L'umiltà era il distintivo della sua santità

Beatificata nel Duomo di Spoleto madre Maria Luisa Prosperi

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ROMA, domenica, 11 novembre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo la cronaca pubblicata dalla pagina web della diocesi di Spoleto-Norcia della cerimonia di beatificazione della religiosa e mistica Maria Luisa Prosperi (1779-1847), avvenuta ieri pomeriggio a Spoleto.

Alle ore 16.30 di sabato 10 novembre, nella maestosa Basilica cattedrale di Spoleto, gremita di fedeli, il cardinale Angelo Amato, sdb, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha dato lettura della Lettera Apostolica con la quale papa Benedetto XVI ha concesso che la Serva di Dio Maria Luisa Prosperi, antica badessa delle benedettine di Trevi, d’ora in poi sia chiamata Beata.

Mentre la Cappella musicale del Duomo eseguiva il canto “Lodate Dio”, è stata scoperta l’immagine della nuova Beata e la signora miracolata, insieme con la Badessa delle monache, ha solennemente recato all’altare una reliquia della Prosperi.

L’arcivescovo Renato Boccardo, ha quindi detto: «La Chiesa di Spoleto-Norcia, profondamente riconoscente al Santo Padre Benedetto XVI, rende grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, ed innalza l’inno di lode».

Un lungo applasuso e il suono a distesa delle campane del Duomo hanno salutato l’avvenuta beatificazione di madre Maria Luisa Prosperi. C’erano numerosi Vescovi e abati benedettini. Tra le autorità civili c’era il ministro per la Cooperazione Internazionale prof. Andrea Riccardi.

Nell’omelia il card. Amato ha ricordato come «la novella Beata, eminente per santità, è figlia di questa terra di Spoleto benedetta dal Signore con le testimonianze gloriose di numerosi martiri e santi».

Il porporato, poi, ha sottolineato come «la beatificazione odierna è un evento del tutto eccezionale per la Diocesi guidata dall’arcivescovo Boccardo. Infatti, l’ultima volta che in questo Duomo si è svolta una cerimonia analoga risale a circa otto secoli fa, precisamente al 30 maggio 1232, quando papa Gregorio IX proclamò Santo, Antonio da Padova».

Il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ha descritto la Prosperi come donna innamorata di Dio, immersa nel suo mistero di amore, tutta risonante di grazia divina. «Ciò che rendeva appassionata la sua vita – ha detto – era la fede, che, come vela gonfiata dal soffio dello Spirito Santo, la conduceva al largo nelle acque pure dell’abbraccio divino. La fede ferma, salda, illimitata, la elevava alle vette dei misteri di Dio. Per difendere la sua fede era disposta a versare il sangue.

La parola martirio le faceva battere il cuore e infiammare il volto. Sarebbe stata per lei una gioia immensa morire per Gesù».

La Prosperi visse e morì povera in una cella disadorna. Amava la povertà. Sceglieva sempre la roba più rozza, più vile, spesso dismessa dagli altri. L’unica sua ricchezza era l’amore a Gesù crocifisso ed eucaristico e la carità verso tutti. Era umile nelle mille incomprensioni e umiliazioni della vita comunitaria e si sentiva a disagio di fronte alle lodi, alla stima e all’apprezzamento altrui.

L’umiltà era il distintivo della sua santità. «Ciò che la nuova Beata consegna a tutti noi – ha affermato il cardinal Amato – è il messaggio della vita di fede. Una fede da ravvivare e da condividere. Una fede che rende pronti all’obbedienza, sereni nelle avversità, disponibili nel perdono, gioiosi nella comunione fraterna. Una fede che evita litigi, contrasti, divisioni, ma che edifica, vivifica e rafforza. Una fede che si nutre di Parola di Dio, di Eucaristia, di preghiera, di adorazione, di esatta osservanza della Regola, di lavoro».

