CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 2 maggio 2008 (ZENIT.org).- E’ necessaria un’“info-etica”, sottolinea il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali raccogliendo la proposta lanciata da Benedetto XVI in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà domenica 4 maggio.
L’Arcivescovo Claudio Maria Celli ha scritto un commento, distribuito dal Consiglio, al messaggio del Papa, sul tema “I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla”.
“Più di qualcuno pensa che sia oggi necessaria una info-etica così come esiste una bio-etica nel campo della medicina e della ricerca scientifica legata alla vita”, spiega il Pontefice nel suo messaggio.
“Parole, quelle di Benedetto XVI che ci fanno avvertiti ancor di più quanto le comunicazioni sociali siano profondamente legate all’uomo invitandoci, quindi, a difendere gelosamente la persona umana in tutti i suoi ambiti e in tutto ciò che l’uomo è ed è chiamato ad essere”, osserva monsignor Celli.
“Sono dunque parole di coraggio – aggiunge –. Se i media sono una sfida, lo sono prima di tutto all’intelligenza dell’uomo. E la Chiesa non ha paura né dell’intelligenza né della ragione. E se nel documento Conciliare Gaudium et Spes la Chiesa afferma con gioia che ‘chi segue Cristo uomo perfetto diventa lui pure più uomo’, si può con altrettanta verità dire che chi aiuta l’uomo a conoscere sé stesso e cercare la verità arriva a Cristo”.
“Ecco perché la citazione del Vangelo di Giovanni ‘Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi’ (Gv 8,32) è traccia e aiuto per affrontare la sfida che oggi la società rivolge ai media, ai suoi operatori e a tutti i fruitori: la ricerca della verità – che è possibile trovare – è via per la comunione tra le persone e i popoli”.
Insieme al suo commento, il Pontificio Consiglio ha distribuito un “Breve questionario su info-etica” (http://www.pccs.it/Documenti/HTML/Ita/GMCS/sussidi/42_gmcs_info_Ita.pdf) in cui, ispirandosi al messaggio del Papa e al magistero della Chiesa, afferma: “In maniera non dissimile da quanto accade sul fronte della vita umana, del matrimonio e della famiglia, e nell’ambito delle grandi questioni contemporanee concernenti la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato, anche nel settore delle comunicazioni sociali sono in gioco dimensioni costitutive dell’uomo e della sua verità”.
“Quando la comunicazione perde gli ancoraggi etici e sfugge al controllo sociale, finisce per non tenere più in conto la centralità e la dignità inviolabile dell’uomo, rischiando di incidere negativamente sulla sua coscienza, sulle sue scelte, e di condizionare in definitiva la libertà e la vita stessa delle persone. Ecco perché è indispensabile che le comunicazioni sociali difendano gelosamente la persona e ne rispettino appieno la dignità”.
Il questionario spiega che in questo senso “gli strumenti di comunicazione sociale hanno due alternative e due soltanto. O aiutano l’uomo a crescere nella comprensione e nella pratica della verità e del bene, o si trasformano in forze distruttive che si oppongono al benessere umano”.