di Chiara Santomiero
ROMA, giovedì, 20 novembre 2008 (ZENIT.org).- Il prossimo 1° dicembre verrà inaugurato a Loppiano, la cittadella del Movimento dei Focolari presso Incisa Valdarno (Fi), l’Istituto universitario “Sophia” che offre agli studenti una laurea magistrale della durata di 2 anni in “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità” e il corrispondente dottorato.
Per l’anno 2008-2009 hanno iniziato le lezioni, lo scorso 13 ottobre, 40 studenti di 16 nazioni di 4 continenti.
Preside dell’Istituto è monsignor Piero Coda, docente di Teologia trinitaria presso la Pontificia Università Lateranense e Presidente dell’Associazione Teologica Italiana.
Con Maria Emmaus Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, abbiamo parlato dell’idea ispiratrice di “Sophia” e delle sue prospettive.
“Sophia”, che è un’istituzione di alta cultura, nasce da un paradosso: il “mettere i libri in soffitta” di Chiara Lubich...
Maria Emmaus Voce: Chiara aveva un grande desiderio di conoscere la verità e sperava di conoscerla attraverso lo studio della filosofia. A un certo momento ha sentito dentro di sé che Gesù le chiedeva di non cercare la verità nei libri, ma di seguire Lui che era la Verità incarnata. Per questo ha scelto di mettere i suoi libri in soffitta, di rinunziare al sogno dello studio per dedicarsi completamente a Gesù. Ha sentito anche che Gesù le prometteva di rivelarle la Sua verità, il Suo sapere e da questa rivelazione – Gesù – avrebbe poi tratto tutte le conseguenze, cioè il carisma dell’unità.
Proprio dalla profonda convinzione che il carisma dell’unità che Gesù ha donato a Chiara ha in sé la capacità di generare una dottrina tale da illuminare i vari ambiti del sapere, nasce oggi un istituto universitario.
“Sophia” – è stato detto – vuole essere un laboratorio di formazione e ricerca in cui si riconnettono i legami profondi tra vita e pensiero, tra studio ed esperienza. Cosa significa questo concretamente?
Maria Emmaus Voce: Il tentativo di vivere l’unità tra questi aspetti significa che coloro che si iscrivono a questo istituto universitario vengono a frequentarlo già con una pre-condizione, quella di essere disposti ad amare gli altri, essere aperti a tutte le persone, a prescindere dalla cultura, dalla religione, dal mondo e dalla razza alla quale appartengano.
Gli studenti di “Sophia” accettano di fare e fanno un’esperienza di vita nella quale scoprono che non solo come persone possono essere aperte le une alle altre, ma che anche le proprie culture possono essere aperte le une alle altre. Scoprono, inoltre, che ogni disciplina è legata profondamente alle altre discipline e il fondamento di tutto il sapere è la Sapienza, cioè la visione di Dio sugli uomini e sulla realtà umana.
Quali sono le aspettative, del Movimento e sue personali, nei confronti del percorso intrapreso con “Sophia”?
Maria Emmaus Voce: Ci auguriamo di formare degli uomini e delle donne che sappiano coniugare la dottrina con la vita e siano quindi capaci di portare un contributo d’unità – di essere uomini e donne costruttori di unità –, laddove la società li condurrà, attraverso i propri cammini professionali e le attività sociali.
Noi ci aspettiamo veramente che queste persone, inserite come catalizzatori in qualsiasi gruppo sociale, possano piano piano costituire un punto di attrazione, un fulcro attorno al quale si costruiscano cellule d’unità che si allarghino sempre di più nella società fino a quando “tutti saranno uno”, fino a quando la famiglia umana sarà ricomposta in unità.
Questa è la preghiera di Gesù al Padre, è il sogno di Chiara, il nostro e, quindi, anche il mio personale.