CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 16 ottobre 2011 (ZENIT.org) – Alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale, Papa Benedetto XVI ha chiuso il primo incontro internazionale promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, con una celebrazione eucaristica.
Nel corso dell’omelia il Santo Padre ha sottolineato la vicinanza temporale dei due eventi che “richiama la giusta dimensione universale della nuova evangelizzazione, in armonia con quella della missione ad gentes”.
Commentando la prima lettura, dal libro del profeta Isaia, il Papa ha indicato come questa dia “il senso teologico della storia: i rivolgimenti epocali, il succedersi delle grandi potenze stanno sotto il supremo dominio di Dio; nessun potere terreno può mettersi al suo posto”.
“La teologia della storia – ha aggiunto Benedetto XVI – è un aspetto importante, essenziale della nuova evangelizzazione, perché gli uomini del nostro tempo, dopo la nefasta stagione degli imperi totalitari del XX secolo, hanno bisogno di ritrovare uno sguardo complessivo sul mondo e sul tempo, uno sguardo veramente libero, pacifico, quello sguardo che il Concilio Vaticano II ha trasmesso nei suoi Documenti, e che i miei Predecessori, il Servo di Dio Paolo VI e il Beato Giovanni Paolo II, hanno illustrato con il loro Magistero”.
Quanto alla seconda lettura, tratta dalla Prima Lettera ai Tessalonicesi, il papa ha ricordato che si tratta della “della lettera più antica a noi pervenuta del più grande evangelizzatore di tutti i tempi, l’apostolo Paolo”. In essa l’Apostolo delle genti sottolinea “che l’annuncio dev’essere sempre preceduto, accompagnato e seguito dalla preghiera”.
“Ogni missionario del Vangelo deve sempre tenere presente questa verità: è il Signore che tocca i cuori con la sua Parola e il suo Spirito, chiamando le persone alla fede e alla comunione nella Chiesa”, ha aggiunto il Pontefice.
“L’evangelizzazione, per essere efficace, ha bisogno della forza dello Spirito, che animi l’annuncio e infonda in chi lo porta quella ‘piena certezza’ di cui parla l’Apostolo. Questo termine ‘certezza’, ‘piena certezza’, nell’originale greco, è pleroforìa: un vocabolo che non esprime tanto l’aspetto soggettivo, psicologico, quanto piuttosto la pienezza, la fedeltà, la completezza – in questo caso dell’annuncio di Cristo”, ha detto ancora il Santo Padre.
Nel Vangelo è trattato il celebre confronto tra Gesù e i farisei ed erodiani sulla legittimità del tributo a Cesare. I Suoi avversari, pur non credendovi e con intenti fraudolenti, hanno affermato la verità su Cristo: “Sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno” (Mt 22,16).
“Gesù, in effetti – ha commentato il papa – è veritiero e insegna la via di Dio secondo verità, e non ha soggezione di alcuno. Egli stesso è questa ‘via di Dio’, che noi siamo chiamati a percorrere”.
Benedetto XVI ha così proseguito la sua omelia: “I nuovi evangelizzatori sono chiamati a camminare per primi in questa Via che è Cristo, per far conoscere agli altri la bellezza del Vangelo che dona la vita. E su questa Via non si cammina mai soli, ma in compagnia: un’esperienza di comunione e di fraternità che viene offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all’annuncio può aprire il cuore di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della propria vita”.
In conclusione il Papa ha salutato i presenti come “i protagonisti dell’evangelizzazione nuova che la Chiesa ha intrapreso e porta avanti, non senza difficoltà, ma con lo stesso entusiasmo dei primi cristiani”.
Affidando i nuovi evangelizzatori alla Vergine Maria, “che non ebbe paura di rispondere “sì” alla Parola del Signore e, dopo averla concepita nel grembo, si mise in cammino piena di gioia e di speranza”, il Santo Padre li ha esortati ad imparare “dalla Madre del Signore e Madre nostra ad essere umili e al tempo stesso coraggiosi; semplici e prudenti; miti e forti, non con la forza del mondo, ma con quella della verità”.