Cardinal Bertone: l'Ucraina, crocevia tra Oriente e Occidente

Il Segretario di Stato vaticano commenta il suo viaggio a Leopoli e Kiev

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 30 maggio 2008 (ZENIT.org).- L’Ucraina può essere un significativo punto di incontro tra Oriente e Occidente: ne è convinto il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, appena tornato da un visita nel Paese svoltasi dal 23 al 26 maggio.

Nel corso del suo viaggio, il porporato ha visitato le città di Kiev e Leopoli, beatificando in quest’ultima la suora polacca Marta Maria Wiecka, morta di tifo a trent’anni per aver scelto di sostituire un medico che doveva disinfestare la cella di isolamento di una malata (cfr. ZENIT, 26 maggio 2008).

L’Ucraina “può svolgere un ruolo importante essendo un punto d’incontro, un crocevia tra le culture dell’Oriente e dell’Occidente”, ha osservato il Cardinale in un’intervista a “L’Osservatore Romano”, citando Giovanni Paolo II nell’affermare che la Chiesa, come l’Europa, “deve respirare a due polmoni: Oriente e Occidente”.

Quest’anno, ha ricordato, ricorre il 1020° anniversario della prima evangelizzazione della Rus di Kiev “che, partita dall’Ucraina, è andata verso l’Oriente e ha messo le basi di quelle radici cristiane che sono l’humus che fa unità tra i popoli dell’Oriente e dell’Occidente. Radici cristiane che sono state riprese, ribadite non solo a livello di gerarchia delle varie Chiese, ma anche a livello e nella coscienza di identità propria delle autorità dell’Ucraina”.

In Ucraina, ha affermato il Cardinal Bertone, c’è “una Chiesa viva”, “perfino entusiasta”, e un “anelito all’unità” sia nei cattolici che negli ortodossi.

Per questo motivo, va incoraggiato il dialogo ecumenico, “perché lo sforzo di creare unità, di fare piattaforma di unità, di convergere su obiettivi comuni proprio in base alla fede comune, è un presupposto indispensabile per la nuova evangelizzazione e per l’efficacia della testimonianza di tutte le Chiese, di tutte le confessioni cristiane. Nelle loro diversità, ma nell’unità della medesima fede in Cristo”.

“Tutti hanno parlato della necessità di fare dei passi concreti comuni – ha rivelato –. Nonostante le difficoltà che persistono ancora, ci sono passi positivi di dialogo interconfessionale per convergere su alcuni temi”, come quello della formazione.

In questo settore, il porporato ha riconosciuto che le autorità governative ucraine riconoscono il contributo della Chiesa, ad esempio con l’Università cattolica di Leopoli in Ucraina e l’Istituto superiore di studi religiosi San Tommaso di Kiev, “frequentato da molti giovani cattolici, ortodossi e anche non credenti che però sono in ricerca”.

Secondo il Segretario di Stato, un “problema reale” del mondo di oggi è la scarsa conoscenza reciproca tra i cattolici dell’Ucraina e quelli dell’Europa occidentale.

Per questo, ha esortato a un maggiore approfondimento della storia del Paese, il cui popolo è “rimasto fedele ai valori cristiani forse più di altri popoli” e ora “si affaccia alle porte dell’Europa con una sua dignità e con delle risorse che tutti dobbiamo valorizzare”.

Se da un lato bisogna ricordare i tanti martiri della fede ucraini, vittime del “tentativo di annientamento delle Chiese” messo in atto nel Paese, dall’altro è necessario “ravvivare la memoria per l’oggi, perché allora c’era una persecuzione aperta, adesso c’è un attacco sottile, un attacco dell’indifferentismo e del consumismo”, ha commentato.

“E’ caduto l’impero comunista però ci sono altri problemi che sfidano la fede, che esigono un coraggio, un impegno ancora maggiore – forse – nella testimonianza della fede cristiana, e nel fare esperienza vera di vita cristiana”.

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ZENIT Staff

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