Alla cerimonia c’erano naturalmente le monache benedettine di Trevi, le eredi del messaggio della Prosperi. A loro il rappresentante del Papa ha detto: «Diventate ostensori di santità. Per vocazione siete le professioniste della contemplazione di Dio. Il vostro Monastero sia un’oasi della presenza di Dio nel deserto del mondo. Il vostro silenzio sia grembo prezioso, che accoglie e fa fruttificare la Parola di Dio. È questo silenzio orante e adorante che diffonde sull’umanità intera la dolce armonia del Vangelo, vincendo i rumori molesti della vanità del mondo».

Quella della Prosperi è la prima cerimonia di beatificazione che si è tenuta nell’antica cattedrale di S. Maria Assunta in Spoleto. Nella stessa chiesa, 780 anni prima – esattamente il 30 maggio 1232 – si tenne invece la cerimonia di canonizzazione di Antonio da Padova, presieduta da papa Gregorio IX.

Con il cardinal Angelo Amato e l’arcivescovo Renato Boccardo, oltre a numerosi sacerdoti, hanno concelebrato: mons. Gualtiero Bassetti arcivescovo di Perugia-Città della Pieve; mons. Giuseppe Chiaretti arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve; mons. Gualtiero Sigismondi vescovo di Foligno; mons. Domenico Sorrentino arcivescovo-vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino; mons. Gino Reali vescovo di Porto-Santa Rufina; mons. Antonio Buoncristiani arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino; mons. Fabio Bernardo d’Onorio arcivescovo di Gaeta; mons. Piergiacomo De Nicolò arcivescovo titolare di Martana, già Nunzio Apostolico; dom Notker Wolf abate primate del monaci benedettini confederati; dom Ennio Gargiulo abate di Farfa; dom Edmund Power abate di S. Paolo fuori le mura; dom Cipriani Carini abate di S. Pietro in Assisi. Presenti anche numerose delegazioni di benedettine provenienti da vari monasteri italiani.

Alla cerimonia di beatificazione era presente anche il Ministro per la Cooperazione Internazionale, prof. Andrea Riccardi. Riccardi, la cui famiglia è originaria proprio di Trevi, la stessa città dove è vissuta la Prosperi da monaca, ben conosce la storia della religiosa e spesso visita il monastero di Santa Lucia

«La beatificazione della Prosperi – ha affermato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo – arricchisce la lunga lista di Santi che la nostra Chiesa diocesana ha generato lungo i secoli. Lodiamo e rendiamo grazie a Dio, il solo Santo, che comunica ai suoi figli il dono della santità, cioè della sua stessa vita. Riconoscendo il riflesso luminoso di questa santità nella ”esistenza nascosta” di Maria Luisa in monastero, ci sentiamo incoraggiati e spronati nel nostro personale cammino alla sequela del Maestro: anche per noi è possibile vivere l’amicizia con Dio e far sì che il rapporto personale con Lui dia forma ai pensieri, alle parole, alle azioni».

Le undici monache che vivono nel monastero di S. Lucia continuano a tenere viva la memoria della Prosperi. La badessa madre Maria Benedetta Pergolati ha spiegato che «ancora oggi siamo stupite dell’enorme flusso di pellegrini, di presbiteri e di poveri che si rivolgono a noi. La società attuale, carente di punti di riferimento sicuri, trova nella monaca una “sorella” a cui confidare le proprie pene e i propri disagi; una “madre” alla quale chiedere un aiuto spirituale, ma anche, senza vergogna, un aiuto materiale. Il monastero è chiamato ad essere punto di riferimento per tante creature confuse, smarrite e, a volte, disperate. E noi – memori dell’insegnamento della Prosperi – continuiamo ad ascoltare e a rispondere alle esigenze della gente. Per non deludere le attese di quanti il Signore ci farà incontrare, a Lui chiediamo la stessa prontezza, la stessa sollecitudine e la stessa generosità che furono della nostra antica Badessa, la quale nel “giardino benedettino” è un fiore bello e profumato, che può incantare gli uomini e le donne del nostro tempo».

La lezione di madre Maria Luisa è ancora attuale e la sua memoria è viva prevalentemente in coloro che si prefiggono di percorrere il cammino della perfezione. La sua figura si colloca tra le anime altissime che ebbero come unico fine l’adorazione della volontà di Dio.

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ZENIT Staff

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