– Sig. Carl Albert ANDERSON, Cavaliere Supremo dell’Ordine dei Cavalieri di Colombo (Supreme Knight of Columbus) (STATI UNITI D’AMERICA)
A) Per molti anni i Cavalieri di Colombo hanno promosso una forma di Lectio Divina nel contesto della devozione mariana, attraverso il rosario e le ore di preghiera mariana. Riteniamo che questa proclamazione e meditazione comunitaria della Parola di Dio nell’ambito delle devozioni cattoliche tradizionali – specialmente la recita del rosario – faccia parte di una risposta efficace al diffondersi delle sette, specialmente in America Latina, dove le comunità sono svantaggiate a causa della mancanza di sacerdoti. In questo modo, possiamo crescere più pienamente nella conoscenza di Maria come “modello per ogni credente di accoglienza della Parola” e, come ha osservato il cardinale Ouellet, come lei, possiamo rispondere in modo “dinamico, dialogale e contemplativo”.B) Per offrire ai laici una maggiore formazione e una catechesi accurata, proponiamo la realizzazione di un compendio del lezionario che colleghi le sezioni del Catechismo della Chiesa cattolica alle letture della domenica, al fine di offrire una maggiore ricchezza nella predicazione domenicale e un maggior collegamento tra le verità fondamentali della fede cattolica e la Sacra Scrittura.
C) Per favorire una migliore formazione dei laici negli “studi superiori” della Parola di Dio, affinché “la novità e la forza del Vangelo risplendano ogni giorno nella loro vita familiare e sociale”, raccomandiamo alle università cattoliche di estendere i requisiti fondamentali di filosofia e teologia per includere tutto il Nuovo Testamento, al fine di promuovere una conoscenza realistica e amorevole della fede, incoraggiando, con le parole della Dei Verbum, una “pia lettura” della Bibbia.
– Rev. Daniel Pablo KERBER MÁS, Professore di Teologia Biblica presso la Facoltà Teologica; Direttore dell’Istituto Pastorale di Catechesi dell’Acidiocesi di Montevideo; Parroco di S. Alessandro e di S. Pietro Claver (URUGUAY)
La Chiesa esiste per evangelizzare perché essa stessa ascolta ogni giorno il Vangelo che il Signore annuncia. In che modo la Chiesa si trasforma sempre di più in testimone dell’ascolto per essere maestra dell’ascolto?
Parlare della Parola di Dio significa lasciarci trovare dal Dio della Parola. In che modo tutti i nostri sforzi per la Parola sono caratterizzati da questa chiave di incontro?
Occorre cambiare il paradigma della formazione, mettendo al centro la Parola viva di Dio.
Esistono già molti strumenti, Cebipal, Febic, SBU. In che modo ci arricchiamo reciprocamente con queste iniziative che lo Spirito stesso suscita nella Chiesa?
– Sig.ra Elvira GO, Assistente per la Pastorale Biblica (FILIPPINE)
Il mio impegno con il Quiz Biblico Familiare Cattolico Nazionale nelle Filippine è stato un’esperienza di scelta, cambiamento e sfida ispirata dallo Spirito Santo.
Un’esperienza di scelta. È stato nel 1997 che ho sperimentato la presenza del Signore con il suo messaggio “io esisto”. Lo Spirito Santo “che è Signore e dà la vita” ha risvegliato la mia fede nel Dio vivente. Questa esperienza religiosa mi ha portato diverse sorprese che sono andate oltre le mie scelte personali, come l’impegno con il Quiz Biblico Familiare Cattolico Nazionale.
Un’esperienza di cambiamento. I partecipanti al Quiz Biblico Familiare hanno sperimentato nella loro vita la forza trasformatrice dello Spirito Santo. Questa esperienza di cambiamento rispecchia il n. 41 del Documento di lavoro: la Parola “interpella, esorta, stimola ad un cammino di discepolato e di sequela, dispone ad accettare l’azione trasformatrice dello Spirito, favorisce grandemente la fraternità creando vincoli profondi, provoca un impegno evangelizzatore”.
