Oggi, sabato 2 di febbraio, festa della Presentazione al Tempio di Gesù, la Chiesa celebra la Giornata della Vita Consacrata, istituita dal beato Giovanni Paolo II.
Per conoscere meglio l’attività del dicastero e parlare di alcuni temi di attualità, ZENIT ha intervistato il cardinale brasiliano João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
Tutto pronto per celebrare la Giornata di oggi con il Papa?
Cardinale Braz De Aviz: Siamo molto felici perché festeggeremo con il Santo Padre nella Giornata del 2 di febbraio. La Sua presenza ci riempe di gioia, i religiosi e i partecipanti saranno felici di ascoltare la parola del papa e condividere con il Pontefice la Santa Messa.
Cosa volete approfondire nella Giornata di questo anno?
Cardinale Braz De Aviz: Nella esperienza cristiana seguire Gesù è un cammino per tutti i battezzati, mentre la vita consacrata è una chiamata un po’ speciale, nel senso che non c’è un comandamento su questo. Ci sono delle persone che per seguire a Gesù lasciano tutti i beni e vivono in povertà. Altra dimensione è quella della verginità, non perché non si dia valore al matrimonio, ma perché qualcuno ha sentito che Dio è più grande del matrimonio. Ciò significa seguire Gesù, come Cristo ha seguito il Padre, e Maria che ha seguito Dio nella verginità.
E sull’obbedienza cosa può dirci?
Cardinale Braz De Aviz: Tutta la questione dell’obbedienza e del rispetto dell’autorità è una dimensione molto bella, perché uno sceglie di obbedire a Dio e lo fa accettando la mediazione dell’autorità umana ispirata dal Signore. Queste sono le forme proprie della vita consacrata. Penso che dove nascono comunità mature, nascono i consacrati, perché fin dall’inizio della Chiesa è stato così. L’unica cosa di cui si ha bisogno ora è un ritorno alla bellezza originale, cioè quella dei fondatori, caratterizzata dalla testimonianza profonda, che mostra come seguire Dio in modo completo.
Dopo cinquanta anni dalla pubblicazione del decreto emanato dal Concilio Vaticano II sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae Caritatis quali i frutti e quali le strade da percorrere?
Cardinale Braz De Aviz: Il Concilio Vaticano II è stato un momento decisivo per approfondire e sviluppare la vita consacrata. La Perfectae caritatis è stata un grande contributo in questo senso. Da lì c’è stata una chiamata della Chiesa a tutte la famiglie religiose in modo che potessero fare un aggiornamento dei propri statuti e delle proprie regole.
Ora a distanza di 50 anniè evidente che bisogna tornare all’autenticità della testimonianza. Penso anche alla necessità di camminare insieme, aiutandosi reciprocamente per vivere più intensamente la propria consacrazione.
Inoltrevedo ancora un’altra cosa, che abbiamo sentito dei nostri pastori, sopratutto dagli ultimi Pontefici, e cioè dobbiamo riscoprire le due dimensione essenziale della Chiesa: la dimensione gerarchica e la dimensione profetica e carismatica.
I carismi, e la profezia, non sono piccole cose, ma qualcosa che viene insieme al ministero. Il ministero continuerà a discernere il carisma, ma deve farlo dopo che conosce e ama il carisma.
Nel mondo moderno dove è forte la secolarizzazione qual è la voce profetica dei consacrati?
Cardinale Braz De Aviz: Il compito del carisma è quello di ‘trasmettere l’esperienza di Dio’. Mi devo chiedere: Dio veramente mi fa felice? O io ho altre fonti di felicità? Trovo la felicità in altre persone o in altri modi?
Questa è una grande sfida perché non basta solo parlare, bisogna che l’altro veda in noi che é proprio così. E noi non siamo fatti solo per aiutare chi ha problemi di salute, di educazione o di povertà. Nell’azione verso l’uomo e la donna, i consacrati portano una identitá ed un esempio che è quello di seguire al Signore. E se questa identità non viene percepita, non riusciremo ad andare avanti e non riusciremo a trasmetterla agli altri.
Che spazio hanno e come procedono le nuove esperienze di vita consacrata, molte delle quale formate da laici?
Cardinale Braz De Aviz: E’ molto originale queste tipo di vocazione. Si tratta di una realtà moderna riconosciuta da Pio XII. É una forma bellissima di consacrazione perché si tratta di persone totalmente laiche. Le persone sono coscienti di non essere frati o suore, ma sono profondante religiosi perché sono consacrati con i voti. Alle volte non hanno una vita intensamente comunitaria come il loro carisma indica, ma vivono inseriti nelle comunità locali. Testimoniano e vivono come cristiani e cristiane nel proprio ambiente, non tutti sannoi sanno che sono consacrati.
Si tratta di una vocazione un po’ speciale e molto bella. Il numero cresce sia per gli istituti secolari come anche per l’Ordine delle vergini, che è qualcosa che era presente già nelle prime comunità della Chiesa.
Come valuta questa esperienza dell’Ordo Virginum e la sua realizzazione?
Cardinale Braz De Aviz: La valuto molto positivamente. In Congregazione abbiamo una persona che cura direttamente questo aspetto e segue questa realtà. E’ una cosa che si sta diffondendo; molti vescovi hanno visto nascere le vocazioni e le hanno sostenute. Noi gli siamo vicini e vogliamo che si sviluppino.
Perché è solo per le donne? Non possono consacrarsi pure così gli uomini?
Cardinale Braz De Aviz: L’Ordo Virginum è più per le donne, ma che ci siano uomini consacrati…, in questo senso non vedo perché no.
Quali sono i temi che lei considera rilevanti per il prossimo futuro?
Cardinale Braz De Aviz: I temi sono diversi. Personalmente vedo una certa attenzione verso la vita contemplativa. La Chiesa è molto interessata a conservarla e promuoverla. Bisognerebbe aiutare i monasteri, soprattutto quelli che si stanno svuotando, le piccole realtà e quelli che hanno problemi interni.
C’é da risolvere il problema dei fratelli religiosi che non sono presbiteri. Anche qui si tratta di una vocazione speciale perché sono quelli in cui sembra più forte il carisma.
Quale messaggio invierebbe ai lettori di Zenit che sono consacrati?
Cardinale Braz De Aviz: Vorrei sottolineare l’appello del Santo Padre per l’anno della Fede e riprendere gli insegnamenti del Concilio Vaticano II come vita vera. Per noi consacrati, la cosa più importante adesso, è credere in queste dono che Dio ci ha dato come un dono di amore. Non è che noi siamo persone che lasciano tutto e che non hanno niente. Al contrario, siamo persone che abbiamo lasciato tutto per avere molto di più! Dio é la ragione della nostra gioia e della nostra felicità.