Veglie, digiuni e manifestazioni spontanee per salvare Eluana

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di Antonio Gaspari

ROMA, domenica, 23 novembre 2008 (ZENIT.org).- Dopo la sentenza della Cassazione che autorizza la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione di Eluana Englaro, in tutta Italia si moltiplicano le veglie, i digiuni, gli interventi, le azioni legislative e le manifestazioni spontanee per impedire che la ragazza venga uccisa.

In una veglia di preghiera svoltasi giovedì 20 novembre a Firenze, l’Arcivescovo, monsignor Giuseppe Betori, ha detto che “non è ragionevole che la vita che palpita in questa giovane sia spezzata per mano dell’uomo”.

Di fronte a oltre cinquecento fedeli riuniti in preghiera nella basilica della Santissima Annunziata, riferendosi ad Eluana monsignor Betori ha sottolineato che “il rispetto, l’attenzione e l’amore per la vita dell’uomo non può conoscere eccezioni”, perché, “se così fosse, si aprirebbe la strada alla più iniqua forma di discriminazione, quella basata sulla condizione psicofisica e sulle capacità della persona”.

“La vita di Eluana – ha sottolineato l’Arcivescovo di Firenze – è un bene, un bene prezioso che Dio le ha donato e di cui tutti noi siamo partecipi, perché della stessa vita noi viviamo”.

Monsignor Betori ha rilevato che ci sono state epoche in cui venivano giustificati la schiavitù, l’infanticidio. l’emarginazione o la soppressione dei malati mentali, ma è evidente che si tratta di “barbarie o di una compressione dei diritti umani che non vorremmo rieditare”.

Tra i movimenti ecclesiali, il presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Franco Miano, ha chiesto sulle pagine di Avvenire di “pregare per Eluana, non come fuga ai problemi, ma come occasione per evitare chiacchiere vane e per tornare all’essenziale”.

A Lecco il Movimento per la Vita Ambrosiano, con l’adesione del Forum delle Associazioni Familiari della Lombardia, l’Associazione Nuove Onde – Giovani Famiglia Persona e Vita e del Centro Cattolico San Benedetto, ha manifestato la propria solidarietà recitando un rosario di fronte alla clinica in cui Eluana viene accudita dalla suore misericordine.

Sempre a Lecco, è intervenuto il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julián Carrón, il quale ha spiegato che la “la vita non può essere misurata secondo parametri esclusivamente biologici, sociologici o psicologici, perché non ci facciamo da soli, siamo voluti da un Altro, per questo siamo invitati a riconoscere il Mistero più grande”.

A Forlì cinquanta associazioni appartenenti alla Consulta delle Aggregazioni laicali cattoliche e degli organismi socio-assistenziali della Diocesi ha respinto la proposta di alcuni esponenti dei Verdi e dei Repubblicani che nel consiglio comunale avevano proposto che “Eluana venga a morire a Forlì”.

In un documento, le 50 associazioni hanno scritto che “la vita costruisce la civiltà e non la morte”, spiegando come “il diritto alla vita è il primo essenziale bene dell’essere umano, un bene per sua natura indisponibile, per la persona stessa che ne è titolare e a maggior ragione per qualsiasi altra persona che si trovi in relazione”.

Il documento si conclude sottolineando che “nella nostra terra di Romagna, in cui si accomuna da sempre una tradizione religiosa e laica di ospitalità ed accoglienza, siamo addolorati che qualche esponente politico arrivi ad offrire la morte come gesto di ospitalità e accoglienza, quando invece esistono tante capillari testimonianze di servizio alla vita e di umana solidarietà”.

Franco Previte, presidente dell’associazione “Cristiani per servire” (http://digilander.libero.it/cristianiperservire), si dice molto preoccupato per come la magistratura ha trattato il caso Englaro, perché questo significa “considerare senza valore la vita umana”.

Previte si chiede cosa potrebbe accadere se la stessa metodologia utilizzata con Eluana verrà applicata “alle persone anziane, non autosufficienti, malati psico-fisici o terminali, tutti uniti in un unico abbraccio della sofferenza e che per i meno sensibili sono considerati un fardello di persone inutili”.