Un’esperienza di sfida. Il Quiz Biblico Familiare nelle Filippine è una collaborazione tra famiglie con il sostegno di volontari laici, religiosi, sacerdoti, vescovi e mezzi di comunicazione. Come potremo continuare questo progetto è una sfida per tutti, ma confidiamo nello Spirito Santo che ispira e dà la vita a ognuno di noi. È la Parola di Dio che “nutre la vita del credente, generando la spiritualità biblica: l’interiorizzazione profonda della Parola; la perseveranza nelle prove, suscitata dalla Parola” (Instrumentum laboris 41). Perseverare significa affrontare le sfide di questo lavoro.
– Rev.da Suora Euphrasie BEYA, Presidente dell’Unione delle Superiore Maggiori (U.SU.MA.) nella Repubblica Democratica del Congo (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)
Il mio intervento fa riferimento al n° 51 del Documento di Lavoro sul dovere dei laici. “Fatti membri della Chiesa per il battesimo e muniti della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, i fedeli laici condividono la missione salvifica che il Padre ha affidato a suo Figlio per la salvezza di tutte le genti (LG 34-36)… sono altresì chiamati a far risplendere la novità e la forza del Vangelo nella loro vita quotidiana, familiare e sociale”.
Penso al ruolo che svolgono le donne in Africa nell’annuncio della Parola di Dio, le madri catechiste, lettrici, educatrici, insegnanti.
Penso in particolare alla funzione della madre nell’iniziazione dei bambini alle Sacre Scritture all’interno della famiglia. È lei che vive di più con il bambino, lei sa come risvegliare il suo ascolto della Parola di Dio e come aiutarlo a entrare personalmente in relazione con Dio. È la madre che spesso trasmette al bambino i valori cristiani come il senso del perdono, la condivisione…
Per adempiere meglio a questa missione educativa, la donna africana ha bisogno non solo della Parola di Dio ma anche della formazione biblica. È alla ricerca dell’intelligenza della sua fede: deve conoscere non solo i valori tradizionali della cultura, ma anche il radicarsi della fede nella tradizione della Chiesa universale affinché si rafforzi in essa “l’uomo interiore” (Ep 3, 16) nell’amore di Cristo e affinché con la sua vita e le sue parole possa “rispondere…della speranza”(1 Pt 3) che vive in lei. Da qui l’importanza della formazione biblica per penetrare meglio le Scritture poiché la conoscenza è sorgente d’Amore, dono dello Spirito Santo che conduce al dono del nostro essere a Dio nella carità. Questo è l’esempio offerto dalla Beata Anuarite, religiosa morta martire a causa del radicalismo dei consigli evangelici.
Questa formazione biblica è necessaria anche per le semplici madri dei villaggi, che sono spesso vittime delle manipolazioni delle sette.
Per le donne che non sanno né leggere né scrivere, è importante promuovere la trasmissione orale dei passi della Bibbia poiché, provenendo dalla tradizione orale, hanno una grande capacità di memorizzazione e di interiorizzazione. Con l’aiuto dei media, è importante organizzare formazioni bibliche adeguate al loro livello.
