L'Ordinario Militare: Cristo “chiede di 'gettare' la nostra vita nel suo amore”

I Cappellani militari d’Italia riuniti ad Assisi dal 20 al 23 ottobre

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di Roberta Sciamplicotti

ASSISI, giovedì, 23 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Gesù Cristo chiede di “gettare” la nostra vita nel suo amore, ha ricordato questo lunedì nella Basilica di S. Maria degli Angeli (Perugia) l’Ordinario Militare per l’Italia, l’Arcivescovo Vincenzo Pelvi.

Il presule ha presieduto la celebrazione penitenziale e l’adorazione eucaristica nel contesto della riunione dei Cappellani militari d’Italia ad Assisi per la Settimana di Formazione annuale sul tema “Annuncio del Vangelo e mondo militare”.

Hanno partecipato all’evento, conclusosi questo giovedì, anche il Nunzio Apostolico in Italia, monsignor Giuseppe Bertello; il Vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino; monsignor Piero Marini, Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, e i Capi di Stato Maggiore delle cinque Forze Armate.

L’Arcivescovo ha commentato la parabola riportata nel Vangelo di Luca (12, 13-21) che vede protagonista un ricco che, per l’abbondante raccolto, decide di ammassarlo in magazzini nuovi e più grandi, assaporando il piacere di possedere molti beni e di avere a disposizione molti anni per goderne. Dio, però, gli ricorda che non è lui il padrone della vita e che sarà improvvisamente chiamato a riconsegnarla al Signore.

“L’invito a lasciare quanto si possiede non è tanto un problema di potere e danaro, ma di fede in Colui che da ricco si è fatto povero fino ad assumere la condizione di servo”, ha affermato l’Ordinario Militare.

“Eppure, dinanzi a Gesù che chiede di ‘gettare’ la nostra vita nel suo amore, restiamo perplessi e sbigottiti. Anche per noi non è affatto facile essere poveri”, ha ammesso, riconoscendo che “il contesto odierno, purtroppo, non ci aiuta e rischiamo di ragionare come il ricco del Vangelo”,

“Scegliamo di essere poveri, perché povero è stato Gesù, e poveri ha chiesto di essere a coloro che lo seguono”, ha esortato. “L’essere povero, d’altro canto, incrementa nel cuore la tensione a farmi sempre più concretamente discepolo del Vangelo”.

“Teniamo un cuore vigile nella preghiera per saper discernere come essere un discepolo povero nel vissuto quotidiano, liberandoci, con la grazia di Dio, dall’affanno per i beni, le comodità, il superfluo, l’attaccamento alle cose e la pretesa di continue sicurezze o pretese”.

“Il Signore conosce di cosa abbiamo bisogno e sollecita una vita di totale abbandono al suo amore”, ha dichiarato.

Il presule ha quindi chiesto al Signore di fissarci negli occhi nel nostro cammino quotidiano perché possiamo diventare ricchi del suo amore “e del premio eterno”, ricordando che la nostra vita “passa come il fiore dell’erba e che la cupidigia è grande stoltezza”.

“Dammi, Vergine Santa, Madre dei poveri, un cuore libero dall’attaccamento e dall’avidità dell’avere, per dedicarmi ed essere solo, esclusivamente, tutto del tuo Figlio”, ha concluso.

L’Ordinariato Militare è stato regolamentato con la Costituzione Apostolica Spirituali Spirituali Militum Curae, che ne sottolinea la missione pastorale ed evangelizzatrice nel contesto del servizio alla pace.

Il suo obiettivo, ha osservato l’Arcivescovo, non è solo garantire le celebrazioni di culto, ma anche “attivare una pastorale completa che accompagna l’intera vita delle persone e delle comunità appartenenti a questa Chiesa particolare”, “impegnata nella formazione delle coscienze attraverso quella pastorale dell’intelligenza” che è la “via per rendere leggibile e operativamente fruttuoso un vero umanesimo integrale”, in cui si possono trovare “le ragioni supreme per essere fermi paladini della dignità umana e coraggiosi costruttori di pace”.

Mettere al primo posto le persone, ha commentato l’Arcivescovo, significa “privilegiare la formazione cristiana del militare, accompagnando lui e i suoi familiari nel percorso dell’iniziazione cristiana, della maturazione nella fede e nella testimonianza”, favorendo contemporaneamente “le forme di fraternità e di comunità, come pure di preghiera liturgica e non, che siano appropriate all’ambiente e alle condizioni di vita dei militari”.

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ZENIT Staff

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