Secondo il presidente di “Cristiani per servire”, alcune argomentazioni in difesa della qualità della vita “potrebbero nascondere un disegno di selezione del genere umano, in quanto con la scusa di lenire un dolore si potrebbe arrivare ad annientare chi veramente soffre o che potrebbe soffrire una volta venuto al mondo”.

Forte anche il tam-tam in rete: “Più voce” (http://www.piuvoce.net/newsite/) ha fatto uno speciale raccogliendo oltre trenta interventi sulla vicenda Englaro, tra cui quelli del professor Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici; della professoressa Maria Luisa di Pietro, presidente dell’Associazione Scienza & Vita; di Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica; Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare; Luisa Bianconi, senatrice della Pdl, relatrice di una proposta di legge contro l’eutanasia; dell’onorevole dell’Udc Luisa Capitanio Santolini, membro della Commissione Cultura e Commissione Infanzia della Camera dei Deputati; dell’onorevole Paola Binetti, psicoterapeuta e medico chirurgo, oltre a innumerevoli lettere di lettori che sostengono la difesa della vita di Eluana.

Su Facebook Emmanuele Di Leo, presidente di Scienza e Vita di Latina, ha aperto due gruppi sulla vicenda Englaro, con il titolo “Eluana Englaro: una vita degna” e 1700 persone iscritte.

Un altro sito su Facebook dal titolo “Non nel mio nome, Eluana vive ancora” ha raccolto in poche ore 265 iscritti.

A Roma il Movimento per la Vita ha annunciato la “staffetta del digiuno”, un appello di sensibilizzazione per denunciare la profonda ingiustizia della sentenza a morte per fame e per sete inflitta a Eluana e per avviare ogni possibile azione per impedirne l’esecuzione. La staffetta coinvolgerà ogni giorno un Municipio di Roma.

Sul fronte legislativo, trentaquattro associazioni italiane hanno presentato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per chiedere la sospensione della sentenza della Cassazione.

I legali Rosaria Elefante e Alfredo Granata, per conto di Vive onlus, Federazione nazionale associazioni trauma cranico e Rete, e in rappresentanza delle 34 associazioni, ha presentato un ricorso alla Corte di Strasburgo sui diritti umani per violazione della Carta dei diritti dell’uomo, della convenzione di Oviedo del 1997 sui diritti dell’uomo e la biomedicina e della convenzione ONU del 2006 sui disabili.

Rosaria Elefante ha sottolineato che il ricorso “è espressione di un interesse collettivo e viene promosso perché non si aprano le porte a forme di eugenetica. Si tratta di un’azione a tutela anche di tutte le famiglie che hanno un congiunto in stato vegetativo”.

Innumerevoli anche gli interventi dei Vescovi in favore della vita di Eluana.

Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Angelo Bagnasco, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Europea di Roma ha ribadito che “idratazione e alimentazione non possono essere considerate terapie mediche”.

Monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha rinnovato la speranza di un ripensamento che permetta a Eluana Englaro di vivere.

Monsignor Mauro Parmeggiani, Vescovo di Tivoli, ha chiesto: “Come fare a non vedere in questa triste decisione una tendenza a considerare l’uomo come un oggetto più che un soggetto al quale dare il meglio che possiamo e dobbiamo dare?”

In un messaggio diffuso in tutte le parrocchie, il Vescovo di Chiavari, monsignor Alberto Tanasini, ha scritto: “Di fronte a Eluana siamo tutti chiamati a ravvivare o a ritrovare il valore della vita umana, specie quando questa vita è resa ancora più preziosa dalla sua fragilità ed è quindi affidata alla nostra custodia”.

A Chiavari i fedeli, insieme alle preghiere e alle
veglie, hanno raccolto bottigliette d’acqua di fronte alla Cattedrale sotto la statua di Giovanni Paolo II.

A Lecco il Vescovo monsignor Franco Cecchin ha guidato sabato 22 novembre la preghiera per Eluana al santuario della Vittoria.

Monsignor Diego Coletti, Vescovo di Como, ha spiegato con apprensione che “la vicenda di Eluana, suo malgrado, rischia di funzionare come un grimaldello che incrina la cultura dell’amore e del rispetto della vita. E che rende assopite le nostre coscienze proprio laddove la vigilanza dovrebbe essere massima”.

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ZENIT Staff

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