"Il dinamismo missionario vive solo se c'è la gioia del Vangelo"

Benedetto XVI visita il Centro dei Missionari Verbiti che nel 1965 lo ospitò come perito conciliare

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di Luca Marcolivio

NEMI, lunedì, 9 luglio 2012 (ZENIT.org) – Per papa Benedetto XVI è stato un vero tuffo nel passato: fu proprio presso il Centro “Ad Gentes” dei Missionari Verbiti che il giovane teologo Joseph Ratzinger, soggiornò dal 29 marzo al 3 aprile 1965, durante i lavori della Commissione Conciliare delle Missioni, attivatasi verso la conclusione del Concilio Vaticano II.

A distanza di 47 anni, nella tarda mattinata di oggi, il Santo Padre si è recato in visita presso il Centro – dove i Missionari Verbiti stanno tenendo a Nemi il loro Capitolo Generale – situato a Nemi, sui Castelli Romani, a due passi dalla residenza estiva di Castelgandolfo.

Benedetto XVI è stato accolto dal Superiore Generale eletto, p. HeinzKulüke, dal Superiore Generale uscente, p. Antonio Pernia e dal Procuratore Generale, p. Giancarlo Girardi.

Dopo essere sostato alcuni minuti in adorazione del Santissimo nella Cappella del Centro, alla presenza dei 150 partecipanti al Capitolo Generale, il Papa ha ascoltato l’indirizzo di saluto del Superiore uscente, p. Pernia, prima di rivolgere a sua volta il proprio saluto alla Comunità, cui ha espresso gratitudine per la possibilità offertagli di rivedere la casa che lo ospitò come perito conciliare.

Benedetto XVI ha definito il suo soggiorno presso il Centro “Ad gentes” (ai tempi del Concilio chiamato “Centro Internazionale della Società del Verbo Divino”), un “ricordo bellissimo”, forse “il più bel ricordo di tutto il Concilio”.

Assieme alla pace e alla tranquillità di quel luogo immerso nella natura, il Pontefice ha rammentato la “compagnia di tanti grandi teologi, con un incarico così importante e bello di preparare un decreto sulla missione”.

Tra questi Benedetto XVI ha citato il nome di “padre Schutte, che aveva sofferto in Cina, era stato condannato, poi espulso”, un uomo “pieno di dinamismo missionario”, un “grande dono” per “un teologo senza grande importanza, molto giovane, invitato non so perché” quale si è definito papa Ratzinger .

Tra gli altri padri conciliari conosciuti in quella circostanza, il Papa ha poi menzionato “Fulton Sheen”, “padre Congar e i grandi missiologi di Lovanio”. Erano gli anni della controversia, mai realmente compresa da Joseph Ratzinger, “tra la Scuola di Lovanio e quella di Münster”, avente ad oggetto lo scopo principale della missione.

Tutto, però, “convergeva in un unico dinamismo della necessità di portare la luce della Parola di Dio, la luce dell’amore di Dio nel mondo e di dare una nuova gioia per questo annuncio”. Ne nacque, quindi, un decreto accettato “quasi unanimamente” dai padri conciliari, secondo Ratzinger un “complemento molto buono della Lumen gentium”.

“Così, con questi ricordi ho spesso pensato a questi giorni di Nemi che sono in me, come ho detto, parte essenziale dell’esperienza del Concilio”, ha commentato il Santo Padre che si è poi detto “felice” per la fioritura delle vocazioni dei Missionari Verbiti.

“Chiaramente il dinamismo missionario – ha proseguito il Papa – vive, e vive solo se c’è la gioia del Vangelo, se stiamo nell’esperienza del bene che viene da Dio e che deve e vuol comunicarsi. Grazie per questo vostro dinamismo”.

Benedetto XVI ha infine formulato ai Missionari Verbiti “ogni benedizione del Signore”, per il Capitolo in corso e “molta ispirazione”: “che le stesse forze ispiratrici dello Spirito Santo che ci hanno accompagnato in quei giorni quasi visibilmente siano di nuovo presenti tra voi e vi aiutino a trovare la strada per la vostra Compagnia, così per la missione del Vangelo ad gentes per i prossimi anni”, ha poi concluso.

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ZENIT Staff

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