L'eterologa è "un business che fa gola"

Lo afferma il prof. Alberto Gambino, proprio mentre la ministra Lorenzin annuncia la presentazione alla Camera delle “linee guida”

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“Non mi risultano al momento gravidanze da fecondazione eterologa”, lo ha detto il ministro della salute Beatrice Lorenzin a SkyTg24, smentendo così le notizie diffuse nella giornata di ieri. La ministra ha ricordato, del resto, che “nessun centro può effettuare l’eterologa senza l’autorizzazione della Regione”, sottolineando come vi sia un tavolo tecnico al lavoro per elaborare indicazioni sulle linee guida in materia.

La Lorenzin ha dunque aggiunto che “oggi (ieri, ndr) si è tenuta l’ultima riunione con i tecnici per la stesura delle linee guida per garantire la fecondazione eterologa in piena sicurezza: le presenteremo il 28 luglio alla Camera” e “dopo ci sarà il decreto”.

Sul tema si è espresso anche il prof. Alberto Gambino, ordinario di diritto privato e direttore del Dipartimento di Scienze umane dell’Università europea di Roma. In un’intervista al Sir, Gambino ritiene “non corretto” applicare “anche alle cosiddette cellule riproduttive la normativa vigente sulla donazione dei tessuti, trattando il gamete alla stregua di un tessuto inanimato”. Questo passaggio secondo il docente “merita un intervento addirittura legislativo, non solo regolamentare. È qui il vuoto normativo, e non si può fare finta di non vederlo”.

I diritti soggettivi – aggiunge – “possono essere disciplinati solo da una legge dello Stato”. Gambino elenca inoltre altri profili da regolamentare, ossia la tracciabilità dei gameti, i test di selezione (genetici e infettivi) dei donatori, l’identificazione del numero massimo delle donazioni, la “ridefinizione di nuovi criteri per l’accreditamento dei centri privati, finora autorizzati a svolgere solo la procedura di fecondazione omologa”. Il professore ritiene che intorno a questo tema vi sia una “pressione” che “non è solo ideologica”, si fonda soprattutto su logiche di profitto. “L’eterologa è un business che fa gola”, conclude.

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ZENIT Staff

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