Magdi Cristiano Allam torna a parlare della sua conversione

Il vicedirettore del “Corriere della Sera” ha incontrato gli universitari romani

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di Luca Marcolivio

ROMA, venerdì, 28 novembre 2008 (ZENIT.org) – Su invito della Pastorale Universitaria, Magdi Cristiano Allam è tornato a parlare della sua conversione al cattolicesimo. Nella cornice del Teatro Argentina, il vicedirettore del Corriere della Sera ha incontrato gli studenti degli atenei romani, ripercorrendo le tappe della sua vicenda umana e spirituale.

Partendo dalla notte di Pasqua 2008 (“il giorno più bello della mia vita”), durante la quale Allam ricevette il battesimo in San Pietro, dalle mani di Papa Benedetto XVI, il giornalista italo-egiziano, ha raccontato gli episodi della propria vita e le riflessioni che lo hanno indotto ad abbracciare “una nuova vita in Cristo ed un nuovo percorso di spiritualità”.

“Questo cammino – ha raccontato Allam – è iniziato in modo apparentemente fortuito, in realtà provvidenziale. Dall’età di quattro anni ebbi l’opportunità di frequentare, in Egitto, scuole italiane cattoliche: fui allievo, prima, delle suore comboniane, poi, dalla quinta elementare, dei salesiani”.

“Ricevetti così un’educazione che mi ha trasmesso valori sani e apprezzai la bellezza, la verità, la bontà e la ragionevolezza della fede cristiana”, dove “la persona non è un mezzo ma un punto di partenza e di arrivo”, ha proseguito Allam.

“Grazie al cristianesimo – ha detto ancora – ho compreso che la verità è l’altra faccia della libertà: esse sono un binomio indissolubile. La frase ‘La verità farà liberi’ è un principio che voi giovani dovreste tenere sempre in mente, specie oggi che, disprezzando la verità, si abdica alla libertà”.

“La mia conversione – ha aggiunto – è stata possibile grazie alla presenza di grandi testimoni della fede, primo fra tutti, Sua Santità Benedetto XVI. Chi non è convinto della propria fede, spesso, è perché non trovato nella propria testimoni credibili di questo grande dono”.

“Il secondo binomio indissolubile nel cristianesimo – ha proseguito il giornalista – è senz’altro quello tra fede e ragione. Quest’ultima è in grado di sostanziare la nostra umanità, la sacralità della vita, il rispetto della dignità umana e della libertà di scelta religiosa”.

“Un evento, prima della conversione, mi fece riflettere più degli altri – ha rivelato –: il discorso del Papa a Ratisbona (12 settembre 2006). In quell’occasione il Pontefice, citando l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, affermò ciò che i musulmani stessi non hanno mai rinnegato, ovvero che l’Islam diffonde il proprio credo, soprattutto con la spada”.

“C’è un pericolo più subdolo e più grosso di quello del terrorismo dei tagliagole – ha aggiunto Allam –; è il terrorismo dei taglialingue, ovvero quella paura di affermare e divulgare la nostra fede e la nostra civiltà e ci porta ad autocensurarci e a negare i nostri valori, mettendo sullo stesso piano tutto e il contrario di tutto: si pensi alla sharia applicata anche in Inghilterra”.

“Il cosidetto ‘buonismo’ – ha continuato –, ovvero concedere sempre all’altro ciò che lui vuole, è l’esatto contrario del bene comune, perfettamente indicato da Gesù: ‘ama il prossimo tuo come te stesso’ (Mt 19/16-19). Tale precetto evangelico ci conferma che non possiamo voler bene agli altri se prima non amiamo noi stessi. Lo stesso vale per la nostra civiltà”.

“Contrari a tale principio – ha detto ancora Allam – sono l’indifferentismo e il multiculturalismo che, senza alcun collante identitario, pretendono di concedere a piene mani diritti di ogni tipo a tutti. Risultato del multiculturalismo è stata l’implosione della solidità sociale e lo sviluppo di ghetti e gruppi etnici in perenne conflitto con la popolazione autoctona”.

“Ciò mi porta a considerare il terzo grande binomio della civiltà cristiana, quello relativo a regole e valori, volano di un possibile riscatto etico per l’Europa attuale – ha proseguito –. Il vecchio continente, però, è un colosso di materialità dai piedi d’argilla. Il materialismo, infatti, è un fenomeno globalizzato, a differenza della fede che non lo è”.

Rispondendo a una domanda sulla possibile compatibilità tra fede e ragione nell’Islam, l’ex musulmano Allam ha risposto che “a differenza del Cristianesimo, religione del Dio incarnato nell’uomo”, l’Islam si concretizza in un testo sacro ed “essendo tutt’uno con Dio, non è interpretabile”.

“Le stesse gesta di Maometto – ha aggiunto – documentate dalla storia e mai rinnegate dagli stessi fedeli musulmani, testimoniano di massacri ed eccidi perpetrati dal profeta. Quindi, il Corano è incompatibile con i diritti fondamentali dell’uomo e i valori non negoziabili. In passato cercai di farmi portavoce di un Islam moderato ma fui fortemente ostacolato. Possono esistere musulmani moderati, ma non un Islam moderato in sé”.

Quanto al dialogo tra Islam e cristianesimo, il vicedirettore del Corriere della Sera ha affermato che esso è possibile, solo ed esclusivamente “se saremo autenticamente cristiani nell’amore, anche verso i musulmani. Se relativizziamo il dialogo, incentiveremo i nostri interlocutori a guardarci come infedeli, quindi terreno di conquista”.

Rivolto agli studenti presenti in sala, Magdi Allam ha sottolineato l’importanza di un’educazione che ritorni a trasmettere “una concezione etica della vita, con valori e regole al centro di tutto”. Negazione di tali principi è, ad avviso di Allam “il capitalismo selvaggio che, paradossalmente, ha il suo massimo sviluppo, nella Cina comunista”.

“Non possiamo concepire la persona in termini ‘aziendalisti’ e dobbiamo trovare regole di convivenza che non siano fondate sul materialismo. Dobbiamo ridefinire la nostra società sull’essere e non più sull’avere”, ha poi concluso Allam.

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ZENIT Staff

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