e le donne di ogni generazione che hanno accolto e accoglieranno il vangelo di Cristo. La parabola della vigna ci invita innanzitutto a riconoscere quanto il Signore ha fatto e continua a fare per ciascuno di noi. Anche se la vita a volte ci riserva brutte sorprese, «le grazie del Signore non sono finite; si rinnovano ogni mattina» (Lam 3,17). Secondariamente, la parabola ci invita a conservare la vigna nella sua bellezza e nella sua prosperità, e a restare in essa, entro quella siepe che la difende dalle invasioni devastanti degli animali, ovvero entro quel sistema valoriale che garantisce, a livello individuale, una vita felice e ricca di frutti e, a livello sociale, la concordia e lo sviluppo. Esso, per noi cristiani, è ispirato al Vangelo: tradirne le esigenze comporterebbe impoverimento e annichilimento.

Preghiera

Rivestimi, Signore, di sentimenti buoni verso i miei fratelli e allarga l’orizzonte dei miei pensieri e delle mie azioni perché né invidia né gelosia possano dominare il mio cuore e contaminare i miei affetti.

Agire

Vivo serenamente la mia relazione con i fratelli, onorando la loro unicità e sapendo che il regno di Dio non è qualcosa da possedere, ma è un dono da far fruttare.

Meditazione a cura di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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