MANGALORE, venerdì, 3 settembre 2010 (ZENIT.org).- L’unità dei cristiani è fondamentale per affrontare le crisi, come l’attacco di estremisti indù ai cristiani che ha avuto luogo nello Stato indiano del Karnataka due anni fa.
Lo hanno sottolineato circa 50 leader delle principali Chiese della costa della zona del Karnataka questo martedì a Mangalore, durante il primo incontro ecumenico del Forum del Karnataka dei Cristiani Uniti per i Diritti Umani, istituito nel giugno 2009, informa l’agenzia Ucanews.
“L’unità dei cristiani è una necessità per due motivi: per poter crescere insieme e per una difesa unita in tempi di crisi”, ha detto il Vescovo siro-malabar di Belthangady, monsignor Lawrence Mukkuzhy, che ha convocato l’incontro.
Dal canto suo, il segretario della Commissione Regionale del Karnataka per l’Ecumenismo e il Dialogo, padre Ronnie Prabhu, S.I., ha affermato che i cristiani devono “evitare ogni aggressività nel processo di condivisione della nostra fede”.
Durante l’incontro è stato ricordato l’attacco degli estremisti indù ai cristiani e alle loro istituzioni avvenuto nel settembre 2008, quando gli assalitori hanno affermato che alcuni opuscoli cristiani contenevano commenti dispregiativi nei confronti dell’induismo e delle sue divinità.
L’episodio di violenza anticristiana è avvenuto tre mesi dopo che il partito politico pro-indù Bharatiya Janata era arrivato al potere nello Stato del Karnataka.
Per il Vescovo di Mangalore, monsignor Aloysius Paul D’Souza, quegli attacchi “sono diventati benedizioni occulte e ci hanno uniti”.
Anche se a livello sporadico, hanno sottolineato i leader cristiani, la violenza e i commenti anticristiani da parte di alcuni politici continuano.
Boicottaggio dei cattolici
Nel frattempo, i cattolici della città indù di Magalawada, anch’essa nello Stato del Karnataka, stanno subendo un boicottaggio perché non pregano le divinità indù.
Il Vescovo di Karwar, monsignor Derek Fernandes, ha denunciato che in realtà i leader indù vedono il proprio potere minacciato e boicottano i cattolici perché aiutano i poveri e gli emarginati senza discriminazioni.</p>
Secondo quanto ha riferito l’agenzia AsiaNews, nella città di Magalawada si sono registrati vari casi di colera, e gli anziani hanno deciso di pregare la divinità protettrice per due martedì e tre venerdì di questo mese di Shravana, che secondo il calendario indù è un periodo di buon auspicio. Nei giorni di preghiera, le attività agricole e commerciali sono state sospese.
All’inizio i cattolici hanno aderito all’iniziativa, ma in seguito hanno ripreso le proprie attività anche nei giorni di preghiera.
I leader indù hanno deciso di boicottare i cattolici della città: hanno proibito agli indù di usare i veicoli dei cristiani e di prenderli sui propri, di comprare nei negozi dei cattolici o fare affari con loro, di fornire loro un impiego.
In base ai loro ordini, i macchinari agricoli dei cattolici non saranno riparati, e i bambini non consegneranno i quotidiani nelle case cattoliche. Gli studenti, inoltre, dovranno smettere di frequentare le scuole cattoliche. Sabato 28 agosto, in una classe c’erano solo 4 studenti indù su 42.
Monsignor Fernandes ha espresso la sua “profonda tristezza per il boicottaggio dei cattolici in questo villaggio”.
“Questo ostracismo è soltanto conseguenza del nostro impegno a servire i poveri e gli oppressi e vale solo a rafforzare il nostro impegno a lavorare per creare una società di giustizia, pace e amore”, ha detto.
Il Vescovo è convinto che il boicottaggio voglia colpire proprio il lavoro dei cattolici del luogo. Delle 250 famiglie della città, due sono musulmane, circa 30 dalit e 108 cristiane. Le altre, circa 110, sono indù.
“I poveri dalit sono sempre stati maltrattati”, ha denunciato.
La Chiesa sta sviluppando programmi di istruzione e spiega ai cittadini l’importanza dell’igiene personale di fronte a questi casi di colera che, secondo alcune fonti, hanno provocato la morte di sei persone.
I cattolici coordinano anche gli sforzi per poter contare su acqua pulita e sicura e per eliminare alcune superstizioni.
A circa sei chilometri dalla città, a Haliyal, la Diocesi dirige scuole in lingua inglese e in lingua Kannada, in cui il 90% degli studenti è rappresentato
Dirige anche un ospedale, e in una località vicina un centro sociale usato da persone di ogni condizione sociale, soprattutto da poveri.