Uganda: una radio salva gli ex bambini soldato

Trasmette messaggi di affetto delle famiglie

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ROMA, martedì, 11 ottobre 2011 (ZENIT.org).- “Roberto, ti vogliamo bene, torna a casa! I tuoi genitori e i tuoi fratelli”. E’ uno dei tanti messaggi che si possono ascoltare nel programma infantile dell’emittente cattolica Radio Wa, della Diocesi di Lira, nel nord dell’Uganda.

I messaggi sono rivolti a bambini che sono stati sequestrati dai ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army, LRA) per essere trasformati in soldati.

Molti di loro non tornano a casa perché i ribelli li hanno costretti a mutilare o a uccidere persone o anche parenti, o a incendiare le proprie case proprio per impedirne il ritorno. Per questo, i bambini pensano spesso che se tornassero nelle famiglie d’origine non verrebbero accettati.

Nel programma infantile Karibu (Benvenuto) ci sono anche ex bambini soldato che sono riusciti a fuggire e ora parlano della loro nuova vita, esortando gli altri a seguire il loro esempio.

Il programma viene ascoltato anche nella foresta, e sono già più di 1.500 i bambini soldato fuggiti dalla prigionia perché Radio Wa ha li ha aiutati a credere nella possibilità di costruirsi una vita diversa e migliore.

I ribelli hanno reagito talmente male a questo successo che negli anni scorsi hanno attaccato l’emittente dandola alle fiamme. Per fortuna l’antenna di trasmissione non è stata distrutta, e Radio Wa (che significa “la nostra radio”) continua a trasmettere una programmazione con cui contribuisce alla pace e alla riconciliazione in Uganda.

Il Paese africano è stato per più di vent’anni teatro di un sanguinoso conflitto tra i ribelli dell’LRA, guidati da Joseph Kony, e le truppe governative. Viste le dimensioni della guerra, che in certi momenti ha costretto più della metà della popolazione del nord dell’Uganda (circa 2 milioni di persone) a vivere in campi di sfollati per paura di sequestri e massacri, serve ancora una grande opera di riconciliazione, guarigione e ricostruzione.

Circa 30.000 bambini e bambine sono stati sequestrati per diventare soldati o schiave del sesso.

Dal 2008 la situazione ha raggiunto una certa stabilità, ma non c’è ancora un accordo di pace ufficiale, perché Joseph Kony non ha voluto firmarlo. Una delle sue condizioni per intavolare negoziati di pace era la chiusura del programma infantile di Radio Wa, il che dimostra l’importanza che i ribelli danno a questa trasmissione.

Radio Wa è un’emittente umile a livello sia di personale che di strutture, ma offre servizi preziosi. Ogni settimana, ad esempio, trasmette una radionovela in cui si affrontano, partendo dalla dottrina della Chiesa e dai valori del Vangelo, temi come l’Aids, la violenza domestica, il matrimonio e la famiglia, l’alcolismo, il ritorno dai campi di rifugiati, l’inizio di una nuova vita dopo la guerra o la ricerca della riconciliazione.

Un altro programma informa dei pericoli insiti nella stregoneria. Ex stregoni spiegano i trucchi con cui ingannavano la gente. Il tema riveste grande importanza, perché negli ultimi tempi si sono registrati sacrifici di bambini compiuti nel contesto di rituali magici destinati ad acquisire benessere.  La diffusione dell’Aids è uno dei motivi per i quali alcune persone sono tornate a credere nella stregoneria, perché credono che la malattia sia frutto di un maleficio.

Radio Wa trasmette anche programmi per donne e per detenuti. Il Vescovo di Lira, monsignor Giuseppe Franzelli, prende spesso la parola per parlare di temi di attualità.

L’emittente può anche trasmettere dall’esterno dello studio, e così è possibile seguire la Messa e altre celebrazioni.

Attualmente Radio Wa trasmette in un raggio di 200 chilometri. Finora i collaboratori hanno lavorato con metodi antiquati: i canovacci vengono scritti a penna o a matita, e anche le apparecchiature per la registrazione sono vecchie. Con dei computer tutto il lavoro sarebbe molto più semplice.

Monsignor Franzelli vuole inoltre che i collaboratori siano formati meglio, perché l’emittente possa fare ancora di più per la gente del nord dell’Uganda. La Diocesi, purtroppo, è una delle più povere del Paese.

L’associazione caritativa cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) contribuisce a migliorare l’attrezzatura dell’emittente e la formazione dei collaboratori.

ACS è un’associazione di diritto pontificio nata con una campagna di aiuto lanciata nel 1947 dal monaco premonstratense Werenfried van Straaten. Con i fondi che raccoglie, sovvenziona progetti in centinaia di Paesi del mondo.

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ZENIT Staff

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