– Prof. Rigoberto ANGARITA, Professore presso l’Istituto di San Giuseppe dei Padri Salesiani a San Cristobal (VENEZUELA)
Desidero glorificare Dio, Uno e Trino, per la sua infinita bontà e misericordia, che mi permette di partecipare con tutti voi a questa assemblea. La mia gioia è ancora più grande nell’ascoltare le dissertazioni presentate in questi giorni, che sottolineano le preoccupazioni che, da pastori della nostra Chiesa, emergono a proposito dello splendido tema scelto da Sua Santità per questo Sinodo. Come laico, condivido molte di queste preoccupazioni dato che i nostri popoli hanno grandi necessità a livello economico, politico e socio-culturale; ma indubbiamente la maggiore necessità è costituita dalla sete e dalla fame di Dio e della sua Parola; Parola che dà vita, Parola che trasforma, libera, guarisce e redime. La Parola di Dio ci permette di conoscere la vera speranza, colmandoci di forza e di entusiasmo per affrontare ogni tipo di difficoltà. È lo Spirito Santo ste
sso che ci parla e ci interpella; per questo, ritengo urgente che il contenuto di questo Sinodo sia ampiamente diffuso, approfondito e applicato in tutte le diocesi e le parrocchie che formano la Chiesa universale. Nella nostra diocesi, il Vescovo Sua Eccellenza Monsignor Mario Del Valle Moronta Rodríguez, ha convocato, in risposta al Concilio Plenario del Venezuela, un Sinodo che ha visto la presenza di tutti i presbiteri, dei rappresentanti delle comunità religiose e dei laici dei movimenti di apostolato e di tutte le parrocchie. È stata un’esperienza meravigliosa che ci ha permesso di “CAMMINARE INSIEME” come Chiesa, animandoci e pianificando le diverse attività pastorali per i prossimi tre anni. Quest’esperienza ha permesso di mettere a punto un programma di pastorale chiamato “Parrocchia partecipata, comunità delle comunità”, in cui si propone la suddivisione delle parrocchie in piccole comunità per favorire la vita della fede tra i vicini. L’obiettivo è quello di creare delle autentiche comunità cristiane, riproducendo gli inizi della nostra amata Chiesa presentata nel libro degli Atti degli Apostoli 2, 42. Siamo convinti che nelle piccole comunità si possa meditare, contemplare e vivere la Sacra Scrittura; perciò, in virtù dei frutti che questo Sinodo diocesano ha prodotto, mi permetto di suggerire, con il dovuto rispetto, che venga promossa la realizzazione di Assemblee Diocesane o Sinodi Diocesani con il tema specifico che stiamo affrontando in questa sede e che, alla luce di questo Santo Sinodo, si possano approfondire i punti di forza e di debolezza di ogni parrocchia per riuscire a mettere a punto strategie pastorali precise e attuali adattate alla realtà diocesana. Anche noi laici vogliamo impegnarci e offrire le nostre vite per il servizio della Parola di Dio, con spirito missionario, nei nostri luoghi di lavoro, di studio, di residenza e soprattutto nelle nostre famiglie, culla della vita e dell’amore del Signore.
Cari pastori, contate su di noi perché “Camminando insieme” arriveremo a una buona conclusione.
Molte grazie.
– Rev.da Suora Maria Antonieta BRUSCATO, F.S.P., Superiora Generale della Pia Società Figlie di San Paolo (ITALIA)
Ringrazio il Signore che, nel suo disegno misterioso e provvidente, mi ha condotta qui, in mezzo a voi, a riflettere sul ruolo della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, di ogni cristiano; una riflessione che diventa ogni giorno più stimolante e coraggiosa.
E sono profondamente riconoscente al Santo Padre per questa felice opportunità. Sento che con me sono presenti tutte le Figlie di San Paolo, da sempre impegnate nella “predicazione della Divina Parola”, sull’esempio dell’Apostolo delle genti, come amava ripeterci il nostro Fondatore, il beato Giacomo Alberione, che in ogni parte del mondo ci sollecitava alla più ampia diffusione della Bibbia e del Vangelo.
Il mio intervento si riferisce a quanto affermato nel n. 52 dell’Instrumentum Laboris (IL) circa il servizio alla Parola di Dio svolto dalle persone consacrate.
La vita consacrata, maschile e femminile, contemplativa e apostolica, lungo i secoli ha sempre nutrito la sua vita e la missione alla mensa della Parola. Non poteva essere diversamente. La vita religiosa è, infatti, chiamata ad essere profezia, e la profezia nasce con l’orecchio “alla bocca di Dio”, si nutre di ascolto: “Mattina dopo mattina, Egli sveglia il mio orecchio, perché io ascolti come discepolo” (Is 50,4). È, in fondo, l’esperienza dello stesso Verbo di Dio, rivolto costantemente verso il Padre (Gv 1,1), tutto proteso a Lui, alla sua Parola, alla sua volontà. Sono convinta che noi consacrati e consacrate diventiamo discepoli e discepole di questo Maestro nella misura in cui accogliamo la Parola con cuore attento, docile e orante, lasciandoci evangelizzare dalla “sovreminente scienza di Cristo” (Fil 3,8). Negli ultimi decenni, grazie anche ai ripetuti inviti del Magistero, la mensa della Parola occupa un posto di rilievo nella nostra vita personale e comunitaria. È alimento per lo spirito, luce e forza per perseverare nelle vie del Signore, fonte di creatività e audacia apostolica.
