"Kauwboy": un bambino e il suo corvo

Chiude i film in rassegna al Fiuggi Family Festival, una pellicola olandese sul sempre affascinante rapporto tra infanzia e natura

Share this Entry

di Luca Marcolivio

FIUGGI, domenica, 29 luglio 2012 (ZENIT.org) – La rassegna dei film in concorso al Fiuggi Family Festival si è conclusa ieri con la proiezione di 33 Postcards (Australia-Cina, 2011) di Pauline Chan, e Kauboy (Olanda, 2012) di Boudewin Koole.

La prima pellicola è la storia di Mei Mei (Zhun Lin), una sedicenne orfana cinese che ha potuto andare a scuola grazie ai sussidi speditile da Dean (Guy Pearce), un giovane australiano che si spaccia per un padre di famiglia, di professione ranger in un parco.

Per anni la corrispondenza è andata avanti a cartoline postali (le 33 del titolo) e i due sono diventati amici di penna ma l’uomo, in realtà, è in carcere a scontare una pena per omicidio colposo.

Un giorno Mei Mei si reca a Sydney per partecipare ad una competizione canora, con il coro della sua scuola. Appena ne ha occasione, la ragazza fugge dal suo gruppo scolastico per rintracciare il suo benefattore. Incontrato finalmente Dean, sgomenta, scopre la verità su Dean.

Mei Mei non si perde d’animo e troverà modo di ricambiare il suo eroe. Lui le ha riscattato la vita e adesso sarà lei a salvare lui. Per farlo si caccerà in mille rocambolesche avventure, finendo lei stessa nel giro della criminalità.

Nel pomeriggio è stata la volta del film olandese, la cui trama in parte ricorda quella de Il cucciolo, il romanzo di Marjorie Kinnan Rawlings, celebre anche per la riduzione cinematografica, interpretata nel 1946 da Gregory Peck.

Jojo (Rick Lens) è un bambino di dieci anni, orfano di madre, che vive con il padre in una casa immersa nel verde, alle soglie della città. Traumatizzato per il lutto, non riesce ancora ad elaborarlo e talora imbastisce immaginarie conversazioni telefoniche con la defunta mamma.

Pur praticando la pallanuoto, Jojo non riesce ad integrarsi con i suoi coetanei e vive un’esistenza solitaria, trascorrendo ore e ore nella campagna intorno alla sua villetta. È proprio durante una delle sue lunghe passeggiate che il ragazzo si imbatte in un uccellino, caduto dal suo nido. È un piccolo corvo, un orfanello come lui, e diventa subito il suo nuovo compagno di avventure.

Per varie settimane Jojo terrà il corvetto in casa, all’insaputa del padre. L’uccellino, ribattezzato Jack, ancora non sa volare e sarà il ragazzo a nutrirlo ed allevarlo. Sullo sfondo di questa bizzarra amicizia, emerge il rapporto difficile di Jojo con il padre (Loek Peters), un uomo distrutto dal dolore ed incapace di manifestare il proprio affetto al figlio, né di comprenderne le dinamiche della sua crescita. Quando scopre che il bambino sta allevando in casa un uccello, gli impone di liberarlo e riuscirà a farlo dopo una furibonda lite.

Un giorno, durante una passeggiata in bicicletta, Jojo si imbatte in un corvo morto e in lui riconosce il suo Jack. Quando il papà viene a sapere la triste notizia, inaspettatamente si commuove anche lui e si riconcilia con il figlio. Decidono poi di seppellire la bestiola in giardino e in quel momento Jojo rivive il funerale della mamma, accettandone definitivamente la dipartita.

Kauwboy (in olandese kauw significa proprio “corvo”) è una storia dolorosa e strappalacrime il cui momento centrale è l’incomunicabilità tra l’universo incantato dell’infanzia e il disincanto del mondo degli adulti.

Il film illustra in modo egregio anche il magico rapporto che intercorre tra i bambini e la natura: un tema poco battuto dalla psicologia infantile ma da sempre un classico della letteratura e del cinema.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione