Lo scandalo della Barclays Bank mostra il fallimento dell'utilitarismo

L’economia ha bisogno di studiare e praticare la “Caritas in veritate”

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di Carmine Tabarro

ROMA, mercoledì, 4 luglio 2012 (ZENIT.org) – Nonostante che dal luglio 2008 stiamo vivendo e pagando in maniera drammatica la bolla speculativa generata dalla finanza avida, un ultimo scandalo scuote le fondamenta del capitalismo finanziario coinvolgendo anche le Istituzioni di controllo: è il grande scandalo che sta coinvolgendo la Barclays Bank e gli organi di controllo.

L’amministratore delegato di Barclays, Bob Diamond, ha rassegnato le dimissioni dopo che anche il presidente Marcus Agius si era dimesso. All’inizio si pensava che Agius si fosse dimesso per coprire proprio Bob Diamond. Invece, Agius è stato rinominato chairman e Amministratore delegato ad interim. Spetterà a lui la ricerca del nuovo amministratore delegato per il quale – ha spiegato la Barclays – saranno valutate candidature sia all’interno che all’esterno del gruppo.

Lo scandalo sui tassi pilotati e sul Libor (London Interbank Offered Rate, tasso di riferimento per i mercati interbancari) che ha travolto la City si sta ingrandendo.

La manipolazione dei tassi Libor, per cui Barclays ha patteggiato una sanzione da 290 milioni di sterline decisa dalla Financial service sauthority e dai regolatori americani, è relativa al periodo 2005-2009; in quegli anni la Barclays ha manipolato la valutazione dei tassi Libor, con ampio e illecito guadagno; alzandoli e poi, durante la crisi finanziaria, abbassandoli, con l’unico scopo di guadagnare in maniera avida.

Lo scandalo ha scatenato nei giorni scorsi le reazioni dell’intero mondo politico britannico, a partire dal premier David Cameron e dal ministro delle Finanze George Osborne, in quali hanno annunciato un’inchiesta parlamentare con pieni poteri su tutto il sistema bancario.

La Royal Bank of Scotland, la Lloyds Tsbe e la Hsbc  sono sotto indagine della Financial Services Authority per vendite truccate di prodotti finanziari a migliaia di piccole e medie aziende.

L’inchiesta sulla manipolazione dei tassi d’interesse prosegue da mesi ed ha anche un filone europeo perché le autorità di vigilanza del vecchio continente hanno forti sospetti che tra i tassi manipolati dal cartello di banche ci sia stato anche l’Euribor su cui sono basati i tassi dei mutui italiani.

Il lavoro investigativo sul Libor è stato condotto congiuntamente dalle autorità europee, britanniche, americane e giapponesi. Nei giorni scorsi il titolo Barclays ha sofferto delle ricadute economiche e d’immagine dello scandalo, perdendo circa il 20% del suo valore alla Borsa di Londra.

Le dimissioni dell’Amministratore delegato della banca inglese Barclays, dimostrano la grandezza e la dimensione profetica dell’enciclica di Benedetto XVI: “L’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona” (Caritas in Veritate, n. 45).

Le storie di “malafinanza”, sono figlie della mancanza di un’etica, dell’azzardo morale, della avidità e della mancanza di regole.

Uno scandalo che colpito anche la banca d’affari statunitense JP Morgan. La banca in questione ha annunciato perdite per oltre 2 miliardi di dollari, eha visto le dimissioni di Ina Drew, il chief investment officer della divisione londinese incriminata per lo scandalo del trading su derivati.

Secondo il New York Times le perdite sui derivati di JP Morgan potrebbero raggiungere addirittura i 9 miliardi di dollari. Inizialmente si parlava di 2-3 miliardi di dollari, invece la perdita dovrebbe essere alla fine più che sbalorditiva se si considera il fatto che è stata generata da un un’unica divisione di trading sui derivati.

Per avidità i banchieri della City londinese hanno commesso il reato di insider trading. E’ il caso di Raj Rajaratnam fondatore dell’Hedge fund Galleon, il quale ha accumulato illecitamente 53,8 milioni di dollari sfruttando informazioni riservate per investire in Borsa. Rajaratnam è stato condannato a 11 anni di reclusione.

Di fronte al crollo degli idoli e del “vitello d’oro” risultano profetiche le parole del pontefice Benedetto XVI: “Bisogna, poi, che la finanza in quanto tale, nelle necessariamente rinnovate strutture e modalità di funzionamento dopo il suo cattivo utilizzo che ha danneggiato l’economia reale, ritorni ad essere uno strumento finalizzato alla miglior produzione di ricchezza ed allo sviluppo. Tutta l’economia e tutta la finanza, non solo alcuni loro segmenti, devono, in quanto strumenti, essere utilizzati in modo etico così da creare le condizioni adeguate per lo sviluppo dell’uomo e dei popoli. (…) Gli operatori della finanza devono riscoprire il fondamento propriamente etico della loro attività per non abusare di quegli strumenti sofisticati che possono servire per tradire i risparmiatori. Retta intenzione, trasparenza e ricerca dei buoni risultati sono compatibili e non devono mai essere disgiunti. Se l’amore è intelligente, sa trovare anche i modi per operare secondo una previdente e giusta convenienza, come indicano, in maniera significativa, molte esperienze nel campo della cooperazione di credito” (Caritas in veritate, n. 65).

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Note:

Libor (sigla che rappresenta l’acronimo di “London Interbank Offered Rate”) è un tasso di riferimento per i mercati interbancari. Il Libor viene calcolato giornalmente dalla British Bankers’ Association in base ai differenti tassi richiesti per cedere a prestito somme in una determinata divisa (tra le altre, sterlina, dollaro Usa, franco svizzero, euro ma anche le corone dei Paesi scandinavi). Ogni giorno viene declinato in 150 diversi valori, espressi per valuta e scadenza.

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ZENIT Staff

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