Alta tensione in Bolivia, in vista delle elezioni presidenziali e parlamentari che si terranno il 12 ottobre prossimo. Secondo la Conferenza episcopale boliviana la campagna elettorale sta assumendo toni che minacciano la stabilità democratica del Paese. Lo scrivono i vescovi in un comunicato intitolato Per una democrazia che rafforzi il servizio del bene comune.
Nel testo si stigmatizza la violenza degli scontri verbali tra i candidati in lizza, nonché la carenza di proposte concrete per risolvere le aspettative degli elettori e la disparità di mezzi tra i contendenti. Disparità che favorisce il partito di governo, il quale – secondo la denuncia della Conferenza episcopale – “usa le risorse dello Stato per ottenere consensi e restare al potere”.
Il monito dei vescovi è che “non è lecito cercare il potere per il potere”. Invitano dunque anche i media a riportare le notizie in modo “responsabile e veritiero”, evitando sia le manipolazioni sia la spettacolarizzazione della politica. Ciò che realmente serve alla Bolivia – osserva la Conferenza episcopale – è arginare la povertà, l’insicurezza dei cittadini, il narcotraffico, l’inefficienza della giustizia e l’abbandono educativo e sanitario di larghe fette della popolazione. Si tratti – si sottolinea – di “richieste dei cittadini che attendono risposte e proposte chiare per il futuro del Paese”.
L’esplicito pungolo presente nel comunicato nei confronti del partito di governo ha provocato la reazione di Amanda Davila, ministro della Comunicazione della Bolivia. In un’intervista all’emittente radiofonica statale Patria Nueva, la donna ha detto: “Ancora una volta la Chiesa cattolica sta facendo una guerra sporca, che sempre ha fatto contro il presidente Evo Morales e il governo”. Davila ha precisato anche che papa Francesco ha una posizione “rinnovatrice, sociale e sensibile verso i processi di cambiamento dei Paesi”.