Asia Bibi, la fede come sostegno

Il marito della donna condannata a morte per blasfemia parla della sofferenza e della fede in Dio di sua moglie

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“Tutti noi speravamo nell’assoluzione in appello, ma così non è stato”. Parola di Ashiq Masih, marito di Asia Bibi, la donna cristiana che è stata condannata a morte per blasfemia in Pakistan. Nonostante l’amarezza dovuta all’ultima sentenza, il marito non vuole però abbandonare la speranza. In un’intervista ad Avvenire afferma: “Ora confidiamo che la Corte suprema faccia giustizia e liberi Asia dalla catene in cui l’ha ridotta la legge di blasfemia”. E aggiunge: “Nonostante tutto, abbiamo ancora fiducia nella giustizia”.

L’uomo non nasconde che l’assenza di sua moglie genera tristezza ed apprensione in famiglia, ma aggiunge: “Ogni giorno preghiamo per Asia, perché Dio la liberi presto, secondo la sua volontà. Restiamo uniti, lei è presente nei nostri cuori”. La preghiera è dunque un sollievo da questa sofferenza. “Crediamo possa aprire tutte le porte”, sospira Ashiq. 

A proposito di come sua moglie sta vivendo questo momento, l’uomo spiega: “La fede la sorregge, è la sua roccia. La Bibbia è la sua compagna quotidiana. Confida in Dio e nel suo amore. Per questo è viva”. La sua ultima visita in carcere risale a pochi giorni fa.“Ha il cuore spezzato – dice -. Fra le lacrime chiedeva a Dio di avere misericordia di lei e di farla uscire dal carcere. Farei qualunque cosa per aiutarla”.

Il marito ha dunque cercato di confortarla “dicendole che le comunità cristiane in tutto il mondo sono al suo fianco e pregano per lei, mentre tante persone si stanno prodigando per restituirle la libertà”. Ashiq è sicuro: “Se Asia uscirà viva da quel carcere, se riavrà una vita di libertà e di amore, sarà per opera di Dio. Gli chiediamo ogni giorno di ‘completare l’opera sua’, come dice il salmo”.

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ZENIT Staff

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