"Il santo non è un angelo"

Mons. Enrico dal Covolo nella puntata di domenica 13 luglio 2014 di “Ascolta si fa sera”

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Pubblichiamo la meditazione di monsignor Enrico dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, per la puntata di domenica 13 luglio del programma di informazione religiosa “Ascolta si fa sera” di Rai Radio 1.

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Oggi ricorre la festa di un santo, che è il mio santo patrono. 

Si tratta di sant’Enrico II, re e imperatore, vissuto tra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo. Fu duca di Baviera, re di Germania e imperatore del Sacro Romano Impero.

Ebbe anche altri titoli: lo chiamarono “il santo”, “il pio”, “il buono”, ma anche “lo zoppo”, perché – dopo un’azione di guerra nelle Puglie – contrasse una grave malattia. Poi, risalendo verso il Nord, passò per Montecassino, dove – secondo la tradizione – ricevette  la grazia della guarigione invocando san Benedetto. Tuttavia la guarigione fu parziale, perché rimase storpio per il resto della sua vita. Di qui appunto il soprannome “lo zoppo”.

Da parte mia, vorrei imitare Enrico nella santità, nella pietà, nella bontà…, ma non vorrei proprio diventare zoppo come lui.

Sant’Enrico è celebre anche per il suo matrimonio con una santa, di nome Cunegonda. Ho visitato la tomba di sant’Enrico, nella cattedrale di Bamberga, e accanto a lui, quasi come su un letto nuziale, è sepolta la sua sposa. Si è diffusa la leggenda che Enrico – così pio…, quasi come un monaco – non avrebbe mai consumato il matrimonio con la sua sposa Cunegonda. Credo proprio che si tratta di un’esagerazione. In base a una certa cultura del tempo, in questo modo si voleva enfatizzare un modello di santità monastica affibbiato all’imperatore. 

E’ vero comunque che egli si occupava molto delle cose della Chiesa. In seguito alle sue pressanti richieste, il papa Benedetto VIII, che l’aveva incoronato imperatore, decise di inserire la recita del Credo nelle Messe domenicali e nelle solennità liturgiche.

A questo punto, temo di non aver delineato un profilo ideale del mio santo patrono, e forse qualcuno di voi si chiederà da quale punto di vista questo santo possa essere esemplare per noi oggi.

Ebbene, secondo me la risposta è questa, ed è incoraggiante per ciascuno di noi. 

Il santo non è un angelo. I santi sono delle donne e degli uomini, peccatori come noi. Anche i santi hanno i loro limiti, e i vari condizionamenti della loro epoca. 

Eppure, la santità resta a portata di mano per ciascuno di noi. Basta impegnarsi a fare bene e con amore le piccole (o grandi) cose di ogni giorno, e confidare senza riserve nella misericordia del nostro Dio.     

+ Enrico dal Covolo

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ZENIT Staff

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