"Criminali, convertitevi! Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio!"

Nella Messa in piazza del Plebiscito, il Papa lancia un toccante appello a chi “sfigura il volto bello” di Napoli e la “gioia del cuore napoletano” con la “corruzione e la delinquenza”

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“Ai criminali e a tutti i loro complici, oggi io, umilmente, come fratello, ripeto: convertitevi all’amore e alla giustizia!”. L’eco delle parole di Giovanni Paolo II, pronunciate nel 1993 nella Valle dei Templi di Agrigento, è riecheggiato stamani in piazza del Plebiscito, nel cuore di Napoli. È di nuovo un Vicario di Cristo, a scuotere le coscienze di chi ha intrapreso la strada dell’illegalità, e a chieder loro di mutare il proprio cuore.

Anche lo scenario, è di nuovo suggestivo. La cima superba del Vesuvio sembrava vigilare, da lontano, su una piazza gremita da migliaia di fedeli e arricchita dalla neoclassica basilica di San Francesco di Paola. Il sole, celato dalle nubi, sprigiona una luce tenue e amabile. Come amabile è il tono di voce con cui papa Francesco introduce la sua omelia.

Il Pontefice commenta il Vangelo di oggi, ambientato “al culmine della festa ebraica delle capanne, dopo che Gesù ha proclamato una grande profezia rivelandosi come sorgente dell’acqua viva, lo Spirito Santo (cfr Gv 7,37-39)”. Rivelazione che, osserva Francesco, impressiona la gente, la induce a discutere su di Lui. È così che “alcuni sono entusiasti e dicono che ‘è davvero il profeta’”, e “qualcuno addirittura afferma: ‘Costui è il Cristo!’”. Tuttavia c’è anche chi si oppone sostenendo che “il Messia non viene dalla Galilea, ma dalla stirpe di Davide, da Betlemme”. Costoro, aggiunge il Santo Padre, “senza saperlo, confermano proprio l’identità di Gesù”.

A quest’ultima categoria appartengono i capi dei sacerdoti, i quali mandano delle guardie per arrestarlo, che però “ritornano a mani vuote e dicono: ‘Mai un uomo ha parlato così’”. Il Papa spiega che la loro è “la voce della verità”, che risuona in “uomini semplici”.

Ieri come oggi, la parola del Signore “provoca sempre una divisione tra la accoglie e chi la rifiuta”, commenta il Vescovo di Roma. Che soggiunge: “A volte un contrasto interiore si accende anche nel nostro cuore; questo accade quando avvertiamo il fascino, la bellezza e la verità delle parole di Gesù, ma nello stesso tempo le respingiamo perché ci mettono in discussione e ci costa troppo osservarle”.

E come quegli “uomini semplici”, il Papa è oggi venuto a Napoli “per proclamare” insieme alla gente: “Gesù è il Signore!”. Una frase che fa ripetere due volte a tutta l’Assemblea, e dopo di che aggiunge: “Nessuno parla come Lui! Lui solo ha parole di misericordia che possono guarire le ferite del nostro cuore. Lui solo ha parole di vita eterna” (cfr Gv 6,68).

Francesco ricorda quindi le caratteristiche della parola di Cristo, la quale “non ha la potenza del mondo, ma quella di Dio, che è forte nell’umiltà, anche nella debolezza”. E quindi “la sua potenza è quella dell’amore: un amore che non conosce confini, un amore che ci fa amare gli altri prima di noi stessi. La parola di Gesù, il santo Vangelo, insegna che i veri beati sono i poveri in spirito, i non violenti, i miti, gli operatori di pace e di giustizia. Questa è la forza che cambia il mondo!”.

