Giovanni Paolo II, un fautore dello sviluppo della famiglia umana

Se ne è discusso in un convegno all’Università Europea di Roma

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ROMA, venerdì, 28 ottobre 2011 (ZENIT.org) –  L’intera vita di Karol Wojtyla può essere considerata un inno alla solidarietà, alla giustizia, alla pace, al rispetto dei diritti di ogni essere umano. Ogni parola, ogni gesto di questo indimenticabile Papa ha rappresentato un segno d’amore, un invito ad agire sempre con spirito di fratellanza, di donazione e di condivisione con gli altri.

Per riflettere su questi temi ieri sera, all’Università Europea di Roma, si è tenuto l’incontro Il Beato Giovanni Paolo II e lo sviluppo della famiglia umana, organizzato dal Circolo Culturale “Giovanni Paolo II” della Fondazione Universitaria Europea.

In questa occasione è stata inaugurata anche la mostra Amazzonia una diversa prospettiva, realizzata dall’Associazione Impegnarsi Serve Onlus, che ha lo scopo di offrire un percorso di sensibilizzazione alle tematiche dell’ambiente in un’ottica interculturale, ispirandosi ai principi di solidarietà e di sviluppo integrale dell’uomo.

Sono intervenuti, fra gli altri: mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II, il prof. Carlo Jovine, Medico Chirurgo, neurologo e membro della Consulta medica di specialisti internazionali per la beatificazione di Giovanni Paolo II, il dott. Marco Spallaccini, dell’Associazione Impegnarsi Serve Onlus, e Katia Di Dente, pittrice e autrice delle opere Tocchi di colore.

Ha moderato l’incontro padre Paolo Scarafoni LC, Rettore dell’Università Europea di Roma e presidente della Fondazione Universitaria Europea.

“Uno dei capisaldi su cui Giovanni Paolo II fonda il suo pensiero – ha spiegato mons. Slawomir Oder – è senza dubbio il tema della responsabilità che l’uomo porta sulle sue spalle nei confronti dell’eredità che Dio gli ha affidato insieme al testamento di Adamo. La risposta passa attraverso la comprensione della grandezza della vocazione divina”.

“Lo sviluppo della famiglia umana – ha ricordato il Postulatore – avviene attraverso la fatica dell’uomo di vivere la verità su se stesso, secondo il modello rivelato nell’Incarnazione di Cristo. Nella sua enciclica Sollicitudo Rei Socialis, emanata il 30 dicembre 1987, nel ventesimo anniversario della Populorum Progressio di Paolo VI, Giovanni Paolo II ha affrontato il tema cruciale dello sviluppo come vocazione data da Dio all’uomo. Non vi è dubbio che esso abbraccia tutte le sue dimensioni”.

“La nozione di sviluppo – ha proseguito mons. Oder – non può essere soltanto ‘laica’ e ‘profana’, ma appare come l’espressione moderna di una essenziale, nativa dimensione dell’uomo considerato nella sua globalità. Essa non può perciò prescindere da quel parametro interiore che è insito nella specifica natura dell’uomo, creatura corporale e spirituale, fatta di terra e quindi affine alle creature finite, ma, in quanto immagine di Dio, affine anche con Lui Infinito”.

Il prof. Carlo Jovine ha parlato della sua esperienza nella Consulta Medica che ha stabilito la “inspiegabilità scientifica” della guarigione di suor Marie Simon Pierre Normand dal morbo di Parkinson.

“Nella mia relazione medica – ha spiegato il neurologo – ho analizzato in dettaglio la complessità delle motivazioni, condivise dagli illustri colleghi della Consulta, che mi hanno indotto a ritenere inspiegabili la guarigione di suor Normand e le modalità con cui questa si è manifestata: risolutiva, istantanea, duratura e totale”.

Ma al di là delle conclusioni della scienza, esistono degli aspetti di natura umana, psicologica ed etica che ritengo non meno importanti. Merita ricordare, ad esempio, che suor Normand è guarita dal morbo di Parkinson: la stessa malattia di Papa Wojtyla. La religiosa, inoltre, ha dedicato la sua vita al servizio della vita nascente, che è sempre stato uno dei temi centrali dell’insegnamento di Giovanni Paolo II.

Proprio al tema della famiglia, Karol Wojtyla ha dedicato, nel 1981, un documento che risulta ancor oggi di toccante attualità: l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, nella quale il Pontefice, oggi Beato, individuava nella famiglia basata sul matrimonio il fondamento per lo sviluppo della più ampia famiglia umana. Una comunità di persone al servizio alla vita, impegnate nel progresso della società, e partecipi della missione della Chiesa”.

Fra gli altri interventi, la pittrice Katia Di Dente ha parlato della sua collaborazione alla mostra sull’Amazzonia: “Sono a qui a testimoniare l’amore Dio per questi popoli  con i miei colori. Oggi il termine ‘sviluppo’ è molto discusso e sta assumendo significati più ampi rispetto a qualche anno fa: significati che tengono conto della dignità delle persone, dei diritti, della cultura, delle tradizioni, delle relazioni umane”.

“Entrando nella foresta amazzonica ed incontrando i popoli indios – ha aggiunto l’artista – ogni nostro schema mentale e ragionamento si sgretola, scoprendo un ‘diverso’ che, nella sua diversità, ci fa scoprire nuovi punti di vista, nuovi stili di vita, nuove dimensioni umane, culturali e relazionali”.

Il dott. Marco Spallaccini, dell’Associazione Impegnarsi Serve Onlus, ha ricordato che la mostra sull’Amazzonia esposta nell’Università Europea di Roma “si pone l’obiettivo di portare in casa nostra un frammento di umanità ignota o dimenticata. Rappresenta uno squarcio nel velo che ci impedisce di vedere una realtà che ci parla ed interpella”.

“Nel momento in cui l’occidente si interroga sul futuro del suo modello di sviluppo – ha aggiunto Spallaccini –  riferirci a situazioni estreme di vita, al limite della sopravvivenza, ci tocca, ci provoca. Ripensare al rapporto con il mondo circostante in termini di custodia del creato, come sentinelle che vigilano sul bene dei fratelli e delle generazioni future, implica una rielaborazione del modello antropologico diffuso nelle nostre società del benessere”.

“L’augurio  – ha concluso Spallaccini – è quello di cominciare a guardare con semplicità, e perciò in profondità, i bisogni più veri dell’uomo. Riconquistare il senso della nostra esistenza nei nostri rapporti. Il rapporto con il Padre, con noi stessi, nella famiglia, nella comunità, con il creato”.

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ZENIT Staff

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