Pietre o misericordia?

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Gv 8,1-11

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Lettura

Secondo gli studiosi l’episodio della donna adultera non apparterebbe alla prima redazione del Vangelo di Giovanni, ma sarebbe stato inserito successivamente. Scribi e farisei presentano a Gesù un caso giuridicamente chiaro, la cui soluzione è già offerta nella legge di Mosè. Secondo il rigido libro del Levitico, infatti, l’uomo e la donna sorpresi in flagrante adulterio devono essere entrambi lapidati. Ma il caso dell’adultera viene presentato a Gesù «per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo». Si tratta di scegliere fra due vie: la via della giustizia e quella della misericordia.

Meditazione

Gesù non cade nel tranello degli scribi e dei farisei, non discute né della legge né della donna, ma conduce il dibattito a un livello più profondo. Per lui non c’è differenza tra l’adultera e i suoi accusatori perché anche loro sono bisognosi di perdono, dal più vecchio al più giovane: «Chi è maggiore in età lo è anche in iniquità», commenterebbe sant’Agostino. Se Dio trattasse quegli scribi e quei farisei come loro stanno trattando quella donna, i loro nomi sarebbero «scritti sulla polvere»: così si legge nel libro di Geremìa, che ci fa capire il senso dell’enigmatico gesto di Gesù. «Lo lasciarono solo; e la donna era là in mezzo», nota l’Evangelista. Il cortile del Tempio si svuota immediatamente e la donna resta sola: non ha più né amanti né accusatori accanto a lei; è come svuotata di tutto. In quella solitudine immensa ode una parola che le cambia la vita, che le apre orizzonti nuovi: «Neanch’io ti condanno». In un’altra occasione Gesù dirà: «Io non sono venuto a condannare il mondo, ma a salvarlo» (Gv 12,47). Nel silenzio del Tempio risuona solo la voce di Gesù, l’unico degno di parlare in quel luogo sacro, perché lui è il Verbo di Dio, la Parola eterna del Padre. Nel tempio Gesù non solo ricorda che Dio è misericordioso, ma si presenta come la Misericordia di Dio fatta carne. Sant’Agostino dice: «Relicti sunt duo: misera et Misericordia». Restarono lì solo in due: quella povera donna e la Misericordia fatta persona. La donna ode quella voce, si lascia conquistare da Cristo, si apre al mistero di colui che dice di sé: «Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno» (Gv 8,15), e che dice a lei: «Va’ e d’ora in poi non peccare più». Chi si lascia conquistare da Cristo non può restare quello di prima.

Preghiera

Signore, dammi voce perché anch’io abbia il coraggio di gridare contro la falsità, contro la stoltezza di chi lascia che il male vinca sull’innocenza e sull’ignoranza di un giudizio affrettato. Chi spera nel Signore sia salvato; chi commette una colpa non sia mai giudicato senza la misericordia.

Agire

Cerco sempre la verità delle cose; non mi fermo mai alle facili parole, e spero nel Signore perché susciti in me il grido dello Spirito Santo.

Meditazione a cura di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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