Lettura
Il dialogo di Gesù col giovane che possedeva molte ricchezze, ci fa riflettere sul senso vero dell’esistenza. Entrare nella vita, infatti, significa esser felici, in quanto una vita felice non può che essere eterna. Se amiamo questa vita che, pure, è piena di affanni, sempre alla ricerca, come siamo, di ciò che ancora ci manca sul piano materiale, quanto più dovremo amare la vita che non si esaurisce mai? La porta che immette in essa sono i Comandamenti, le dieci parole incise da Dio nei nostri cuori. La vera prova del nove sta, però, nell’esser distaccati da tutto, anche dai beni materiali.
Meditazione
Come ottenere una vita felice e senza fine? Il desiderio di quel giovane, espresso con candore, è anche il nostro, anzi di ogni essere umano: la nostalgia del bene totale, che s’identifica con Dio, l’Unico che è veramente Buono, anzi il Bene assoluto. Ma la via verso il bene, apparentemente facile, è quella indicata dalle Dieci Parole, già consegnate da Dio a Mosè, e scritte in maniera indelebile nella coscienza morale di ognuno di noi. Nel Decalogo, che impariamo andando al catechismo, capiamo che chi si comporta così, sarà ricco, ricco di vita. Ma se l’attaccamento ai beni diventasse più forte e importante delle parole di Dio? Ecco il nodo della “perfezione”, che dal Maestro buono (buono sia prima che dopo la risposta data al giovane) viene proposto quale opportunità ad ognuno di noi, come a quel ragazzo che, sinceramente, cercava il massimo della felicità. I poveri e i ricchi sono una realtà di fatto, anche nella società contemporanea. Eppure, sia poveri che ricchi devono ricordare che la vera ricchezza sta altrove, in quanto, piuttosto che nel possedere e accumulare, sta nel rendere partecipi gli altri dei propri beni. Ecco cosa fare: non essere attaccato a nulla, non dare il proprio cuore a beni soltanto materiali, condividere. Il discepolo di Gesù è chi lo segue, soprattutto sotto il profilo di chi si sa rendere libero da ogni possesso, certo di avere un tesoro nei cieli. Chi ha il cuore distaccato, infatti, è perché ha trovato qualcosa di gran pregio, perciò sa rinunciare a ciò che, rispetto alla vita eterna, appare misero; soprattutto sa condividere. Tutto quello a cui sappiamo rinunciare, non va a finire ai poveri, ma a Gesù stesso: «Tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli… lo avete fatto a me» (Mt 25,40).
Preghiera
Signore, insegnami la via della vera felicità: se posseggo, fa’ che io sia pronto a dare con larghezza, consapevole di aumentare il mio capitale in cielo; se non posseggo, fa’ che io non consideri mai un tesoro geloso quanto sono in grado di condividere e mettere a disposizione degli altri.
Agire
Oggi metterò a disposizione di chi non ha, qualcosa che io posseggo: un bene, un consiglio, una parola d’incoraggiamento, un suggerimento, un boccone, un bicchier d’acqua.
Meditazione del giorno a cura dimonsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it