"Giovani dell'Asia, siete una parte necessaria e amata del presente della Chiesa"

Papa Francesco conclude la 6° Giornata della Gioventù Asiatica con una solenne Messa presso il Castello di Haemi, alla presenza di circa 50.000 giovani, tra cui 300 cinesi

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È ancora lo spirito dei martiri ad aleggiare su un grande evento presieduto da Papa Francesco in Corea del Sud. L’eredità di questi seguaci di Cristo perseguitati e uccisi, il loro sangue che ha reso fertile il terreno coreano al seme cristiano, la loro testimonianza di forza e fede sono ancora una volta al centro delle parole di Bergoglio: quelle pronunciate oggi pomeriggio al Castello di Haemi. Lì, nel piazzale all’interno della cinta muraria, il Santo Padre ha celebrato la Messa conclusiva della 6a Giornata della Gioventù Asiatica.

Una Giornata più ‘raccolta’ rispetto a quella di Rio de Janeiro, circoscritta solo al territorio asiatico, ma non meno festosa e pregna di gioia. Il carisma di Papa Francesco, poi, “funziona ad ogni latitudine del mondo”, come ha avuto a dire alcuni giorni fa padre Lombardi: il Papa argentino infuoca infatti l’animo dei circa 50.000 giovani presenti, provenienti non solo dalla Corea ma anche da 23 diverse nazioni dell’Asia. E alcuni dopo non poche difficoltà. Come i circa 300 giovani della Repubblica Popolare cinese.

A loro il Papa ricorda il tema del grande evento e grida «La gloria dei martiri brilla su di voi!», ribadendo che ogni ragazzo o ragazza che si dica cristano in Asia è erede “di una grande testimonianza, di una preziosa confessione di fede in Cristo”. Quella dei martiri, appunto, che laddove “hanno consegnato i propri corpi ai persecutori; a noi invece hanno consegnato una testimonianza perenne del fatto che la luce della verità di Cristo scaccia ogni tenebra e l’amore di Cristo trionfa glorioso”.

Con questa certezza allora è possibile affrontare “la sfida” di essere suoi discepoli oggi, riflettendo anche “sull’altra parte” del tema della Giornata: «Gioventù dell’Asia, alzati!». Tema che, dice il Papa, parla ai giovani “di un compito, di una responsabilità”. Bergoglio si sofferma infatti ad analizzare ciascuna di queste parole, a cominciare da «dell’Asia», espressione che indica il grande Continente asiatico.

Un Continente “imbevuto di ricche tradizioni filosofiche e religiose”, che “rimane una grande frontiera per la vostra testimonianza a Cristo”. Guardando ad esso, afferma il Santo Padre, si nota come “nel piano di Dio, le vostre comunità cristiane sono davvero un ‘pusillus grex’, un piccolo gregge, al quale tuttavia è stata affidata  la missione di portare la luce del Vangelo fino ai confini della terra”. 

Voi giovani – aggiunge infatti – “che non soltanto vivete in Asia, ma siete figli e figlie di questo grande Continente, avete il diritto e il compito di prendere parte pienamente alla vita delle vostre società”. L’invito è allora sempre il solito, indimenticabile, di wojtyliana matrice: “Non abbiate paura!”. “Non abbiate paura di portare la sapienza della fede in ogni ambito della vita sociale!”, esorta Francesco.

Perché se già in quanto “asiatici”, voi “vedete e amate dal di dentro tutto ciò che è bello, nobile e vero nelle vostre culture e tradizioni”, come cristiani ricevete anche il discernimento per capire “che il Vangelo ha la forza di purificare, elevare e perfezionare questo patrimonio”. Al contempo, “siete capaci di discernere ciò che è incompatibile con la vostra fede cattolica, ciò che è contrario alla vita di grazia innestata in voi col Battesimo, e quali aspetti della cultura contemporanea sono peccaminosi, corrotti e conducono alla morte”.

Il Pontefice ‘analizza’ quindi la parola “gioventù”, che indica una stagione della vita caratterizzata da “ottimismo, energia e buona volontà”. “Lasciate – è l’invito del Pontefice – che Cristo trasformi il vostro naturale ottimismo in speranza cristiana, la vostra energia in virtù morale, la vostra buona volontà in amore genuino che si sa sacrificare!”.

Questo è il cammino che tutti i giovani sono chiamati ad intraprendere. Tutti: “sia che siate lavoratori, o studenti, o che abbiate già intrapreso una professione, o risposto alla chiamata al matrimonio, alla vita religiosa o al sacerdozio”. Tutti voi, afferma il Santo Padre, “non siete soltanto una parte del futuro della Chiesa, ma siete anche una parte necessaria e amata del presente della Chiesa!”.

E, in quanto tali, è vostro compito rimanere “uniti gli uni agli altri”, spendersi con i propri Vescovi e sacerdoti ad “edificare una Chiesa più santa, più missionaria e umile”. Soprattutto è fondamentale “servire i poveri, le persone sole, i malati e gli emarginati”, dice il Papa. Questa è la priorità di ogni giovane che segue Gesù Cristo, e questa è anche la tentazione che spesso si presenta durante la vita cristiana: “di allontanare lo straniero, il bisognoso, il povero e chi ha il cuore spezzato”.

Invece sono proprio queste persone che gridano: «Signore, aiutami!». Il grido, cioè, della donna Cananea citata dal Vangelo di oggi; il grido di “tutti quei martiri che ancora oggi soffrono persecuzione e morte nel nome di Gesù”. Allora “diamo risposta a questa invocazione”, incoraggia il Vescovo di Roma, “non come quelli che allontanano le persone che chiedono, come se servire i bisognosi si contrapponesse allo stare più vicini al Signore”.

Insieme ad «Aiutami!», l’orecchio di ogni giovane cristiano in Corea deve sensibilizzarsi poi ad un altro grido: «Alzati!». “Gioventu’ dell’Asia, alzati! Alzati su! Su, su! Alzati su!”, urla Papa Francesco in inglese a tutti i giovani. Un imperativo che implica “una responsabilità”, un “dovere” che il Signore affida a ciascuno: essere, cioè, “vigilanti per non lasciare che le pressioni, le tentazioni e i nostri peccati o quelli di altri intorpidiscano la nostra sensibilità per la santità, per la gioia del Vangelo”.

Bergoglio conclude quindi in bellezza la 6a Giornata della Gioventù Asiatica: la bellezza dell’unità a Cristo e alla Chiesa. Una strada verso cui augura a tutte le nuove generazioni di camminare, in modo da essere colmati di vera gioia.

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Per il testo integrale dell’omelia del Santo Padre cliccare qui

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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