Quanta Parola scorre lungo la nostra giornata! Ne dovremmo essere “impastati” al punto di raccontarla con la nostra vita, di essere noi stessi Parola. Siamo, in realtà, ben consapevoli di non aver ancora raggiunto quella qualità spirituale e apostolica frutto dell’abbondanza del Seme continuamente deposto nella nostra vita. Rischiamo di essere noi a soffocare tra le spine del momento presente: l’età che avanza, la mancanza di vocazioni, le opere da sostenere, l’inadeguatezza di fronte alle sfide del mondo e alle urgenze apostoliche… Vorremmo fare di più, avere di più: in personale, in mezzi economici, in preparazione professionale.
– Rev. Fidèle MABEGLE, Direttore della Scuola di Teologia per Laici dell’Arcidiocesi di Yaoundé (CAMERUN)
Il n. 51 del Documento di lavoro parla tra l’altro della necessità della formazione dei fedeli laici in modo che possano “svolgere la loro missione nel mondo” proclamando “la Buona Notizia agli uomini nelle loro situazioni di vita”.
Questo auspicio era già stato sottolineato da Papa Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica postsinodale Ecclesia in Africa, al n. 53. Il Santo Padre, di venerata memoria, chiede di prestare “dovuta attenzione alla formazione dei fedeli laici, ben riconoscendone il ruolo insostituibile nell’evangelizzazione dell’Africa” (il caso esemplare dei catechisti è molto eloquente).
Questa speranza del Magistero supremo coincide con l’aspettativa dei fedeli laici africani, in generale, e, in particolare, del Camerun. E la Chiesa del Camerun ha risposto in modo positivo ed efficace alla richiesta del Papa e agli appelli dei laici. La facoltà di teologia dell’Università Cattolica dell’Africa Centrale, a Yaoundé, forma numerosi laici della nostra subregione. Molte diocesi del Camerun hanno dato avvio all’esperienza della scuola di teologia per laici (Douala, Yaoundé, Buea e Bamenda, tra le altre). Vorrei parlare qui dell’esperienza dell’Arcidiocesi di Douala di cui sono responsabile.
Da tre anni, Sua Eminenza il Cardinale Christian TUMI, Arcivescovo di Douala, ha creato la “École cathédrale de théologie St. Jérôme de Douala”, una casa di formazione per i fedeli laici. Il suo motto è: “Ignorare la Scrittura vuol dire ignorare Cristo”. Il suo obiettivo fondamentale è di formare cristiani, adulti responsabili della loro vocazione nel mondo di oggi; innamorati della Parola di Dio che la dominino senza complessi; innamorati di Cristo, della sua Chiesa e dell’uomo secondo il disegno di salvezza in Dio, che essi avranno imparato a conoscere meglio in questa specie di seminario aperto della durata di tre o quattro anni.
La posta in gioco è mettere alla portata dei nostri laici i principi fondamentali di teologia e filosofia che occorrono loro per vivere pienamente l’impegno cristiano nel mondo e annunciare con efficacia il messaggio di salvezza veicolato dalla Parola di Dio. Così dunque, sul cammino di questa Parola di Dio, essi non saranno più semplici ascoltatori passivi, ma partecipanti attivi, collaboratori accorti, competenti e utili.
Per familiarizzare i nostri laici con la Parola di Dio contenuta nella Bibbia e con il Catechismo della Chiesa Cattolica, li iniziamo alla filosofia, alla Sacra Scrittura, al Catechismo, alla dogmatica, alla liturgia, al diritto canonico, alla spiritualità e alla storia della Chiesa. Al termine di questa formazione, abbiamo degli agenti pastorali ben preparati.
In un mondo in cui gli uomini non trovano il tempo di dedicarsi allo studio delle cose sacre, vogliamo rilevare la sfida di smentire questa concezione minimalista. Perciò abbiamo progettato questo periodo di formazione in base ai momenti liberi delle persone attive nella società. La scuola costituisce una delle nostre migliori opere di pastorale di evangelizzazione profonda dei nostri fedeli e le nostre pregh
iere si elevino a Dio affinché la Parola di Dio diventi il criterio delle loro scelte e dei loro orientamenti nella vita.