Non era ancora Pontefice quando nella meditazione della nona stazione della Via Crucis del 2005 disse: “Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio”.
Non era una riflessone fuori del tempo, infatti sottolineò: “ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa?”.
“A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata!”.
“Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute!”.
“Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci (cfr. Mt 8,25)”.
Il coraggio e la forza di queste parole convinsero i cardinali e lo Spirito Santo al punto tale che il cardinale Joseph Ratzinger venne eletto Papa con il nome di Benedetto XVI.
Rigettò subito le tentazioni di gestire un pontificato di transizione, in un periodo in cui avrebbe dovuto solo fare in modo che la Barca di Pietro non affondasse di fronte alle difficoltà estere e interne che stavano crescendo.
Nonostante la fragilità della sua salute e il peso degli anni, accettò con gioia e fede il compito di rinnovare la Chiesa, spingendola verso la nuova evangelizzazione.
Sapeva delle difficoltà che avrebbe incontrato. Quando si presentò per la prima volta sul balcone della basilica di San Pietro disse di essere “un umile lavoratore della vigna del Signore”.
Pochi capirono. Il primo lavoro che il lavoratore della vigna svolge è quello della potatura. Come ha raccontato il nunzio in Kyrgisistan e Tajikistan, mons, Miguel Maury Buendia in un’intervista a EWTN News riportata anche da Marco Tosatti, Benedetto XVI “ha compiuto una pulizia dell’episcopato. Ha rimosso due o tre vescovi al mese in tutto il mondo perché la loro diocesi era un pasticcio, o la loro disciplina un disastro”.
“I nunzi del posto andavano dal vescovo e gli dicevano: ‘Il Santo Padre le chiede per il bene della Chiesa di dare le dimissioni. Quasi tutti i vescovi, quando il nunzio arrivava, riconoscevano il disastro e accettavano di rinunciare. Ci sono stati due o tre casi in cui hanno detto no, e così il Papa semplicemente li ha rimossi. E questo è un messaggio anche ai vescovi: fate lo stesso nella vostra diocesi”.
Un compito arduo quello della pulizia. Nell’omelia della sua prima messa da pontefice Benedetto XVI ha chiesto ai fedeli: “non lasciatemi solo, pregate per me, perché io non fugga per paura dinanzi ai lupi”.
Queste parole che sembravano forti, ci sono ritornate alla mente quando è stato scoperto che il maggiordomo del Papa fotocopiava e passava la corrispondenza privata del santo pontefice a persone che poi utilizzavano quelle informazioni per creare scandalo, divisioni, paure.
Sarebbe però fuorviante pensare al Pontificato di Benedetto XVI come una mera seppur eroica opera di pulizia della Chiesa.
Insieme alla potatura dell’albero millenario della Chiesa, Benedetto XVI ha curato e fatto crescere sia le radici che i rami e le giovani gemme. Ci ha deliziato con le sue catechesi settimanali e con i suoi libri e interventi, ha parlato con coraggio e saggezza ai governi del mondo, ha cercato di ricucire gli scismi con le varie denominazioni cristiane, proponendo soluzioni illuminanti, ha sostenuto i laici ed i movimenti ecclesiali, ha incoraggiato il clero ed i religiosi, ha suscitato vocazioni, è stato instancabile nel consigliare la pratica della confessione e dell’Eucaristia, ha spinto la Chiesa tutta ad approfondire l’anno della fede al fine di trovare l’entusiasmo per la nuova evangelizzazione.
Cosciente della gravità del momento storico e dell’importanza della Chiesa cattolica per il mondo, Benedetto XVI si è affidato alla Divina Misericordia, assumendo il ruolo di Pontefice emerito e invocando un conclave per l’elezione di un nuovo Papa.
Ringraziamo il Signore per quanto l’amato Benedetto XVI ha fatto per la Chiesa e per l’umanità, e aspettiamo fiduciosi l’arrivo del nuovo Papa.