Il profumo di papa Francesco: l'odore delle pecore

La sua prima Pasqua da pontefice è segnata da eventi e messaggi che lasciano un segno nella storia della Chiesa

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Durante la Missa crismalis il Sano Padre ha tracciato l’identikit del sacerdote di oggi che segue le orme del Buon Pastore alla ricerca della pecorella smarrita e la riconduce all’ovile tenendola stretta sul collo. L’aver ribadito con forza che il bravo sacerdote deve sentire e portare l’odore delle pecore e quindi sentirsi parte viva della sua comunità ha reso papa Francesco ancor più vicino ai sacerdoti e al popolo cristiano.

L’icona del Buon Pastore ha da sempre  caratterizzato il periodo  pasquale e l’immagine del Pastore che bussa alla porta che non ha chiavistelli dall’esterno, quasi a simboleggiare la libertà del cristiano che volentieri apre dall’interno a Gesù che bussa alla porta del suo cuore, è stata sempre una positiva immagine ed una lezione catechetica di vita cristiana.

Commentando gli abiti liturgici, quasi a proseguire la lezione di Benedetto XVI, Papa Francesco si è soffermato sulla casula che come gli antichi mantelli dei sacerdoti del popolo ebraico, dei romani prima e medievali dopo, coprivano gli abiti sacerdotali che sono belli e preziosi per celebrare e rendere presente la gloria di Dio e non per chi li indossa, quasi esternazione del “gusto per i drappi”.

Quando ci rivestiamo con la nostra umile casula, ha detto il Papa, può farci bene sentire sopra le spalle e nel cuore il peso e il volto del nostro popolo fedele, dei nostri santi e dei nostri martiri, che in questo tempo sono tanti!

L’immagine dell’olio che si sparge, che scende dalla barba di Aronne fino all’orlo delle sue vesti sacre, ha consentito a Papa Francesco di commentare che il crisma sacerdotale non si limita a profumare la sua persona, ma si sparge e raggiunge “le periferie”, i poveri, i prigionieri,  i malati e quelli che sono tristi e soli.

L’unzione, non è per profumare noi stessi, ha detto il Papa, e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, perché l’olio diventerebbe rancido … e il cuore amaro

Nella distinzione e differenza tra “mediatore” e intermediario” o “gestore”, Papa Francesco ha delineato il compito del sacerdote oggi.

I preti “intermediari e gestori” sono spesso “tristi”, e sono stati definiti “collezionisti di antichità o di novità” espressione che si presta ad una doppia interpretazione che vede i “progressisti e innovatori” rifiutare ogni forma di tradizione, come pure i tradizionalisti, impossibilitati ad utilizzare la ricchezza liturgica della tradizione antica e sempre per la gloria di Dio.

Essere pastori in mezzo al proprio gregge e pescatori di uomini: è il monito del Papa nel giorno sacerdotale, applicando le regole della pedagogia del Buon Pastore che conosce le sue pecorelle, le chiama per nome, si prende cura perché nessuna di esse vada perduta .

Il sacerdote porta a tutti olio della gioia del Cristo ed in particolare lo porta nelle periferie  dovec’è sofferenza, c’è sangue versato, c’è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni.

Il cuore sacerdotale di Papa Bergoglio lo ha portato nel pomeriggio del Giovedì santo al carcere minorile di Casal di Marmo, dove ha celebrato la lavanda dei piedi a 12 giovani detenuti e ha rinnovato l’Eucarestia dell’ultima cena.

Ha portato a quei giovani “la carezza di Gesù” e leggendo le testimonianze e le emozioni dell’incontro con il Santo Padre si percepisce che la grazia del Signore opera in maniera misteriosa anche attraverso questi segni il Papa  diventa così “il primo custode della loro speranza”, perché i ragazzi “sognano che la vita futura possa essere semplice e onesta”.

L’incoraggiamento di Papa Francesco: “Avanti, non lasciatevi rubare la speranza” diventa monito di risurrezione e di gioia per tutti i giovani e per la Chiesa universale, che Papa Francesco, da Sommo pontefice, guida e governa.

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Giuseppe Adernò

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