Boko Haram colpisce ancora, trascinando la Nigeria in una spirale di violenza. Alla vigilia delle elezioni presidenziali e legislative di sabato, il gruppo terrorista islamico ha rapito a Damasak, nello Stato di Borno, oltre 400 tra donne e bambini. E, prima di ritirarsi, ha ucciso una cinquantina di persone.
Il nuovo attacco ha fatto crescere la tensione nel paese; per motivi di sicurezza, nel giorno del voto – posticipato dal 14 febbraio a causa degli attacchi – sarà interdetta in tutto il Paese la circolazione dei veicoli privati, ad eccezione dei mezzi di soccorso.
Secondo mons. Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza Episcopale nigeriana, si tratta di un’ennesima “tragedia” per mano degli estremisti: “Avevamo pensato che le cose andassero meglio perché i soldati hanno fatto dei progressi nella riconquista dei luoghi occupati da Boko Haram”, confida alla Radio Vaticana, “però, questa storia è una grande tragedia, ci dà tanto fastidio e a pochi giorni dalle elezioni semina paura e ansia”.
Il presule non si capacita “di come un gruppo possa fare queste cose”, uccidendo senza un criterio e continuando a rapire principalmente donne e bambini. “Entrare nella loro mente è difficile… – afferma – Il loro modo di pensare, il loro punto di vista della vita sono diversi dai nostri, quindi è difficile capire come è possibile uccidere o prendere così donne e bambini. Una persona normale non può fare questo. Appartengono ad una categoria non umana, se così possiamo dire”.
“Fin dall’inizio – soggiunge Kaigama – hanno dichiarato che vogliono un califfato islamico e vogliono costringere tutta la Nigeria a convertirsi all’islam. Ma questo è impossibile. Sono un gruppo di fanatici. In questo momento, non si sa cosa vogliano e dove puntino ad arrivare”.
Parlando delle prossime presidenziali, che vedono il confronto tra il presidente uscente, Goodluck Jonathan, del Partito democratico popolare (Pdp), e il candidato dell’opposizione, Muhammadu Buhari, del Congresso progressista (Apc), l’arcivescovo dichiara: “Per noi la politica non è importante. Noi vogliamo un clima pacifico, non vogliamo entrare nella politica. È importante riprendere il controllo della situazione, riconquistare i luoghi e che la gente possa rientrare nei propri villaggi e città. Ma quando la politica entra in queste questioni, la situazione diventa un po’ complicata”.
La Chiesa prega quindi “affinché possiamo superare la politica per unirci come cristiani, dimenticando se un candidato è di destra o di sinistra. L’importante è unirci per dare la pace alla gente”. Ma, oltre a questo, la Chiesa e i vescovi della Nigeria – spiega il presule – stanno facendo di tutto per “educare” la popolazione al voto.
“Partecipare alle elezioni – spiega nell’intervista – è una cosa importante per scegliere dei leader che possano darci una direzione. Per noi è importante che le elezioni si svolgano correttamente per individuare chi sarà il nostro leader. In Nigeria abbiamo molte sfide da vincere, come il malgoverno, la corruzione, la mancanza di infrastrutture e di sicurezza”.
Tuttavia, un grande incoraggiamento è giunto dalla lettera indirizzata nei giorni dal Papa all’episcopato del paese africano, dice Kaiagama. “Noi vescovi e la popolazione abbiamo ricevuto nei giorni scorsi la lettera scritta dal Papa, con cui ci ha dato tanto coraggio per i problemi che ci troviamo ad affrontare. Noi cattolici – conclude – siamo molto contenti così come lo sono anche altri che non sono cattolici o cristiani: sanno che il Papa è sempre con noi e che il suo augurio di pace è per tutta la popolazione nigeriana, cristiani e non cristiani”.