"Più grande il peccato, maggiore l'amore della Chiesa per coloro che si convertono"

Il Papa presiede la Liturgia Penitenziale per la Riconciliazione, invita a superare il “giudizio” con “l’amore” e indice un Anno Santo della Misericordia

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L’animo dei fedeli presenti oggi, 13 marzo 2015, presso la basilica di San Pietro è stato pervaso dal dolce suono della parola “misericordia”. Papa Francesco ha presieduto la Liturgia Penitenziale per la Riconciliazione dei penitenti trattenendosi per qualche tempo anche in confessionale. Al termine dell’omelia, ha inoltre indetto un Anno Santo che partirà dalla prossima solennità dell’Immacolata Concezione, 8 dicembre 2015, e si concluderà il 20 novembre 2016, domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re. “Sarà un Anno Santo della Misericordia – ha annunciato il Pontefice -. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: ‘Siate misericordiosi come il Padre’ (cfr Lc 6,36)”.

Un Padre che – ha detto Francesco all’inizio della sua omelia – è “ricco di misericordia” e “la estende con abbondanza su quanti ricorrono a Lui con cuore sincero”. Pertanto “il Sacramento della Riconciliazione permette di accostarci con fiducia al Padre per avere la certezza del suo perdono”.

E l’impulso che fa muovere i nostri passi verso il confessionale – ha quindi proseguito il Papa ricordando le parole dell’apostolo Paolo – “è anzitutto frutto della grazia” di Dio. È un suo “dono”, è “opera sua” (cfr Ef 2,8-10). Affidandosi a una perifrasi poetica, il Santo Padre ha aggiunto che “essere toccati con tenerezza dalla sua mano e plasmati dalla sua grazia ci consente, pertanto, di avvicinarci al sacerdote senza timore per le nostre colpe, ma con la certezza di essere da lui accolti nel nome di Dio, e compresi nonostante le nostre miserie”. Uscendo dal confessionale, “sentiremo la sua forza che ridona la vita e restituisce l’entusiasmo della fede”. Saremo “rinati”, scandisce a braccio il Papa.

Un entusiasmo che possiamo percepire leggendo il brano dell’evangelista Luca proposto dalle Letture della Messa. È l’entusiasmo della peccatrice che dapprima si “rannicchiò piangendo” ai piedi di Gesù e li bagnò con le sue lacrime, li asciugò con i suoi capelli e infine li baciò e li cosparse di olio profumato. “I baci – commenta il Papa – sono espressione del suo affetto puro; e l’unguento profumato versato in abbondanza attesta quanto Egli sia prezioso ai suoi occhi. Ogni gesto di questa donna parla di amore ed esprime il suo desiderio di avere una certezza incrollabile nella sua vita: quella di essere stata perdonata”.

Una certezza che il Pontefice definisce “bellissima”. Certezza che Gesù le mostra “accogliendola”, dimostrando che “in Lui c’è misericordia e non condanna”. Mutuando Isaia (cfr 43,25), papa Francesco afferma che “grazie a Gesù, i suoi molti peccati Dio se li butta alle spalle, non li ricorda più”. Perché – soggiunge Francesco – “quando Dio perdona, dimentica”.

Questa donna “ha aperto il suo cuore”, “ha mostrato il pentimento per il suo peccati” e “ha fatto appello alla bontà divina per ricevere il perdono”. E quindi “per lei non ci sarà nessun giudizio se non quello che viene da Dio, e questo è il giudizio della misericordia” ha commentato il Pontefice. Che ha aggiunto allora: “Il protagonista di questo incontro è certamente l’amore, che va oltre la giustizia”.

Al contrario, Simone il fariseo “non riesce a trovare la strada dell’amore”, osserva il Papa. Poiché questi, vista la scena della peccatrice genuflessa dinanzi a Gesù, “pensò tra sé. ‘Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice’” (cfr Lc 7, 39). Simone il fariseo, il commento del Pontefice, “rimane fermo alla soglia della formalità”. Egli “non è capace di compiere il passo successivo per andare incontro a Gesù che gli porta la salvezza”.

Anche se Simone ha invitato Gesù a pranzo, “non lo ha veramente accolto”. Poiché “il suo giudizio sulla donna lo allontana dalla verità e non gli permette neppure di comprendere chi è il suo ospite”. Francesco spiega che “dinanzi alla parabola di Gesù e alla domanda su quale servo abbia amato di più, il fariseo risponde correttamente: ‘Colui al quale ha condonato di più’”. Ragion per cui “Gesù non manca di farlo osservare: ‘Hai giudicato bene’ (Lc 7,43)”. Perciò “solo quando il giudizio di Simone è rivolto all’amore, allora egli è nel giusto”.

Il perdono è il perno del messaggio evangelico. Il richiamo di Gesù – sottolinea il Papa – “spinge ognuno di noi a non fermarsi mai alla superficie delle cose, soprattutto quando siamo dinanzi a una persona”. Il Pontefice invita a “guardare oltre, a puntare sul cuore” delle persone per “vedere di quanta generosità ognuno è capace”. 

La Chiesa – ha quindi ribadito – deve essere “la casa che tutti accoglie e nessuno rifiuta”. E allora “più è grande il peccato e maggiore dev’essere l’amore che la Chiesa esprime verso coloro che si convertono”. 

E “per rendere più evidente” la missione della Chiesa di “essere testimone della misericordia”, il Papa ha deciso di indire questo Giubileo straordinario, che ha affidato alla Madre della Misericordia. “Sono convinto – ha concluso il Papa – che tutta la Chiesa, che ha tanto bisogno di ricevere misericordia perché siamo tutti peccatori, potrà trovare in questo Giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ogni donna del nostro tempo”.

Il testo integrale dell’omelia è disponibile qui.

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Federico Cenci

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