Libertà religiosa a rischio in Venezuela

Pubblicato il Rapporto 2009 degli Stati Uniti

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di Nieves San Martín


WASHINGTON, martedì, 5 maggio 2009 (ZENIT.org).- Felice Gaer, presidente della Commissione statunitense per la Libertà Religiosa Internazionale (USCIRF), ha presentato il 1° maggio il Rapporto Annuale 2009 sulle violazioni della libertà religiosa nel mondo. Per la prima volta, il Venezuela è tra i Paesi vigilati.

Secondo la Gaer, questo Rapporto viene emesso in “un momento critico”: “Con gli estremisti associati ai talebani che sono avanzati arrivando a 60 miglia dalla capitale pakistana Islamabad la scorsa settimana, la rilevanza del nostro lavoro è evidente”.

“Di fatto – ha aggiunto -, un punto chiave all’attenzione della Commissione durante questo periodo informativo è la minaccia che questo estremismo religioso rappresenta per la libertà di pensiero, coscienza, religione e credo in tutto il mondo, e per la sicurezza globale e regionale”.

Tre delle quattro udienze pubbliche della Commissione hanno esaminato questo tema puntando alle politiche nei confronti di Sudan, Bangladesh e Pakistan.

Mentre i leader pakistani hanno acconsentito al ruolo degli estremisti associati ai talebani in alcune regioni, i membri della società civile si sono coraggiosamente opposti.

La copertina del Rapporto mostra le donne pakistane che si levano in protesta contro questi gruppi estremisti violenti. Le loro firme sono scritte in lingua urdu e protestano contro il fanatismo religioso e la distruzione sistematica di scuole per bambine, 150 delle quali sono già state demolite. La Commissione ha documentato come l’aumento dell’estremismo porti ad abusi dei diritti umani.

Compito della Commissione è esaminare i fatti e le circostanze relativi alle violazioni della libertà religiosa in tutto il mondo e presentare raccomandazioni al Presidente e al Segretario di Stato sui Paesi che, ha detto la Gaer, “concludiamo che dovrebbero essere designati Paesi che destano particolare preoccupazione”.

Si tratta degli Stati che attuano violazioni gravi, flagranti e in corso della libertà religiosa.

Quest’anno, nelle sue conclusioni, la Commissione ha raccomandato che 13 Paesi siano designati come fonte di particolare preoccupazione: Birmania, Cina, Eritrea, Iran, Iraq, Nigeria, Corea del Nord, Pakistan, Arabia Saudita, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. L’Iraq e la Nigeria sono nuovi nella lista. L’Iraq è stato aggiunto a dicembre, la Nigeria il giorno stesso del Rapporto.

La Commissione ha stabilito anche una lista di vigilanza di Paesi in cui le condizioni non raggiungono il livello dei Paesi di particolare preoccupazione, ma che richiedono di essere seguiti da vicino a causa della natura e dell’estensione delle violazioni della libertà di pensiero, coscienza e credo per iniziativa del Governo o da questo tollerate.

Se la linea di tendenza negativa continua, ci sono probabilità che si verifichino altre violazioni dei diritti umani.

La lista di vigilanza della Commissione è composta da 11 Paesi: Afghanistan, Bielorussia, Cuba, Egitto, Indonesia, Laos, Russia, Somalia, Tagikistan, Turchia e Venezuela. Gli ultimi sei sono nuovi.

Tra la lista dei Paesi che destano particolare preoccupazione e quella dei Paesi sotto osservazione, la Commissione ha nominato sette nuovi Paesi che si aggiungono alla sua lista di Paesi che violano gravemente la libertà religiosa.

L’organismo è anche preoccupato perché dopo più di dieci anni il Dipartimento di Stato non ha promosso – o sono sottoutilizzate – misure chiave della Legge per la Libertà Religiosa Internazionale del 1998, che ha creato la Commissione e la sua attività. “Sia le amministrazioni democratiche che quelle repubblicane non hanno utilizzato adeguatamente le importanti componenti di questa legislazione”, ha affermato la Gaer.

Secondo il presidente della Commissione, l’anno scorso ha nominato solo otto Paesi, e nei dieci anni dell’esistenza della Legge non ce ne sono più di 10 o 12 che siano stati designati. Degli otto nominati nel gennaio scorso, negli ultimi giorni della precedente amministrazione, solo uno ha ricevuto una sanzione, l’Eritrea.

Altri due, l’Arabia Saudita e l’Uzbekistan, hanno ricevuto dispense che evitano un’azione degli Stati Uniti. La Commissione spera che la nuova amministrazione adotti un nuovo approccio delle azioni presidenziali in base alla Legge per la Libertà Religiosa Internazionale, ponendo fine alla pratica delle sanzioni che non si riferiscono a specifiche violazioni della libertà religiosa.

Nella presentazione del Rapporto, i membri della Commissione si sono riferiti a vari Paesi in questa situazione, come il Vietnam, che desta particolare preoccupazione, e il Bangladesh, che in genere è nella lista dei Paesi sottoposti a osservazione.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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