Un universo, anzi un “multiverso”, determinato da “una pluralità di visioni, prospettive e strategie”, forse troppo complesso per la società, ma tanto affascinante per la Chiesa. Così il Papa descrive il mondo giovanile protagonista dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, di cui oggi ha ricevuto in Udienza i partecipanti.
Inaugurata ieri, l’Assemblea del Dicastero presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi si concluderà sabato 9 febbraio, dopo quattro giorni di incontri ed eventi che approfondiranno il tema delle “Culture giovanili emergenti”.
“Culture” al plurale, ha sottolineato il Papa, dal momento che la realtà giovanile non si può racchiudere “all’interno di un universo culturale omogeneo”, bensì “in un panorama culturale sempre più frammentato e in continua, velocissima evoluzione”.
Un’evoluzione accelerata ancor più dalla diffusione dei social media, ha osservato il Santo Padre, quali “nuovi strumenti di comunicazione che favoriscono e, talvolta, provocano essi stessi continui e rapidi cambiamenti di mentalità, di costume, di comportamento”.
E come in ogni movimento che se fatto con troppa velocità rischia di far perdere l’equilibrio, anche nel turbine delle culture giovanili si riscontra talvolta “un clima diffuso di instabilità”, che tocca non solo l’ambito culturale, politico ed economico, ma incide “soprattutto a livello psicologico e relazionale”.
Non sono poche, infatti, le problematiche che connotano la gioventù odierna. Su tutte Benedetto XVI ha evidenziato quella “incertezza” e “fragilità” che spesso spingono i giovani “alla marginalità, li rendono quasi invisibili e assenti nei processi storici e culturali delle società”, sfociando purtroppo in fenomeni di droga, devianza e violenza.
“La sfera affettiva ed emotiva – ha sottolineato il Pontefice – l’ambito dei sentimenti, come quello della corporeità, sono fortemente interessati da questo clima e dalla temperie culturale che ne consegue”. Tutto ciò si riversa poi in fenomeni “contraddittori”, come “la spettacolarizzazione della vita intima e personale e la chiusura individualistica e narcisistica sui propri bisogni ed interessi”. E coinvolge anche “la dimensione religiosa, l’esperienza di fede e l’appartenenza alla Chiesa”, troppo spesso vissute “in una prospettiva privatistica ed emotiva”.
Il mondo dei giovani, tuttavia, non è fatto solo di ombre, ha rincuorato il Santo Padre, ma è ricco anche di “fenomeni positivi”. Basti pensare agli “slanci generosi e coraggiosi di tanti volontari che dedicano ai fratelli più bisognosi le loro migliori energie”. O alle “esperienze di fede sincera e profonda di tanti ragazzi e ragazze che con gioia testimoniano la loro appartenenza alla Chiesa”.
Pertanto, ha affermato Benedetto XVI, “non ci si può accontentare di leggere i fenomeni culturali giovanili secondo paradigmi consolidati, divenuti ormai dei luoghi comuni, o di analizzarli con metodi non più utili, partendo da categorie culturali superate e non adeguate”.
In tal senso, il pensiero del Papa è andato ai giovani del “Terzo mondo”, i quali, “con le loro culture e i loro bisogni”, rappresentano “una sfida alla società del consumismo globalizzato, alla cultura dei privilegi consolidati, di cui beneficia una ristretta cerchia della popolazione del mondo occidentale”.
Così le culture giovanili possono definirsi “emergenti” secondo il Santo Padre: esse, cioè, “manifestano un bisogno profondo, una richiesta di aiuto o addirittura una ‘provocazione’, che non può essere ignorata o trascurata, sia dalla società civile sia dalla Comunità ecclesiale”.
Il rischio, infatti, riguarda l’umanità intera: “se i giovani – ha detto il Papa – non sperassero e non progredissero più, se non inserissero nelle dinamiche storiche la loro energia, la loro vitalità, la loro capacità di anticipare il futuro, ci ritroveremmo un’umanità ripiegata su se stessa, priva di fiducia e di uno sguardo positivo verso il domani”.
Per questo Benedetto XVI ha terminato il suo discorso con parole di incoraggiamento, quasi una dichiarazione d’amore alle nuove generazioni da parte di una Chiesa che necessita di loro per ridare slancio alla missione affidatale da Cristo.
“Pur consapevoli delle tante situazioni problematiche, che toccano anche l’ambito della fede e dell’appartenenza alla Chiesa – ha concluso il Papa – vogliamo rinnovare la fiducia di tutta la Chiesa ai giovani, riaffermare che la Chiesa guarda alla loro condizione, alle loro culture, come ad un punto di riferimento essenziale ed ineludibile per la sua azione pastorale”.