Il Pontefice torna quindi a rievocare il tema delle periferie, ricordando che “la parola di Cristo vuole raggiungere tutti, in particolare quanti vivono nelle periferie dell’esistenza, perché trovino in Lui il centro della loro vita e la sorgente della speranza”. E il compito di chi ha già avuto la grazia di ricevere questa parola di Vita, è di uscire dai propri “recinti” per “portare a tutti la misericordia, la tenerezza, l’amicizia di Dio”. È un lavoro che “tocca a tutti – dice – ma specialmente a voi”, aggiunge volgendo lo sguardo verso i sacerdoti: “Portare misericordia, perdono, pace, gioia; nei sacramenti, nell’ascolto. Che il popolo di Dio possa trovare in voi uomini misericordiosi come Gesù”.

Ma il compito è assegnato anche a “ogni parrocchia e ogni realtà ecclesiale” perché “diventi santuario per chi cerca Dio e casa accogliente per i poveri, gli anziani e quanti si trovano nel bisogno”. “Andare e accogliere – afferma il Papa: così pulsa il cuore della madre Chiesa, e di tutti i suoi figli”. Perché “quando i cuori si aprono al Vangelo, il mondo comincia a cambiare e l’umanità risorge! Se accogliamo e viviamo ogni giorno la Parola di Gesù, risorgiamo con Lui”.

È nel tempo di Quaresima, che “in tutto il popolo di Dio si riaccende la speranza di risorgere con Cristo, nostro Salvatore”. Per questo – prosegue – “che non giunga invano la grazia di questa Pasqua, per il popolo di Dio di questa città!”. L’appello del Papa si rivolge dunque ai giovani: “Apritevi alla potenza di Gesù Risorto, e porterete frutti di vita nuova in questa città: frutti di condivisione, di riconciliazione, di servizio, di fraternità. Lasciatevi avvolgere, abbracciare dalla sua misericordia”.

Ai napoletani il Papa argentino chiede: “Non lasciatevi rubare la speranza! Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti. Questo è fame di oggi e fame di domani. Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini”. Francesco chiede che “la corruzione e la delinquenza” non sfigurino “il volto di questa bella città e, di più, la gioia del vostro cuore napoletano”.

Di qui il passaggio più emozionante dell’omelia: “Ai criminali e a tutti i loro complici, oggi io, umilmente, come fratello, ripeto: convertitevi all’amore e alla giustizia! Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! Siate consapevoli che Gesù vi sta cercando, per abbracciarvi, per baciarvi, per amarvi. Con la grazia di Dio, che perdona tutto e perdona sempre, è possibile ritornare a una vita onesta”. Una richiesta, che arriva dalle “lacrime delle madri di Napoli, mescolate con quelle di Maria, la Madre celeste invocata a Piedigrotta e in tante chiese di Napoli. Queste lacrime sciolgano la durezza dei cuori e riconducano tutti sulla via del bene”.

Il Santo Padre afferma poi: “Oggi comincia la primavera, tempo di riscatto. Ed oggi è tempo di riscatto per Napoli: questo è il mio augurio e la mia preghiera per una città che ha in sé tante potenzialità spirituali, culturali e umane, e soprattutto tanta capacità di amare”.

Augurio che si rivolge anche alle “autorità, alle istituzioni, alle varie realtà sociali e ai cittadini”, perché “tutti insieme e concordi, possono costruire un futuro migliore”. Un futuro, quello di Napoli, che non consiste nel “ripiegarsi rassegnata su sé stessa, ma aprirsi con fiducia al mondo, dare largo alla speranza”. Francesco ricorda che “questa città può trovare nella misericordia di Cristo, che fa nuove tutte le cose, la forza per andare avanti con speranza, la forza per tante esistenze, tante famiglie e comunità”. “Sperare è già resistere al male – aggiunge -. Sperare è guardare il mondo con lo sguardo e con il cuore di Dio. Sperare è scommettere sulla misericordia di Dio, che è Padre e perdona sempre e perdona tutto”.

Il Santo Padre quindi, nel finale della sua omelia, afferma che “Dio, fonte della nostra gioia e ragione della nostra speranza, vive nelle nostre città. Dio vive a Napoli!”. E si congeda quindi con un dialettale: “E ca ‘a Maronna v’accumpagne!”.

Per leggere il testo integrale dell’omelia si può cliccare qui.

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Federico Cenci

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