“Fazendas da Esperança”: lavoro e Parola di Dio contro le dipendenze giovanili

Parla a ZENIT il fondatore di questa iniziativa, fra Hans Stapel

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GUARATINGUETA, venerdì, 11 maggio 2007 (ZENIT.org).- Nel contesto del suo viaggio apostolico in Brasile, Papa Benedetto XVI si recherà sabato mattina a Guaratinguetá per visitare la casa madre delle “Fazendas da Esperança” (Fattorie della Speranza), le comunità di recupero per giovani alcolizzati o tossicodipendenti , caratterizzate dal duro lavoro e da uno stile di vita improntato alla Parola di Dio.

Situato a 30 km dal Santuario di Aparecida, questo centro di riabilitazione è stato fondato nel 1983 su iniziativa del frate francescano Hans Stapel, di 62 anni, nel solco della spiritualità dei Focolarini.

Ad oggi sono 31 le Fazendas sparse in tutto il Brasile. A queste se ne aggiungono una in Paraguay, una in Argentina e un’altra nelle Filippine, ma il progetto si sta espandendo anche in altri Paesi.

Vi sono, inoltre, giovani che soffrono di depressione, così come donne con problemi di bulimia.

Il frate tedesco ha parlato a ZENIT del “segreto del suo successo” – l’84% dei giovani riesce a sconfiggere la dipendenza – e delle sue aspettative sulla visita del Pontefice, spiegando che la chiave è “nel fatto che innanzitutto siamo molto semplici e non facciamo nulla di complicato: viviamo secondo il Vangelo, lavoriamo e gioiamo del nostro lavoro e viviamo come in una famiglia”.

Il programma di recupero dura 12 mesi ed è basato sul lavoro come fonte di auto-sostentamento e sulla vita comunitaria come strumento di crescita interiore alla luce della spiritualità del Vangelo.

In ogni casa vivono dai dodici ai quattordici giovani, “cosicché è possibile dialogare, assumersi delle responsabilità in comune e – questo è importante – fondare la propria vita quotidiana sulla Parola”, ha spiegato fra Hans Stapel.

La Parola del Vangelo, ha osservato il religioso, “non è altro che una scuola d’amore, dove si impara ad esserci per l’altro e a non pensare a se stessi. E quando ci si riesce a liberare di se stessi, è lì che il problema è stato realmente risolto”.

“Quello che dobbiamo fare è uscire dall’egoismo”, ha affermato fra Stapel. “Imparare a pensare agli altri. Solo negli altri possiamo trovare noi stessi”.

“Quando si comincia a vivere per l’altro si prova gioia. Chi dona, viene accolto; chi si perde, si ritrova. E’ questo il segreto”.

I giovani accolti nelle “Fazendas” imparano un nuovo stile di vita da coloro che già vivono nella struttura.

“All’inizio quando hanno delle difficoltà, se ne parla, ma sempre in modo concreto, non si fa mai teoria. Non abbiamo delle lezioni o cose di questo genere, da noi c’è la vita vissuta. E’ questo il segreto. Si deve cominciare. La vita è facile. Laddove si complicano le cose non c’è più il divino, ma solo l’essere umano che agisce”, ha spiegato.

Quanto alla visita di Benedetto XVI alla “Fazenda da Esperança”, fra Stapel ha affermato che “la cosa bella è che in questo modo lascia un segno. Come Papa sta dicendo questo: vado a trovare gli esclusi, coloro che non vengono tuttora accettati da molta gente, che semplicemente vengono bollati come banditi o emarginati”.

“Il Papa viene a trovare loro, e in questo modo gli dona un altissimo valore. Questo è molto importante. E in questo modo lascia un segno”, ha aggiunto.

“La Chiesa è stata da sempre al fianco dei poveri, e questa è anche la sua vocazione. Non c’è alcuna fede senza opere – ha osservato –. Se credo in Dio e non agisco concretamente con gesti d’amore, allora si tratta di pura teoria. Questo non cambia allora la mia vita, e neanche la vita di chi mi sta attorno”.

In questo modo, ha continuato il frate, il Papa vuole dire ai giovani: “Voi non siete dei figlioli prodighi! Voi avete l’amore del Padre Celeste! Egli vi accoglie, voi siete utili a Dio. Voi avete la possibilità di evangelizzare, avete la possibilità di aiutare gli altri; avete la possibilità di cominciare una nuova vita, poiché in Dio vi è sempre un nuovo inizio”.

Sono più di duemila i giovani riabilitati dalle loro dipendenze che attendono la visita del Papa questo sabato.

La visita del Papa alla “Fazenda da Esperança”, ha spiegato il responsabile del Dipartimento America Latina di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, Ultich Kny, “dimostra l’importanza del problema delle droghe e fino a che punto (il Pontefice) valorizza l’iniziativa di fra Stapel”.

“Questa iniziativa – ha aggiunto – non ruota solo intorno alla disintossicazione, ma anche alla scoperta che Dio ci ama e al tentativo di ricominciare da zero”.

“Le droghe sono un sostituto per la mancanza d’amore”, ha denunciato.

Oltre ad essere centri di disintossicazione da droga e alcolismo, le “Fazendas da Esperança” sono diventate autentici centri di rievangelizzazione per chi vi arriva.

L’origine delle Fazendas risale al 1979, quando fra Stapel arrivò alla parrocchia di Nostra Signore della Gloria, a Guaratinguetá. Lì avviò una serie di iniziative sociali e un giovane della parrocchia, Nelson Giovanelli, iniziò ad aiutare i giovani drogati della zona in cui viveva; alla fine un gruppo di loro si costituì in comunità.

Il gruppo, accompagnato da fra Hans, decise di applicare nel quotidiano la pratica del Vangelo dell’amore cristiano e di vivere del proprio lavoro.

Il successo dell’iniziativa si raggiunge senza droghe sostitutive, medicine né aiuto di psicologi. I giovani imparano che ogni persona è importante e che tutti devono contribuire per far andare avanti la comunità.

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ZENIT Staff

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