L'effetto "Pancho"

Conversioni, confessioni e grande affluenza nelle Chiese dopo lelezione di “Pancho”, diminuitivo di Papa Francesco

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Un giornale argentino lo ha chiamato “l’effetto Pancho”, il diminutivo di Francisco, un soprannome affettuoso con cui nel paese sudamericano ci si rivolge all’amico o al figlio che porta questo nome. Il diminutivo è subito passato a Bergoglio-Francisco Papa. Con Effetto Pancho si designano una molteplicità di fenomeni innescati dal nuovo pontefice. Tra le molte confessioni evangeliche, per esempio.

Raquel Sosa, una signora residente nel municipio di José León Suárez, alla periferia di Buenos Aires, ha preso carta e penna ed ha scritto al Papa. Evangelica, per 17 anni non ha messo piede in una Chiesa e non ha certo avuto buone parole per i suoi ministri. La lettera l’ha iniziata così: “Stimato padre Jorge, la saluto con grande emozione e speranza. Le racconto che dopo tanto tempo sono molto felice, come credente, perché l’ho vista parlare al mondo con amore e semplicità, ricordando a tutti che la Chiesa è di Cristo e che servire il povero, il più bisognoso, è servire Gesù”. Donna Rachele ha ripreso ad andare a messa. E, con sua sorpresa, inginocchiati sulle panche, ha visto altri 4 “fratelli” che frequentavano chiese evangeliche come lei. L’effetto Pancho sulle chiese evangeliche è tutto da misurare ma molte segnalazioni lasciano prevedere che sarà forte.

Effetto Pancho anche nelle chiese della capitale. Nel santuario di San Cayetano, a Liniers, dove tradizionalmente gli argentini si recano a chiedere “pan y trabajo” l’affluenza si è moltiplicata a tutte le ore del giorno; tanti i pellegrinaggi spontanei segnalati verso la Basilica di Lujan, cara a Bergoglio. I parroci della capitale avvertono un aumento considerevole nell’affluenza alle messe, sia festive che feriali, e nelle richieste di ricevere i sacramenti, la confessione e il battesimo soprattutto.

Di effetto Pancho parlano  gli italoargentini che sono emigrati in Italia in cerca di lavoro dopo la crisi del 2001, la grande crisi che ha portato il loro paese alla bancarotta. Molti hanno scritto o telefonato ai familiari o ai parenti rimasti in Argentina  raccontando di questi giorni in Italia, o a Roma, e rilevando di essere trattati con più attenzione che in passato.

Valgano per tutti le poche righe scritte da Alicia De Mattei, collaboratrice domestica, in Italia da otto anni: “Prima dell’elezione del Papa la vita era dura, in certi casi ci veniva fatto pesare il fatto di non essere italiani ma argentini con nonno italiano. Molti poi conoscono ben poco dell’Argentina, eccetto Maradona e Messi. Adesso invece ci salutano, ci felicitano, vogliono che gli parliamo del nostro paese”.

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Alver Metalli

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