[1] H. Kelsen, Reine Rechtslehre. Einleitung in die rechtswissenshaftliche Problematik, trad. it. a cura di R. Treves, Lineamenti di dottrina pura del diritto [1952], Torino 1977, 59.
[2] H. Kelsen, Reine Rechtslehre, cit., 47.
[3] Non già che H. Kelsen desiderasse questo, tutt’altro: “Importa qui anzitutto liberare il diritto da quel legame per cui è sempre stato unito alla morale, cioè debba essere buono. Con ciò naturalmente non si vuole certo mettere in dubbio l’esigenza che il diritto debba essere morale, cioè debba essere buono. […] Si respinge solamente la concezione per cui il diritto come tale faccia parte integrante della morale”, H. Kelsen, Reine Rechtslehre, cit., 56.
[4] Th. Hobbes, Leviathan, Chicago 1952, 100. Lo Stato è un vero “dio mortale”, e l’assolutezza del principe legibus solutus ricalca e traduce l’assolutezza divina. Siamo agli inizi della secolarizzazione, che affonda le proprie radici nell’universo teologico medievale.
[5] “Stato di diritto” è lo Stato che agisce secondo le regole che lui stesso ha posto nella sua sovranità (in der Weise des Rechts, secondo la nota formula di F.J. Stahl): ma se le pone, è e rimane libero di porle altrimenti, o di non porle, non avendo nessun freno al proprio potere, che non sia meramente formale, come la divisione dei poteri o altri meccanismi puramente interni al sistema. Del resto, questa è anche la conclusione alla quale giungeva G. Jellinek, Allgemeine Staatslehre, Darmstadt 19603, 613, cit. in M. La Torre, Disavventure del diritto soggettivo. Una vicenda teorica, Milano 1996, 30. Così C. Schmitt, Römischer Katholizismus und politiche Form, Stuttgart 19843, 41: “Jede Ordnung ist eine Rechtsordnung und jeder Staat ein Rechtstaat”, cit. in M. La Torre, Disavventure del diritto soggettivo, cit., 30.
[6] Secondo quanto ci ha insegnato N. Irti, Nichilismo giuridico, Roma-Bari 2004.
[7] Cfr. N. Irti, La tenaglia. In difesa dell’ideologia politica, Roma-Bari 2008.
[8] La domanda è posta acutamente da N. Irti, Nichilismo giuridico, cit., 11.
[9] G. Zagrebelski, Il diritto mite, Torino 1992, 155.
[10] A. Falzea, Introduzione alle scienza giuridiche. Il concetto di diritto, Milano 2008, 70.
[11] Sul punto, rinvio all’opera di F. Gentile, Intelligenza politica e ragion di Stato, Milano 1984.
[12] Cfr. G.R. Bacchin, Anypotheton, Roma 1975, 288.
[13] H. Kelsen, Lineamenti, cit., 101: “Un ordinamento giuridico deve perdere la sua validità di fronte alla realtà che cessa di corrispondergli fino a un certo grado. La validità di un ordinamento giuridico […] si trova pertanto in un sicuro rapporto di dipendenza col fatto che il comportamento reale di questi uomini corrisponde all’ordinamento giuridico, o anche, come si suol dire, alla sua efficacia”. Ancora H. Kelsen, La dottrina pura del diritto, Torino 19753, 241, aggiunge: “l’efficacia è condizione nel senso che un ordinamento giuridico, considerato come totalità, ed una singola norma giuridica non possono più considerarsi validi, quando cessano di essere efficaci”.
[14] Il che significa che facciamo esattamente quel che ha fatto Graziano a suo tempo, inventando il diritto canonico, distinguendolo cioè dalla morale e dalla teologia con cui era confuso nel primo millennio: com’è noto, questa è la tesi di H.J. Berman, Law and Revolution. The Formation of the Western Legal Tradition [1983], trad. it. di E. Vianello, Diritto e rivoluzione.Le origini della tradizione giuridica occidentale, Bologna 1998.
[15] Cfr. O. De Bertolis, «Il cristianesimo e la civiltà giuridica europea», in Civ. Catt. 2005 II 145-156.
[16] E.W. Böckenförde, Diritto e secolarizzazione. Dallo Stato moderno all’Europa unita, Roma-Bari 2007, 48.
[17] P. Prodi, Una storia della giustizia. Dal pluralismo dei fori al moderno dualismo tra coscienza e diritto, Bologna 2000, 463.
[18] P. Prodi, Una storia della giustizia, cit., 401
[19] P. Prodi, Una storia della giustizia, cit., 410.
[20] Rinvio qui a O. De Bertolis, «Due secoli di codificazione» in Civ. Catt. 2004 II 357-363.
[21] P. Prodi, Una storia della giustizia, cit., 419.
[22] H. Kelsen, Lineamenti, cit., 99.
[23] Cfr. E.W. Böckenförde, Diritto e secolarizzazione, cit. 52-53.
[24] E.W. Böckenförde, Diritto e secolarizzazione, cit. 53.</p>
[25] Segnatamente G. Zagrebelski, Contro l’etica della verità, Roma-Bari 2008, 35-44.
[26] G. Zagrebelski, Contro l’etica della verità, 21: “un’asimmetria a tutto danno dell’autorità dello Stato”.
[27] G. Zagrebelski, Contro l’etica della verità, 42.
[28] E.W. Böckenförde, Diritto e secolarizzazione, cit. 27.
[29] P. Prodi, Una storia della giustizia, cit., 480.