I vescovi degli Stati Uniti contro un decreto che introduce il gender

La misura della Casa Bianca per vietare discriminazioni basate su “identità di genere” viene definita “estrema e senza precedenti”

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Il nuovo decreto presidenziale degli Stati Uniti che vieta alle imprese che lavorano per lo Stato discriminazioni basate su orientamenti sessuali o identità di genere è una “una misura estrema e senza precedenti”. Questo è il parere dei vescovi statunitensi, che hanno così criticato, per mezzo di un comunicato, il provvedimento annunciato il mese scorso dalla Casa Bianca e firmato lunedì da Barack Obama.

Sebbene la misura sia stata presentata come uno strumento per arginare casi di intolleranza, secondo i presidenti della Commissione episcopale per la libertà religiosa e di quella per i laici, il matrimonio, la famiglia e i giovani, mons. William E. Lori e mons. Richard J. Malon, “invece di vietare le discriminazioni, le aumenta”. Segnatamente – come segnala la Radio vaticana – nei confronti di imprese appaltatrici che rifiuteranno di applicare le nuove disposizioni per motivi religiosi.

Il decreto fa infatti riferimento alla “identità di genere”, un termine finora sconosciuto nell’ordinamento federale e basato sull’idea che il genere sessuale sia una creazione culturale e che può essere scelta dall’individuo a prescindere dal suo sesso biologico. “Queste ambiguità giuridiche – sottolinea in conclusione la nota – non sono compensate da nessuna norma che tuteli la libertà di coscienza dei datori di lavoro che hanno contratti di appalto con l’amministrazione federale. Un’anomalia inaccettabile per i vescovi”.

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ZENIT Staff

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