Si fa sempre un gran parlare di scienza, disgiunta dalla fede, come se quest’ultima trattasse solo di follie visionarie o cose non tangibili. Quando invece proprio la fede, sul piano materiale, permette cose che, con le sole forze umane, sarebbero irraggiungibili. Questo vale in particolar modo quando si parla della malattia di un bambino e di come i genitori attingono forza dalla fede, collaborando al contempo col personale medico che cura il proprio piccolo, e non di rado sono proprio i medici a ricevere grande testimonianza di questi genitori, al punto da vivere poi delle vere e proprie conversioni.
In un “campo minato” come quello in cui si trova a lavorare ogni giorno un’associazione come La Quercia Millenaria, la scienza deve essere il puntello sul quale si basa ogni atto di diagnosi, ogni consulenza, ogni decisione presa per il bene della mamma e del bambino, vale a dire terapie, modalità del parto e cure post partum. Ma è pur vero che La Quercia tratta gravidanze talmente ad alto rischio e spesso con situazioni malformative così gravi, che se non ci fosse la fede – quella dei genitori e quella degli operatori – sarebbe veramente un dramma.
Allora la meraviglia è proprio questa: esercitare questo particolare dono di coniugare fede e scienza. È mai possibile? – si chiedono molti. Sicuramente è possibile coniugarle, perché abbiamo gli elementi di conoscenza che si fondano sul fatto di utilizzare “le ragioni della ragione”. Questi sono gli elementi che uniscono la scienza e la fede. Qualcuno potrà dire: “ma la ragione, cosa c’entra con la fede?”. Sicuramente c’è un livello in cui la razionalità dà significato a tutti quei processi su cui poi interviene la fede, ma una base razionale che accomuna la scienza alla fede c’è, soprattutto con un obiettivo unico, che è il servizio alla persona umana. E poi c’è il prezioso apporto della testimonianza, perché una scienza che si auto-contempla, che parla anche di cose belle, eticamente giuste, e non si esprime poi nel fare, è come se fosse una fede senza le opere. Ecco perché è importante la testimonianza, affinché non ci sia una contemplazione narcisistica della scienza, ma il confronto con la testimonianza riporti al vero obiettivo della scienza, che è il servizio alla persona umana.
Oggi per un medico difensore della vita ci sono innumerevoli difficoltà che partono proprio dal contesto lavorativo in cui si esercita la propria professione, per via dell’irrisione e del pregiudizio culturale che una persona credente non possa fare una buona scienza. E allora l’impegno diviene doppio, perché, oltre a questo, c’è un mondo fuori dal proprio studio medico, che non crede più nella vita. Tutto diventa battaglia. Per un medico che ha fede, sicuramente la testimonianza di San Giuseppe Moscati, grande medico del passato può essere di esempio. San Giuseppe Moscati è l’emblema di come fede e scienza possano coesistere e come la verità della scienza si coniuga con la verità della persona umana. Moscati difatti diceva: “Ama la verità; e se questa verità ti costasse, tu sii pronto a pagare questo sacrificio. E se anche ti costasse la vita, tu sii pronto all’estremo sacrificio”.
Sabrina Pietrangeli è fondatore e presidente de La Quercia Millenaria Onlus
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