Riportiamo di seguito il messaggio diffuso alla propria diocesi da monsignor Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, in occasione della rinuncia di papa Benedetto XVI.
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Carissimi,
l’annuncio con cui il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto comunicare la sua sofferta decisione di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, successore dell’apostolo Pietro, ci ha sorpresi e profondamente colpiti.
Stiamo vivendo un momento epocale e delicato nella vita della Chiesa. Mai, infatti, nell’epoca moderna e contemporanea si era assistito ad un gesto simile.
Il Santo Padre ha spiegato come, dopo aver ripetutamente esaminato la sua coscienza di fronte a Dio, sia giunto alla certezza che in Lui, per l’età avanzata, non vi erano più le forze sufficienti per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.
Sono parole semplici e chiare quelle di Benedetto XVI, come semplice e chiaro è l’uomo che le ha pronunciate.
Il giorno della sua elezione a Sommo Pontefice – il 19 aprile 2005 – si era presentato al mondo sulla loggia esterna di San Pietro dicendo che i Cardinali avevano voluto chiamare, quale successore dell’Apostolo Pietro, un “semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”.
Questa consapevolezza non l’ha mai abbandonato ed è stata la nota distintiva che l’ha costantemente accompagnato in questi otto anni di pontificato. A partire da tale coscienza ha cercato di guidare al meglio la nave della Chiesa in anni difficilissimi nei quali cambiamenti repentini e questioni gravi e delicate ne hanno segnato la vita.
Le parole di Benedetto XVI – soppesate e pronunciate con grande senso di responsabilità e amore – ci dicono la libertà di un uomo che, oggi, non teme di farsi da parte ritenendo che altri possano avere le energie che Lui sente di non avere più.
La libertà di una persona si misura non tanto nell’affermazione di sé nei confronti degli altri ma quando è chiamata ad obbedire al dovere che nasce dalla consapevolezza della propria missione.
Benedetto XVI è giunto alla certezza che la fedeltà alla sua missione ecclesiale volesse dire, per Lui, passare la mano e non ha dubitato allora di rinunciare al sommo pontificato.
Il dispiacere per tale decisione è grande, anzi grandissimo, ma ci sentiamo edificati e profondamente ammirati dal gesto di un uomo che mai ha ritenuto l’esercizio del sommo potere nella Chiesa come dominio personale ma sempre come reale servizio che domanda, innanzitutto, di espropriarsi del proprio io.
Talvolta si ascoltano persone che parlano molto del servizio: il Papa ci ha ricordato – con un gesto semplice ed inequivocabile – che cos’è il servizio nella Chiesa e come essere a servizio del Signore voglia dire partecipare ad una libertà più grande.
Chiedo alla Diocesi di accompagnare in questi giorni il caro e amato Santo Padre Benedetto XVI con una preghiera incessante (cfr. Atti 12,5) e con l’affetto che si deve ad un Padre buono e fedele che ci ha profondamente amati.
La Vergine Santissima, Madre della Chiesa, con la sua mano materna sostenga ed illumini i Cardinali affinché possano essere docili all’azione dello Spirito Santo e prepari Colui che Dio ha scelto per raccogliere la gravosa eredità di Papa Benedetto XVI.
Oggi tutti – pastori e fedeli – siamo chiamati a vivere più intensamente il mistero della Chiesa, nella consapevolezza che è opera di Dio e per questo è sempre al di là e oltre gli uomini che le danno visibilità nei differenti momenti della storia.
13 febbraio 2013, Mercoledì delle Ceneri