L’uomo non è “grumo di materia”, ma cifra dell’infinito

Omelia del Cardinale Bagnasco per i funerali di don Gianni Baget Bozzo

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di Antonio Gaspari

GENOVA, mercoledì, 13 maggio 2009 (ZENIT.org).- Nel corso dell’omelia della Messa d’esequie per don Gianni Baget Bozzo, svoltasi a Genova lunedì 11 maggio, il Cardinale Angelo Bagnasco ha spiegato che l’umanità non è un mero “grumo di materia” destinata solo a morire, ma al contrario una grandezza incompiuta il cui fine è la felicità.

Secondo l’Arcivescovo di Genova, “il secolarismo diffuso spinge a vivere come se Dio non ci fosse e tutto si riducesse alla vita terrena. Come se l’esistenza fosse solo una rapida sequenza di giorni, un’ inarrestabile corsa verso il nulla. Come se la morte – come affermava Nietzsche – fosse la nostra ‘cupa compagna di viaggio'”.

“Tutto allora si appiattisce sull’immediato, su ciò che risponde e soddisfa interessi e bisogni senza futuro”, ha aggiunto.

“Se l’uomo è un grumo di materia organica solo un po’ più sviluppata – ha continuato il porporato –, se non siamo anche anima, allora non esiste futuro, vita eterna, infinito. Allora ognuno è prigioniero di se stesso, chiuso nel mondo angusto del suo piccolo e fuggevole presente, dove i valori dell’amore fino al sacrificio di sé difficilmente trovano fondamento e linfa rinnovatrice”.

“In sostanza – ha sottolineato il porporato –, senza l’anima l’uomo è una ‘passione inutile’”.

“La fede invece, ma anche la ragionevolezza e l’esperienza universale – ha ribadito –, dicono che l’uomo è una grandezza incompiuta, e quindi desiderio e apertura oltre se stesso, verso una cifra che, pur superando il limite della creatura, misteriosamente gli appartiene: è la cifra dell’infinito, della pienezza, della felicità senza ombre e per sempre”.

Per il Cardinale Bagnasco il Vangelo è “sorgente inesauribile di umanesimo” e ci invita a guardare avanti con fiducia, perché “la vita terrena non è un vagabondare rassegnato e mesto verso il vuoto, ma il pellegrinaggio serio e responsabile verso Dio che è Padre: nel suo grembo di verità deporremo le nostre azioni e i nostri pensieri”.

Parlando di don Gianni Baget Bozzo, l’Arcivescovo di Genova ha ricordato che è stato ordinato nel 1967, a 42 anni, dal Cardinale Giuseppe Siri che fu suo insegnante di Religione al Liceo Doria.

Don Gianni ricoprì subito incarichi di fiducia, come la direzione della rivista teologica “Renovatio”, del Quadrivium, centro di attività culturali, la cattedra di teologia dogmatica nel Seminario.

“Scrittore fecondo e non banale, fu termine di confronto per molti in Italia. Il Cardinal Siri ne riconobbe da sempre le doti di intelligenza e cultura. Ma anche di fede e preghiera”.

Il Cardinale Bagnasco ha ricordato anche che “ciò non gli impedì, purtroppo, di percorrere alcune strade in palese contrasto con la disciplina della Chiesa, fino a dolorosi provvedimenti che la grande e affettuosa paternità dell’Arcivescovo dovette assumere, e che prontamente cessarono appena vennero meno alcune oggettive circostanze”.

L’Arcivescovo ha confessato che don Gianni Baget Bozzo, “spesso, recentemente, mi ha confidato il suo dolore per aver addolorato il suo Cardinale. Oggi, nella luce di Dio, tutto si chiarisce e si purifica”.

Il Cardinale Bagnasco ha quindi concluso affidando l’anima immortale di don Gianni al Signore, rammentando un tema molto caro alla meditazione di don Baget Bozzo e sul quale scrisse anche un’opera, “l’anima e la vita eterna”.

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ZENIT Staff

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