"Il sussulto di amore e di misericordia del nostro Dio"

Omelia del rettore della Lateranense per la celebrazione delle Ceneri

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Pubblichiamo di seguito l’omelia tenuta oggi dal rettore della Pontificia Università Lateranense, monsignor Enrico dal Covolo, durante la celebrazione delle Ceneri, svoltasi nella Cappella del Seminario romano maggiore a Roma.

***

Il padre lo vide da lontano, ne ebbe compassione, e gli corse incontro (cf Luca 15,20).

Carissimi amici,

di questi tre verbi, che Luca elenca (vide, ebbe compassione, corse), il più importante è sicuramente quello centrale: ebbe compassione.

1. Il padre dunque si commosse, ed ebbe compassione del figlio prodigo: di quel figlio, che siamo ciascuno di noi.

Qui Luca usa un verbo greco un po’ raro, che allude propriamente a un movimento fisico, a un sussulto delle viscere e del cuore. E’ come se voi, mentre guidate la macchina, vi trovaste davanti, all’improvviso, un ostacolo, magari un grosso camion. Allora facciamo così: ah…

Ecco: il padre della parabola – che poi è il Padre celeste – si commuove così, vedendoci da lontano, e correndoci incontro.

2. Questa è la cosa più bella che poteva capitarci: il nostro Dio ci ama così!

Ci ama con il cuore e le viscere di un padre e di una madre insieme. E Lui, il Padre, vuole che quel sussulto d’amore – che è il suo – divenga il nostro sussulto d’amore, nei confronti di Lui, del Padre, e nei confronti dei nostri fratelli.

3. E’ proprio quello che capitò alla pecorella smarrita, di cui parla Luca, ancora nel capitolo 15 del suo Vangelo.

Ve l’ho già detto, ma ora ve lo ripeto, perché le cose importanti vanno ripetute, almeno qualche volta.

Durante l’ultimo Sinodo il Papa ha regalato a noi Vescovi una croce, quella che porto anche oggi, e che oggi mi è ancora più cara di prima.

Sulla facciata della croce è riprodotta la celebre statuina del III secolo, rinvenuta presso le Catacombe di San Callisto.

In questa statuina la pecorella smarrita – che siamo noi – fa un gesto quasi innaturale. Sta sulle spalle del buon Pastore, ma sporge il suo musetto fino a incrociare lo sguardo del buon Pastore.

Il sussulto di amore e di misericordia trascorre così dal Padre al figlio, dal buon Pastore alla pecorella smarrita…

4. Carissimi, tutto questo è detto per noi, all’inizio della Quaresima, nell’anno della fede.

Ecco le due parole-chiave di questa Quaresima: fede e amore, fede e carità.

Il sussulto di amore e di misericordia del nostro Dio deve tradursi nelle opere di carità della nostra vita.

In questa opera delicata di “traduzione” ci guida il Messaggio del Papa per la Quaresima nell’anno della fede: un Messaggio che – a questo punto – porteremo nel nostro cuore, quasi come un solenne testamento.

“Una fede senza opere” – osserva il Papa – “è come un albero senza frutti. Queste due virtù”, la fede e la carità, “si implicano reciprocamente. La Quaresima ci invita proprio, con le tradizionali indicazioni per la vita cristiana, ad alimentare la fede attraverso un ascolto più attento e prolungato della Parola di Dio e la partecipazione ai Sacramenti, e, nello stesso tempo, a crescere nella carità, nell’amore verso Dio e verso il prossimo, anche attraverso le indicazioni concrete del digiuno, della penitenza e dell’elemosina” (n. 3).

5. Sia veramente così per noi, carissimi figli miei di questa Università: sia così nella prossima Quaresima!

Ma – soprattutto – il sussulto d’amore e di misericordia del nostro Dio sia il progetto della vostra vita, dentro alla fede della santa Chiesa.

E questo sussulto d’amore faccia partire la nostra grande corsa verso la santità. Santità – anche questo ve l’ho già detto più volte –, santità significa semplicemente “essere felici di qua e di là”.

Siate dunque felici, amici miei: siate santi!

+ Enrico dal Covolo

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ZENIT Staff

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