La lingua latina: ponte tra "humanitas" e Vangelo

Intervista a don Roberto Spataro, segretario della nuova Pontificia Accademia di Latinità istituita sabato da Benedetto XVI

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di Salvatore Cernuzio

ROMA, martedì, 13 novembre 2012 (ZENIT.org) – “La lingua latina è stata tenuta in altissima considerazione dalla Chiesa Cattolica e dai Romani Pontefici”, che l’hanno eletta a propria lingua, perché “capace di trasmettere universalmente il messaggio del Vangelo”.

È quanto scrive Benedetto XVI nella Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio con il quale ha istituito, sabato, la Pontificia Accademia di Latinità. Obiettivo dell’Accademia, che dipenderà dal Pontificio Consiglio della Cultura, sarà promuovere e valorizzare la lingua e la cultura latina, in particolare presso le istituzioni formative cattoliche.

Essa sarà costituita da un massimo di cinquanta membri ordinari, detti accademici, studiosi e cultori della materia, che verranno nominati dal segretario di Stato il prossimo mercoledì 21 novembre nell’Aula Magna del Palazzo San Pio X, in Via della Conciliazione.

Presidente dell’Accademia sarà il prof. Ivano Dionigi, Magnifico Rettore dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. In veste di segretario, invece, è stato designato, don Roberto Spataro, S.D.B., segretario del Pontificium Istitutum Altioris Latinitatis dell’Università Pontificia Salesiana. ZENIT lo ha intervistato.

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Come ha accolto questo nuovo incarico assegnatole dal Santo Padre?

Don Spataro: Con grandissima riconoscenza al Papa per la fiducia concessami e con i sentimenti di un salesiano: don Bosco ci ha lasciato in eredità spirituale una devozione incondizionata ed affettuosa al Papa e al Suo magistero 

Qual è il motivo per cui il Papa ha istituito l’Accademia? 

Don Spataro: Secondo me, ci sono un motivo contingente ed uno sostanziale. Il primo: all’interno delle istituzioni formative della Chiesa Cattolica lo studio del latino è molto scemato ed occorre invertire la tendenza. Il secondo: Benedetto XVI con il Suo altissimo Magistero ci ricorda che fede e ragione sono alleate. L’immenso patrimonio, da riscoprire o da scoprire, prodotto in lingua latina lo sta a testimoniare.  

Benedetto XVI nella sua Lettera ha dichiarato che ai nostri tempi la conoscenza della lingua e della cultura latina risulta “quanto mai necessaria”. Perché? 

Don Spataro: Benedetto XVI ha una visione profetica della storia. Ha compreso bene che il mondo attuale sta attraversando una crisi antropologica gravissima. Per superarla, è indispensabile recuperare e diffondere la cultura umanistica, che è stata forgiata e diffusa, in buona parte, in lingua latina.

La lingua latina coinvolge diversi ambiti: la ricerca sulla tradizione cristiana, classica e pagana, le università, i seminari, le scuole, la divulgazione ad alto livello. In che modo l’Accademia riuscirà a creare un ponte fra tutti questi? 

Don Spataro: Credo che l’Accademia potrà adempiere questi compiti grazie ad alcune condizioni favorevoli: anzitutto, la sua azione è coordinata dal Pontificio Consiglio della Cultura, in secondo luogo gli accademici rappresenteranno un ventaglio molto ampio di istituzioni ecclesiali e laiche.

Come si inserisce lo studio del latino nel contesto della Nuova Evangelizzazione?

Don Spataro: In latino sono stati espresse tantissime manifestazioni della fede e tanti documenti che regolano il contenuto della fede. Le faccio un esempio: ho conosciuto sacerdoti che proponevano ai visitatori splendide catechesi commentando un’epigrafe scritta in latino.

Cè un nesso ancora più profondo: chi è educato allo studio del latino e, dunque, accede alla letteratura in lingua latina, assume una forma mentis che lo aiuta a cogliere l’armonia tra l’humanitas e il Vangelo. Un esempio: Terenzio con il suo homo sum et humani nihil a me alienum puto prepara la via alla fratellanza insegnata dal Discorso della montagna, oppure, per spostarci ai secoli dell’Umanesimo europeo, l’orazione di Pico della Mirandola sulla dignità dell’uomo, è un’esaltazione della nozione biblica di libero arbitrio.

Sempre il Papa ha rilevato che laddove si registra una certa superficialità nella conoscenza del latino, si riscontra un rinnovato interesse. Lei cosa ne pensa?

Don Spataro: Da poco ho letto un messaggio da un professore di Pechino che mi ha parlato con entusiasmo del numero sempre crescente di studenti cinesi che sono affascinati da questa lingua. C’è persino una vivacissima associazione Latinitas sinica che sta operando con successo. Ieri, un professore di Latino della Catholic University of America mi ha parlato di vari progetti educativi per rispondere al crescente interesse per il Latino.

In Belgio c’è una scuola dove alcune materie sono insegnate in Latino. In Germania sono oltre 800.000 gli studenti che scelgono il Latino. Perché tutto questo? Io credo che molti giovani, delusi dalle dottrine dei cattivi maestri, vogliono attingere direttamente, senza la mediazione delle traduzioni, alle sorgenti pure di un insegnamento autentico, quello della Latinitas classica, cristiana, umanistica, e riacquistare una sorta di innocenza spirituale.

La Pontificia Accademia di Latinità, secondo lo Statuto, dovrà curare pubblicazioni, incontri, sostenere corsi e iniziative formative; oltre a organizzare attività espositive come mostre e concorsi. Come si coniuga il latino al mondo dell’arte e della formazione?

Don Spataro: Il latino è una lingua formativa: possiede doti di chiarezza e sobrietà che aiutano ad esprimere il pensiero con lucidità e rigore logico. E poi l’arte! La lingua latina è artistica, è bella: come non essere ammirati dalla concinnitas ciceroniana e da quella, anche se più mobile, di Livio? Come non entusiasmarsi per il periodare di Seneca che ci invita a meditare con le sue frasi parattaticamente disposte, brevi ed incalzanti? Come non sentire il brivido della bellezza di fronte allo scavo psicologico di Agostino, espresso in quel suo stile inconfondibilmente classico e moderno, ove le figure retoriche danno un vigore originalissimo al pensiero? Come non paragonare ad un’architettura possente e prestigiosa lo stile di Leone Magno? E che cosa dire della poesia latina che narra i miti in cui i grandi significati dell’esistenza umana sono tutti racchiusi in versi metricamente sonori, un canto che culla i moti dell’anima, tutti i moti, tutti i sentimenti del cuore, gioie, dolori, speranze, sogni, malinconia, ebbrezze ed amore?

Un’ultima domanda: è veramente possibile imparare bene il latino?

Don Spataro: È soprattutto una questione di metodo. Da oltre quarantanni si sta diffondendo, con la triste eccezione dell’Italia, il cosiddetto metodo-natura. Dove viene applicato con serietà, i risultati parlano da soli: studenti che risultano vincitori nei certamina, giovani che leggono Tacito senza affannarsi sul vocabolario, umanisti che scrivono e parlano in latino. Vorrei ricordare a tal proposito due istituzioni che hanno adottato questa scelta: l’Academia Vivarium Novum, con sede a Roma, un’istituzione educativa che raduna studenti da tutto il mondo, e il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis, presso l’Università Pontificia Salesiana, menzionato negli Statuti della neonata Pontificia Academia come l’istituzione ecclesiale privilegiata per apprendere il latino.

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ZENIT Staff

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